Dallara Magazine - page 24

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Andretti con i piloti Marco Andretti, Ryan
Hunter Reay e James Hinchcliffe - e non è
raro assistere a battaglie entusiasmanti e
serrate tra piloti di squadre che
appartengono ad uno stesso proprietario
perché ogni pilota e tutto il team
rispondono delle prestazioni in ultima
analisi al proprio sponsor. Questo aspetto
è difficilmente comprensibile e
condivisibile per la mentalità europea più
maliziosa e calcolatrice».
Una differenza importante,
indubbiamente, e avremo modo di
riparlarne nelle prossime puntate.
Focalizziamoci ora sul pilota. Quali
sono le scuole, teoriche e pratiche, che
si offrono a chi voglia diventare pilota
di alto livello?
«Sul piano pratico, penso che le categorie
più formative siano il go-kart e la
Formula 3: dalla Formula 3 alla Formula
1 il passo è possibile, se pensiamo ad
Hakkinen e Hamilton. Sul piano teorico
penso che i simulatori di guida
professionali possano essere un buon
filtro, obiettivo e spesso impietoso, per
scoraggiare o sostenere le aspettative di
carriera di piloti e per far risparmiare ai
loro genitori molti soldi accumulati in
una vita di sacrifici».
Vogliamo divertirci a creare il pilota
ideale scegliendo una ad una le
qualità migliori dei grandi piloti della
storia, soprattutto di quelli che hai
avuto modo di conoscere di persona?
«Schumacher è stato unico per la visione
della gara durante la gara: sapeva dove
erano gli altri concorrenti e in quale
strategia. Senna per la correttezza verso
di sè e verso gli altri, compresi piloti,
meccanici tifosi e sponsor.
Gil de Ferran e Dario Franchitti perché
hanno una guida mentalmente e
fisicamente efficiente in quanto
esprimono il massimo della loro
prestazione solo quando è necessario, in
qualifica o nei periodi finali delle gare.
Hornish per l’aggressività combinata al
rispetto dei propri limiti sui circuiti ovali
ad altissima velocità. Emanuele Pirro per
la preparazione tecnica e l’onestà. Michele
Alboreto per la semplicità d'animo e la
conseguente semplicità della vita, Lauda e
Zanardi per la determinazione a tornare a
vincere dopo aver superato incidenti
inimmaginabili».
Mettiti ora nei panni di un team
principal: come si sceglie il pilota
giusto per il proprio team? L'intuito
ha ancora importanza o conta soltanto
la valigia?
«I piloti con la valigia innescano un
circolo vizioso che porta a risultati
inferiori, a sponsor più insoddisfatti e
irrequieti, ad aspettative inferiori, quindi
a piloti più scadenti e infine a risultati
ancora inferiori. Scegliere un pilota
sbagliato è come cercare di ottenere
risultati con persone incapaci dal
carattere problematico: se davvero siamo
convinti che le persone siano
fondamentali, la scelta sbagliata del
pilota è il peggior errore di un “team
principal” perché i danni che può arrecare
ai rapporti interni tra i componenti del
team e ai rapporti esterni con gli sponsor
e con le squadre concorrenti possono
portare in breve termine alla chiusura del
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