Dallara Magazine - page 22

Andrea, questa volta parliamo di
uomini. Dal punto di vista dei ruoli, lo
sport dei motori è forse il più
complesso di tutti. In campo, anzi in
pista, non ci sono solo i giocatori (cioè
i piloti) e allenatore (il team manager,
o team-principal), ma anche il
progettista, i meccanici, gli ingegneri
del muretto e quelli del banco prove,
gli esperti in strategie, gli
aerodinamici, i maghi dell'elettronica.
Vogliamo provare a fornire l'identikit
di una squadra-tipo di alto livello,
facendo anche po' di ordine nella
terminologia?
«
Lo sport dei motori (Motor sport) o
meglio, come abbiamo raccontato nelle
puntate precedenti, l'industria dei motori
(Motor racing) è una forma di
intrattenimento particolare perché
richiede componenti complessi
(automobili, motori, pneumatici ,
ammortizzatori, alettoni, sospensioni,
freni, frizione, serbatoio carburante
etc...), così complessi che determinano
il successo o il fallimento delle persone al
di là dei meriti dei singoli, compreso
il pilota. Questa considerazione è la più
frequente tra i non addetti ai lavori.
Tra i professionisti di questa “industria
dell’intrattenimento” è evidente però
che la scelta e l’uso adeguato di questi
"componenti", tra quelli accessibili sul
mercato in base al budget disponibile,
è responsabilità' ultima delle persone
stesse: sì in ultima analisi il risultato
è sempre una questione di uomini.
Ho visto tante organizzazioni/squadre
fallire con un organigramma perfetto, ho
visto tanti “team principal” determinare
l’insuccesso perché hanno disegnato un'
organigramma e soltanto dopo hanno
pensato alle persone. La gerarchia e la
priorità della "Pianificazione e Controllo"
uccidono la passione delle corse e spegne
il fuoco. Il team come una grande
azienda e come una famiglia, è un
organismo "naturale" che evolve nel
tempo e si assesta, un sistema in cui
ciascuno trova spazio e ruolo adeguati.
Più che partire dell’organigramma e
riempirlo meglio secondo me partire dalle
competenze di ciascuno e dall'obiettivo
(perché vogliamo fare qualcosa) e dallo
scopo (qual è l'obiettivo e come ci
arriviamo). Prendiamo ad esempio
l’organizzazione di un team Indycar,
categoria che conosco bene. La Indycar è
un tipo di competizione di livello
abbastanza alto e comunque ancora
comprensibile per i tifosi. Un team
Indycar ha le stesse dimensioni di un
team che gestisce un aereo militare: circa
25-30 persone. Una dimensione più
piccola è insufficiente per portare a
termine operazioni complesse, una
dimensione maggiore è inefficiente perché
l’esecuzione risulta rallentata. In una
squadra Indycar di medio livello troviamo
tipicamente: dieci meccanici (compresi
carrozzieri e cambisti), un direttore
tecnico, tre ingegneri (compreso
l’ingegnere di pista e l’analista dei dati),
due autisti , un team manager, cinque
persone in officina che curano la logistica
degli approvvigionamenti, gli acquisti, e
l’amministrazione, cinque addetti agli
sponsor (per cercarli e mantenerli), e due
responsabili per le relazioni con la
stampa. Un’attenzione particolare secondo
me meritano gli addetti alla logistica e
agli acquisti, ruoli chiave e spesso
sottovalutati: senza di loro
l’organizzazione proprio non funziona.
Aggiungo infine che le persone di un
team riflettono, in modo evidente allo
sguardo esperto, la cultura del capo e a
questa cultura si conformano più o meno
inconsciamente. Penske, Ganassi,
Andretti, Cheever, Herta, Foyt. Cultura
militare, cultura di sfruttare il limite del
regolamento, attenzione agli sponsor cioè
alle entrate, attenzione al marketing cioè
alle vendite, attenzione ai costi o infine
team familiare... ci sono molti stili, molti
di questi funzionano. Le organizzazioni
sono robuste e funzionano nel medio-
lungo termine quando sono messi alla
prova dalla carenza di risultati...»
.
Ecco allora che si pone una questione
strettamente connessa a ciò che dici:
la diatriba fra chi sostiene che il
motorsport sia uno sport individuale,
dove il protagonista è essenzialmente
il pilota, e chi invece lo considera uno
sport collettivo, dove i giochi di
squadra hanno diritto di cittadinanza.
Tu da che parte ti schieri?
«Non ho mai visto vincere un pilota che
non andasse d'accordo con il proprio
team, l'esempio di Valentino Rossi in
Ducati è fresco davanti ai nostri occhi.
Secondo me, come già abbiamo avuto
modi di riflettere nelle puntate scorse, il
pilota è solo l’elemento visibile di un
team. (vedi fotografia ). Il concetto di
Sport collettivo nel Motor racing non
implica necessariamente giochi di
squadra, a meno di considerare una
squadra formata da due o più piloti. Nel
mondo americano (Nascar o Indycar) ad
ogni squadra corrisponde un pilota con
sponsor dedicati e particolari; più
“squadre” possono appartenere ad uno
stesso proprietario - evidente è il caso di
Il cuore delle corse
UN TEAM È COME UNA FA
(DI PROFESSIONISTI)
Quarta puntata del nostro viaggio con l’Ingegner Andrea
Toso della Dallara nel mondo variegato del Motor Racing.
Insieme scopriamo quali sono i tanti ruoli di un team, le
professionalità che servono per fare parte delle corse e
come acquisirle, e gli errori che vanno evitati. Passione e
competenza vanno a braccetto, e anche chi vuole vivere in
pieno l’esperienza da spettatore deve essere pronto ad una
“full immersion”, evitando un approccio passivo
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Stefano Semeraro e Andrea Toso
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