Dallara Magazine - page 14

14
La storia
Quanto è importante il legame tra l’Emilia
Romagna, i suoi cittadini, aziende ed
istituzioni, e questa trasversale arteria di
trasporto?
Vittorio Ferorelli
Il legame con la Via Emilia
è scritto nella pelle di questa regione. Non a
caso qualcuno ha detto che per un emiliano
è normale avere casa a Parma, lavorare a
Bologna e andare in discoteca a Rimini. Oggi
però questo legame è sempre più messo in
crisi dalla velocità dell’autostrada e delle
tangenziali, e dalla frammentazione: ogni
città, ogni paese cura (oppure non cura) il
suo pezzetto e quindi si rischia di non
vedere più la Via Emilia nella sua interezza.
Sarebbe il momento giusto per riaffermare
la sua identità di strada storica, una identità
senza dubbio più autentica di quella delle
mille “strade dei vini e dei sapori”, quasi
sempre posticce e calate dall’alto.
Valeria Cicala
Bisognerebbe avere una forte
preparazione nel campo dell’economia,
della politica, della antropologia culturale,
insomma bisognerebbe assomigliare un po’
al più grande cantore contemporaneo della
regione chiamata Emilia, Edmondo Berselli,
per rispondere a questa domanda. Mi limito
a qualche osservazione che nasce dalla mia
formazione culturale. Non ho dubbi sul
fatto che su questa strada, creata nel 187 a.
C. dal console Marco Emilio Lepido, da cui
prende il nome, si è sedimentata una
cultura, quella romana, che è stata capace
di amalgamare le precedenti esperienze di
questo pezzo d’Italia che la strada
attraversa e che da subito l’ha identificata.
Avete mai riflettuto sul fatto che questa è
l’unica regione chiamata come la via che
l’attraversa? Prima, certamente, esisteva
una pedemontana lungo la quale erano
maturate importanti esperienze: si pensi
alla civiltà etrusca, ai contributi dati dalle
popolazioni umbre, che scendevano da
quella cerniera appenninica che mette in
relazione il mondo tirrenico con quello
adriatico. E qui, ancora, erano arrivati i
Galli, l’altro, il diverso che all’inizio
spaventava, i quali in queste terre, prima
aggredite, si fermarono poi mischiandosi
con gli etruschi, con le popolazioni centro
italiche portate dalla colonizzazione
romana. Eh già perché su questa strada,
nata per difendere i suoi territori e i centri
urbani dagli attacchi delle popolazioni
celtiche, si insediano coloni, legati alla
respublica, alla fine della guerra annibalica.
Erano contadini oltre ad essere potenziali
soldati; loro coltivarono i campi, diedero
forma ad un paesaggio attraverso la
centuriazione. La ricchezza che la terra e i
commerci crearono favorirono anche la
crescita monumentale delle città. Su questa
strada ha viaggiato e viaggia la cultura della
regione, che la posizione geografica ha reso
cruciale e aperta ad assorbire esperienze e
fenomeni storici da ogni dove.
Gli americani hanno la Route 66 e su
questo “brand” hanno costruito un
Dal 187 avanti Cristo,
ecco la nostra route 66
Vittorio Ferorelli
, giornalista e scrittore, tra il 2011 e il 2012 ha percorso molte volte, per intero, il
tragitto Rimini-Piacenza con il fotografo Matteo Sauli: ne è nato il libro “Al bordo della strada.
Diario di viaggio sulla Statale 9 - Via Emilia” edito dalla Bononia University Press. Lavora all’Istituto
per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna dal 1997. E’ caporedattore della rivista trimestrale
“IBC. Informazioni, commenti, inchieste sui beni culturali”, e responsabile della sua versione web.
Valeria Cicala
, area informazione e comunicazione Istituto per i Beni Culturali della
Regione Emilia-Romagna, scrive di storia e divulgazione del patrimonio culturale.
1...,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13 15,16,17,18,19,20,21,22,23,24,...32
Powered by FlippingBook