Dallara Magazine - page 25

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team stesso. Dare importanza alla valigia
significa avere una visione “stagionale”
delle corse. Al di là della scelta del pilota,
il Team Principal ha anche la
responsabilità di scegliere e trattenere le
persone del team. In questo senso deve
evitare di innamorarsi dei propri sogni
impossibili e di illudere gli altri che sia
possibile raggiungere risultati
incompatibili con le risorse a disposizione.
Il Team Principal deve essere concreto e
scegliere persone semplici che badino
all'essenziale, che sopportino e superino il
conflitto autonomia/responsabilità e si
prendano carico delle proprie decisioni. Il
Team Principal deve semplificare,
dall'organizzazione, alla comunicazione,
alle scelte tecniche e deve evitare la finta
compiacenza di parole vuote e la
vigliaccheria delle mezze verità, deve
saper lodare in pubblico e criticare in
privato, deve riconoscere i meriti dei
collaboratori spesso superiori ai propri. Il
Team Principal non deve esagerare».
Quali sono invece i segreti per
azzeccare le scelte da direttore
sportivo?
«Il direttore sportivo esegue
essenzialmente gli ordini del “team
principal” ed è incaricato di conoscere e
applicare il regolamento sportivo. Spesso
purtroppo il direttore sportivo è un ex
pilota, un ex capo meccanico o una
persona part-time, cioè un dilettante per
questo ruolo. Le conseguenze sono errori,
costi e tempi inutili, multe e penalità,
danni economici con gli sponsor e danni
d’immagine e con i giornalisti. Ingegneri
e meccanici in genere non si improvvisano
nel ruolo; ho visto spesso direttori sportivi
improvvisati, maleducati e incompetenti».
Agenti e procuratori sono sempre
esistiti, ma negli ultimi decenni
hanno acquisito un' importanza
sempre più grande: un male
inevitabile?
«I piloti raggiungono la notorietà ad
un’età molto tenera, quando il carattere
fragile richiede in linea di massima
ancora una guida saggia.
Tuttavia io penso che agenti e
procuratori siano un costo inutile per il
“sistema Motor racing": il procuratore fa
prima di tutto i propri interessi e non
sempre quelli del pilota. Il procuratore è
come un traliccio che sorregge un
giovane albero del parco e impedisce
all’albero di crescere sano e robusto dalle
proprie radici: il risultato è che quando
il traliccio manca (perché il procuratore
cambia albero) l'albero muore perché
non sa sostenersi. Ci sono troppi piloti
fragili che rimproverano il mondo perché
non riescono ad ottenere i risultati che
pretendono di meritare. Lasciamo allora
spazio e tempo a chi veramente sa
sostenersi da solo, sia nei contratti, sia
nelle discussioni tecniche con meccanici
e ingegneri sia negli eventi pubblici sia
nelle interviste ai giornalisti; lasciamo
che ciascuno dimostri chi è, che sia
accessibile al di fuori delle corse.
Ovviamente, quando la visiera è calata e
parte la gara, è opportuno lasciare il
pilota solo con se stesso e con i propri
sogni».
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