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Giovanni Delfino ci racconta come è nato il rapporto di collaborazione
fra Autotecnica Motori, gli atenei di Parma e Modena e il Politecnico
di Milano. Da una richiesta di... aiuto in occasione della Formula Sae
si è sviluppato un circolo virtuoso coronato dall'assunzione degli
studenti più meritevoli. E grazie all'esperienza in azienda le nuove
leve possono toccare con mano esperienze e tecnologia avvicinandosi
nel modo più funzionale e divertente al mondo del lavoro
«Offriamo
agli studenti
l'opportunità
che non abbiamo
avutonoi»
by Stefano Semeraro
Un impegno a tutto campo, con progetti sparsi per
il mondo, ma anche un rapporto fertile con il
territorio. Con le altre realtà che vivono e operano
nella zona di Casalmaggiore, e poi a Milano,
Modena, Parma, con le persone che possono
contribuire a fornire energia, entusiasmo,
passione e competenza per il raggiungimento di
un obiettivo comune. Soprattutto con i giovani, il
carburante del futuro. Autotecnica è oggi una delle
realtàmotoristiche più apprezzate nel motorsport
non solo italiano ma mondiale, e a contribuire a
questa crescita è anche il rapporto con l’Università
di Parma, con cui da tempo è avviata una
importante collaborazione. «Quando siamo
arrivati qui nel 2008 neanche lontanamente
pensavamo di poter raggiungere i risultati che
oggi abbiamo raggiunto», racconta Giovanni
Delfino, uno dei due patron della factory.
«Eravamo una realtà artigianale, gli spazi erano
molto limitati, disponevamo giusto di un ufficio,
dove stavo io e ricevevo gli ospiti, una scrivania,
forse nove metri quadrati in tutto. Non avremmo
potuto accogliere nessuno. E' stato con la
costruzione della nuova ala che è nata la
possibilità di accogliere gli studenti che
arrivavano dall’università di Parma».
Come è nato il contatto?
«Fui
chiamato
dall’Università.
“Stiamo
sviluppando una vettura di Formula Sae con i
nostri mezzi e possibilità”, mi spiegò il professor
Gambarotta. ”La Dallara Automobili ci dà una
mano, come Bercella per la parte di telaio, mentre
la Beta ci regala un motore. Ma noi di questo
motore dovremmo fare una trasformazione, in
parte meccanica, ma è soprattutto la parte
elettronica che vamessa a punto perché non esiste
niente. Noi però non abbiamo risorse”. Gli risposi
che ritorni economici non ne volevo, ma mi
piaceva molto l'idea di poter fornire ai suoi
studenti quello che non avevo avuto quando ero
studente io, ovvero la possibilità di entrare in
un’azienda, toccare con mano un motore. L’unica
cosa che chiedevo in cambio era la segnalazione
studenti particolarmente meritevoli e disponibili
a venire da noi per un colloquio in occasione degli
stage».