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26

Spazio

Rosetta

I

L

12

NOVEMBRE È AVVENUTO IL

TOUCH

-

DOWN

DELLA SONDA LANCIATA OLTRE

DIECI ANNI FA DALL

'A

GENZIA

S

PAZIALE

E

UROPEA ALLA CACCIA DELLA COMETA

“67P/C

HURYUMOV

–G

ERASIMENKO

”. A

NDREA

T

OSO

,

CHE HA GUIDATO IL TEAM DI TECNICI

E INGEGNERI DELLA

D

ALLARA CHE HA COLLABORATO ALL

'

IMPRESA

,

REALIZZANDO IL TRAPANO

ELETTRONICO INCARICATO DI PERFORARE LA SUPERFICIE DELL

'

OGGETTO CELESTE

,

CI RACCONTA

COME È NATA E COME SI È SVILUPPATA QUESTA STRAORDINARIA AVVENTURA

uno sprint fra le stelle

Andrea, stavolta ci occupiamo di cose

davvero fuori... dal mondo. Del resto

siamo entrambi abbastanza adulti,

diciamo così, per ricordarci di quando

negli anni '60 e '70 si parlava di “corsa

allo spazio”. Ci racconti cosa è la

missione Rosetta?

«Nell’immaginario collettivo le comete sono

oggetti celesti misteriosi, portatori di

sventura o fatti epocali, studiati dagli

astronomi fin dal tempo dei caldei; le

comete non sono pianeti ma riaffiorano

quasi dal nulla nella geografia del sistema

solare; una cometa e la sua coda di luce,

causata dai detriti che perde quando si

avvicina al sole riempie il cielo, poi ritorna

nelle oscurità profonde. Sì, le comete un po’

inquietano i nostri ritmi giornalieri. L’idea

alla base della missione è semplice e

intrigante perché nasce dalle necessità e

dell’intelligenza.“Less is more” è uno slogan

spesso usato in ambito sportivo ed è molto

adatto per descrivere questa avventura.

Negli anni 2000 il programma spaziale

americano era in auge con

gli Shuttle, la

stazione spaziale, le prospettive di arrivare

su Marte. Al contrario, l’Agenzia Spaziale

Europea (ESA) e le sue affiliate tra cui l’ ASI

(Agenzia Spaziale Italiana) era povera di

finanziamenti perché le varie nazioni erano

e sono spesso divise su tutto. ESA cercava

un’idea forte per giustificare un’impresa

nuova e mettere alla prova la cultura

scientifica europea. L’idea di fondo era: non

possiamo andare su Marte, non possiamo

sviluppare un sistema di satelliti

geostazionari…è possibile

andare su una cometa con poche

risorse economiche e grazie

all’ingegno die nostri bravi

scienziati? Da lì è partita la

scintilla. Il Politecnico di

Milano, ed in particolare il

Dipartimento di Ingegneria

Aerospaziale guidato dalla

professoressa Amalia Ercoli

Finzi, si è proposto come guida scientifica,

ha trovato prima l’appoggio dell’ASI, poi il

consenso dell’ESA. Una società del settore,

di nome Tecnospazio, ora ribattezzata

Galileo Selex, ha ricevuto l’incarico di

coordinare tempi, costi e specifiche

dell’intero progetto e trovare aziende

con esperienza nel settore

dei compositi e dei

materiali leggeri (trasportare anche solo un

grammo ad una distanza di 400 milioni di

chilometri costa se consideri che la luce ci

impiega oltre 20 minuti). Tecnospazio ha

cercato tra le aziende del Motorsport perché

questo settore è il più contiguo a quello

Spazio in quanto i materiali, i controlli

qualità, le lavorazioni sono

simili al più solo

semplificati. E così

insieme a tante altre aziende,

hanno trovato Dallara. Onestamente

non siamo stati la prima scelta: Ferrari

declinò la richiesta perché troppo

impegnata nel campionato Formula 1».

Bellissima e affascinante sfida,

soprattutto per chi ha avuto come

eroi d'infanzia da una parte Thor

Heyerdahl e dall'altra Neil Armstrong.

Che problemi progettuali pone una

avventura del genere?

«Ovviamente la sfida tecnica è stata

soprattutto mentale! Immagina di svolgere

un esperimento mentale, senza un

laboratorio che possa riprodurre tutte e

insieme le condizioni reali in cui l’oggetto

deve operare: vuoto quasi assoluto,

temperatura e pressione prossime

allo zero, irraggiamento