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SI AVVERA
UN SOGNO CHE
MARCO STRATA
In quattordici stagioni di corse, di soddi-
sfazioni se n'era già prese parecchie. Ma
sempre a piccole dosi, come capita a
tutti quelli che hanno l'imperativo di far
quadrare i conti. E senza mai riuscire a
impegnarsi in una serie. “Disputare un
campionato era un sogno che mi porta-
vo dietro da tempo”, chiarisce Marco
Strada. Che aggiunge: “Farlo è bellissi-
mo, ancor più bello di quanto mi imma-
ginavo”.
- Dopo un 2014 non proprio esaltante,
hai iniziato il 2015 alla grandissima...
“E' così, sia all'Elba, sia al Taro, ho fatto
il pieno di punti nel raggruppamento
incassando anche quelli delle Power
Stage. E' proprio quello che ci voleva,
dopo le delusioni dell'anno passato e
gran parte del merito va alla Mft, la
struttura bergamasca che da qualche
mese cura la nostra Mitsu: non solo
sono bravissimi, ma sono forse i primi
che, da quando corro, spendono per
metterci nelle condizioni migliori”.
- Dopo il debutto con una Clio e qualche
annata spesa a correre con auto diver-
se, da metà del 2008 gareggi con le
Lancer. Perché?
“Mio padre Marcello correva con le
grosse berline a trazione integrale e la
cosa mi ha condizionato, nel senso che
per me una vettura da rally deve avere
quattro ruote motrici e il turbo. E fra
quelle con queste caratteristiche, riten-
go che la quattro porte giapponese sia
la migliore. Almeno per chi, come me,
non può permettersi una 'top car' da
assoluto”.
- Sei fra i non tantissimi a continuare ad
usare auto di tua proprietà: è un van-
taggio?
“Sul piano economico direi di no, ma
farlo è un piacere. Non sono un fenome-
no, però sapere di ritrovarla ogni volta
regolata come piace amemi dà un certo
vantaggio. E l'idea che, se anche doves-
se andare male, non dovrò sborsare i
soldi della franchigiami permette di par-
tire con quella tranquillità che non avrei
se usassi auto prese a nolo. Devo
comunque aggiungere che sarei ben
contento di fare un'eccezione, se mi
capitasse l'occasione di disputare una
gara con una vuerrecì due litri!”.