Dallara Magazine - page 16

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Renault 3.5
Concluso il secondo anno della Dallara T12,
che ha cambiato la fisionomia tecnica e
sportiva della World Series Renault, quali
accorgimenti, miglioramenti, sono
programmati per le prossime due stagioni?
«La vettura che ha iniziato il suo ciclo di vita
nel 2012 ha fatto ormai parecchia strada:
con due stagioni alle spalle si può parlare di
macchina "matura". Sono parecchie di più le
primavere che tanti componenti della vettura
hanno messo in archivio, se si pensa che
molti dei pezzi presenti in macchina sono
carry-over, cioé riutilizzati dalla monoposto
nata nell'ormai lontano 2002, quando Jaime
Alguersuari bussò alle porte della Dallara per
far nascere quella che si sarebbe chiamata
Super Nissan. Cosa cambiare? Ben poco: il
lavoro si concentrerà su quelle aree che
hanno mostrato più problemi di affidabilità,
per ridurre l' incidenza che questi hanno sui
costi di gestione».
Con la T12 le World Series by Renault hanno
compiuto un notevole salto di qualità. Piloti
come Magnussen e Da Costa, che hanno
guidato McLaren e Red Bull nei test rookie
F.1 di Silverstone, ritengono che la T12 sia la
vettura che più si avvicina alla tipologia di
guida richiesta nella massima serie. Come
siete arrivati a questo punto?
«Il motorsport è una metafora della vita: uno
degli aspetti più importanti è l'equilibrio.
Come non si va da nessuna parte se la
vettura non è bilanciata, così anche
nell'organizzazione e nella gestione di una
serie si ha vita breve se non si cerca il giusto
equilibrio fra costi ed offerta. Mettiamoci nei
panni di un giovane pilota che ha un milione
di euro (virtuale) da spendere, per la sua
carriera: cosa cerca? Penso che cerchi una
categoria formativa che dia la possibilità di
fare strada, perché è solo mettendo chilometri
alle spalle che si riesce ad imparare; penso
che cerchi una serie dove gli organizzatori si
adoperino per dare uniformità di trattamento
e di giudizio; cercherà inoltre di correre con
una vettura sulla quale l'aspetto sicurezza sia
di primaria importanza e pr la quale il
costruttore rappresenti una garanzia in
termini di affidabilità e di prestazioni. Come
ci si è arrivati? E' un fatto di scelte: tanti
piccoli passi, uno dopo l' altro. E' la filosofia
di Renault che ha portato a questo risultato:
Dallara è uno dei partner che il costruttore
francese ha scelto per questa avventura, ma
non dimentichiamo che la testa della serie è
a Les Ulis, presso la sede di Renault Sport
Technologies. Ad esempio sono stati loro a
volere fortissimamente un DRS per la vettura
T12. Renault aveva capito con largo anticipo
che erano maturi i tempi per una tecnologia
del genere. Ma serviva qualcosa di semplice,
di efficace, di accessibile in termini di costo: l'
idea del piccolo “gurney” mobile è nata in
Dallara, in una riunione con quattro persone,
in cui in mezz' ora si è deciso cosa provare a
sviluppare, quale obiettivo darsi ed in che
tempi: di lì a 3 giorni avevamo già in mano i
risultati di più casi CFD che mostravano il
potenziale di questa soluzione. Nel giro di un
mese il tutto era già stato ingegnerizzato e
prodotto».
Quali sono gli ulteriori passi in avanti a cui
state pensando in questo senso?
«E' difficile prevedere il futuro... è più facile
costruirlo! La mission di Renault è "Drive the
change": l'aspetto dell'innovazione è sempre
Sergej Sirotkin
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