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PER DIGERIRE
VINCERE
Sospira. Obbligato a ripensare al modo
in cui s'è conclusa la sua gara sull'a-
sfalto parmense, Roberto Cresci sospi-
ra. Poi ricorda che, a frittata fatta, è
sempre troppo facile dire che è tutta
colpa dell'auto. Ma aggiunge che al
Taro è stato davvero un problema tecni-
co a tradirlo. Spiega: “Era fin dall'inizio
che, al via di ogni speciale, il motore
entrava in protezione e cominciava a
erogare tutta la sua potenza solo quan-
do ingranavo la terza. Le cause poteva-
no essere diverse e per evitare di peg-
giorare la situazione s'era deciso di non
intervenire: del resto, l'inconveniente
non mi aveva impedito di iniziare il
terzo giro di prove da leader, sia pure
con appena due decimi su Corrado
Fontana. Mi aspettavo che il guaio si
ripetesse al via della Montevacà, terzul-
timo tratto in programma, e la cosa non
mi aveva sorpreso. Quello che invece
non mi aspettavo è che continuasse più
a lungo del solito e, soprattutto, che i
cavalli, ancora latitanti nella prima 'de-
stra tre' iniziassero a galoppare mentre
inserivo l'auto nella successiva sinistra,
come se la farfalla fosse rimasta com-
pletamente aperta...”.
Assolto dai tecnici della d-max racing, il
gentleman driver non ne fa un dramma.
La C4 vuerrecì resta in cima al suo indi-
ce di gradimento: “Sarò sempre affetti-
vamente legato alla Mitsubishi Lancer
Evo III Gruppo N con la quale debuttai al
Casentino nel 1997 e alla Peugeot 206
con la quale mi imposi nel 2007, ma
considero questa Citroen la miglior auto
da corsa che ho usato in diciotto stagio-
ni di gare: ha una potenza incredibile e
me la sento cucita addosso, pur se molti
mi dicevano che avrei faticato un po' a
capirla. Francamente, avevo avuto più
difficoltà ad abituarmi alla Focus”. E non
ci sta a parlare di vittoria gettata via:
A cura di
Guido Rancati
ROBERTO CRESCI