Dallara Magazine - page 26

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Nella scorsa puntata abbiamo analizzato la
figura del team principal e spiegato quali sono
le competenze che deve possedere. Qual è
invece il percorso che consiglieresti a chi vuole
diventare un meccanico da GP2, da WSR o
addirittura da F.1?
«Il percorso che consiglio ad un bravo giovane
meccanico sui 18-20 anni è frequentare
innanzitutto una seria scuola professionale;
dopodiché svolgere una esperienza pratica in una
concessionaria e durante il weekend per passione
cominciare, anche senza pretesa di stipendio ma
solo con il contributo spese, a lavorare nelle
categorie minori quali il F3 o il Go-Kart: in queste
categorie un giovane meccanico impara a svolgere
compiti semplici entro tempi determinati e ad
ascoltare il pilota e l’ingegnere. Se il meccanico è
bravo ed è veramente appassionato - entrambi gli
aspetti sono essenziali! - sarà subito notato dalle
squadre di GP2 o di F1 perché il pilota o l’ingegnere
che proseguono verso categorie superiori
certamente si ricorderanno di lui».
Si può respirare l'emozione delle corse anche
senza essere piloti o meccanici. Dai commissari
di percorso ai direttori di gara, quali sono le
altre professionalità di questo mondo?
«Innanzitutto ricordiamo che per ogni professione è
necessaria una preparazione adeguata; nel Motor
Racing in particolare, la comunità “Motor Racing”
è così ristretta che i dilettanti sono velocemente
scoperti e allontanati perché si richiede un vero
spirito sportivo e una profonda onestà. Tra le
professionalità tecniche adatte al contesto Motor
Racing, oltre a piloti, ingegneri e meccanici, ci sono
società che progettano e costruiscono circuiti,
fornitori di materiale tecnico (caschi, tute, scarpe,
volanti, software di cronometraggio e di gestione
del cambio e della frizione ) fornitori di sensori,
pneumatici, ammortizzatori, freni, serbatoi,
radiatori. Ci sono anche ingegneri dei materiali per
forniture di acciai speciali e fibre di carbonio e
ingegneri delle telecomunicazioni… L’elenco
potrebbe continuare».
Un argomento molto delicato: I genitori
possono essere una risorsa o un ostacolo nella
carriera dei piloti. Quali sono le tue esperienze
sotto questo profilo?
«… Vedi alla voce procuratori. I genitori spingono i
figli aspiranti piloti a soddisfare i propri desideri
più di quelli dei figli e non è infrequente assistere
ad un rifiuto improvviso di proseguire la carriera
del padre o del nonno: pensiamo al recente
esempio del figlio di Damon e nipote di Graham
Hill. Tuttavia ho visto illuminanti esempi di segno
opposto, Graham Rahal ha corso nella Indycar per
molti anni in una squadra concorrente a quella del
padre Bobby; ho visto padre e figlio correre insieme
e uno contro l’altro, come Mario e Michael Andretti,
e in tempi più recenti Michael e Marco. Vorrei
ricordare le illuminanti parole di Gibran nel libro
“il Profeta” :«Voi siete gli archi da cui i vostri figli
come frecce viventi sono scoccati. L'Arciere vede il
bersaglio sulla traiettoria dell'infinito, ed Egli vi
tende con la Sua forza affinché le Sue frecce
possano andare veloci e lontane. Fate che il vostro
tendervi nella mano dell'Arciere sia per letizia;
poiché proprio come Egli ama la freccia che vola,
così Egli ama anche l'arco che è stabile».
Proviamo per un attimo a calarci anche nel
ruolo dello spettatore: che consigli daresti a chi
vuole aumentare la propria competenza e
imparare a valutare una gara, un pilota, la
prestazione di un team in maniera meno
ingenua, più attenta, meno da tifoso,
insomma, e più da addetto ai lavori? Ci sono
insomma dei trucchi che ci aiutano a decifrare
una gara anche osservandola fuori dai box e
dal cockpit?
«Lo spettatore generico e passivo è quello che alla
fine paga lo spettacolo e per questo ha il diritto di
comprenderlo. Non si merita di farsi affascinare
(per le immagini) e incantare (per le parole) da
commentatori occasionali che in diretta descrivono
situazioni che essi stessi non comprendono. Lo
spettatore appassionato e attivo va molto al di là e
respira l'odore delle corse, la benzina e il
pneumatico, il metallo caldo; lo spettatore
appassionato arriva a Indianapolis all’alba per
assorbire l'acre odore del nuovo giorno quando
piloti e meccanici si preparano alla battaglia di
fronte a 500.000 spettatori».
Per finire, una domanda un po' filosofica. In
pista e nella vita, secondo te, gli uomini si
comportano nella stessa maniera, o la pista è
una lente che ingrandisce i nostri pregi e i
nostri difetti?
«Le grandi persone viste troppo da vicino risultano
spesso deformate nelle loro passioni e nel loro
carattere; sì, il palcoscenico delle competizioni
rivela la verità che accompagna un uomo. Biante,
uno dei sette saggi dell’antichità diceva che “se
vuoi conoscere una persona mettila sul
palcoscenico”: nel linguaggio moderno diremmo
“dimmi come usi il potere, e ti dirò chi sei”».
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