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Per andare e venire da casa, deve percor-
rere un tratto della Val Carvagna che è
una delle prove-monumento del Trofeo
Aci Como. E allora non può sorprendere
che Kevin Gilardoni abbia deciso di sce-
gliere le corse su strada per dare sfogo
alla propria, enorme, passione per la
competizione. A stupire, caso mai, è che
abbia iniziato a farlo con una certa conti-
nuità solo la scorsa stagione, quando già
s'era fatto un buon nome da pistaiolo.
“Si vede che doveva andare così...”,
commenta il ventitreenne con un corpo-
so curriculum di successi rastrellati
prima con i kart, poi in Formula Azzurra,
quindi in Formula Bmw Europe, in
Formula Renault e nell'EurocupMégane.
Dopo essere stato il secondo italiano in
assoluto a ottenere la licenza per corre-
re nella sfavillante Nascar. E' una storia
non finita, quella fra lui e i circuiti da
questa e dall'altra parte dell'oceano. Ma
a chi gli chiede quale specialità, se
dipendesse solo da lui, sceglierebbe per
raggiungere l'obiettivo di diventare pilo-
ta professionista, risponde deciso che
oggi come oggi la sua preferenza
andrebbe ai rally. Con la stessa determi-
nazione, spiega perché: “Nei rally c'è più
professionalità di quanta non ce ne sia
in pista e, soprattutto, c'è molto più
posto per i rapporti umani. E pure la visi-
bilità è superiore”. Non dice tanto per
dire: “Mi gestisco da solo, con la società
che ho creato curo l'immagine degli
sponsor che mi appoggiano e questo mi
permette di affermare che il ritorno che
offrono i rally è superiore”.
Chi va forte, va forte ovunque e non ci
piove. Ma la storia è lì a ricordare che la
cosa più difficile per chi arriva dai circui-
ti è “sentire” le note. Il comasco confer-
ma, con un distinguo: “Il difficile è trova-
re la persona adatta con la quale lavora-
re per arrivare a creare un rapporto di
assoluta fiducia e ritengo che, anche
sotto questo aspetto, Corrado (Bonato
ndr) sia la persona giusta. Senza conta-
re che a lui va riconosciuto il merito di
aver accettato di fare coppia con uno
come me, un ragazzino alle prime armi”.
Pensa in fretta, quando ha e quando non
ha il casco in testa. Non ci ha messo
niente a capire che per crescere non
poteva continuare a disputare solo delle
ronde ed è approdato nell'International
Rally Cup: “Quella gestita da Loriano
Norcini e Michele Tedaldi è una serie che
offre gare di qualità, con un buon chilo-
metraggio di prove speciali e una coper-
tura mediatica molto interessante.
Penso che un rally in più non ci starebbe
male, ma può andare bene anche così e
che poi, nello stesso ambito, ci sia pure
un trofeo Renault è un ulteriore punto a
favore, non solo perché so come vengo-
no gestiti i monomarca della Casa fran-
cese ma anche perché la cosa mi ha per-
messo di dare un seguito al mio rappor-
to con la Gima”.
Cresciuto a pane e corse, Kevin non ha
un idolo vero e proprio: “Fra i pistaioli, il
mio è un 'eroe' virtuale, con la freddezza
di Kimi Raikkonen, la preparazione di
Fernando Alonso e la velocità di Lewis
Hamilton. Fra i rallisti, poi, la mia stima
incondizionata va a tutti quelli che rie-
scono a distinguersi nel mondiale grazie
alla loro bravura e non ai mezzi econo-
mici di cui dispongono”.
Già, il mondiale. Alla serie iridata ovvia-
mente ci pensa parecchio e ha già pro-
grammato dove e quando immergercisi
per la prima volta: lo farà sulle strade del
Tour de Corse, a inizio ottobre. Con una
Clio R3T della Gima: “So che non sarà
facile, ma spero di non deludere chi s'è
impegnato e continua a impegnarsi per
permettermi di concretizzare quello che
era un sogno: dai responsabili della
Renault Italia a quelli della struttura pie-
montese. E naturalmente i miei sponsor
e la mia famiglia”.