Dallara Magazine - page 6

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Louis Schwitzer Award
Colin Champan, Bruce Mc Laren, Mario
Ilien, Dan Gurney, Andy Granatelli,
Gian Paolo Dallara. E ora Andrea Toso:
ci racconta l’emozione di aver vinto il
Louis Schwitzer Award che in passato
ha premiato nomi da leggenda?
«Be'! Gian Paolo Dallara ha già vinto due
volte, nel 1999 e nel 2003, per il progetto
della Dallara Indycar. Per me è la seconda
volta, la prima fu in collaborazione con
Bishop Engineering per una scatola guida
meccanica con rapporto di sterzo variabile.
Quest’anno il riconoscimento è andato a
me per il Simulatore di guida Dallara che è
stato installato nella nostra sede di
Speedway, ma è ovvio che non ci sono solo
io tra i meritevoli, vorrei segnalare
soprattutto Gian Paolo Dallara stesso
perché con l’entusiasmo di un giovane ha
sempre sostenuto le mie decisioni e
Alessandro Moroni perché molte delle
decisioni prese hanno radice nei suoi
pensieri. Oltre a loro, ci sono tutti gli
ingegneri della Ricerca e Sviluppo in
Dallara e so che tra loro c’è chi tra pochi
anni riceverà meritatamente questo stesso
riconoscimento. La lista dei premiati è
lunghissima: A.J. Foyt ( che
inaspettatamente si è presentato
all’inaugurazione del nostro simulatore ),
Mario Ilien, John Barnard, Parnelli Jones,
Jim Hall ci sono tutti, proprio tutti i mitici
ingegneri che hanno fatto grande la 500
Miglia di Indianapolis. A questo proposito
vorrei aggiungere che secondo me non è
bene quando la fama di un riconoscimento
è maggiore della reputazione di chi lo
riceve, perché in questo modo il
riconoscimento può essere strumentale per
onorare chi non lo merita, sia un
assessore, un funzionario civile o politico,
una personalità dello sport o dello
spettacolo. Secondo me deve valere
il viceversa, è l’uomo che onora il
riconoscimento, che rende onore
all’istituzione ed in qualche modo si fa
servo, testimone e portatore, per
quell'anno, di un’eredità importante. Non si
vince mai da soli e non si vince mai
evidenziando i propri meriti. Il sentimento
che provavo mentre ricevevo il premio era
molto semplice: sono troppo solo in questo
momento, come condividerlo? Come
valorizzare il lavoro degli altri? Sono i
ragazzi del simulatore i veri vincitori ed tra
tutti loro senza un attimo di esitazione
sono stati divisi i 10.000 dollari ricevuti da
Borg Warner. Sì, un po’ di fierezza mi ha
preso in quei momenti. Però, subito, mi è
venuto in soccorso il ricordo dell’iscrizione
che avevo notato a New York sopra la porta
di casa del leggendario finanziere banchiere
John Pierpont Morgan: “Soli Deo Honos et
Gloria”: ogni giorno rientrando a casa J.P.
Morgan meditava giustamente sulla vanità
e sui limiti della gloria umana».
Che cosa ha detto nel suo discorso di
accettazione?
«Ho ricordato, con ammirazione e rispetto,
Louis Schwitzer Pilota e Ingegnere, il suo
stile e i suoi meriti. Sono orgoglioso di
essere stato chiamato a far parte di questa
schiera di grandi e cercherò di rinnovare,
con il mio comportamento, la memoria e il
senso di quello che Schwitzer ha fatto per
Indianapolis. Ho poi aggiunto che a
Indianapolis mi sento a casa: dal 1996
sono responsabile del programma Indycar
per la Dallara e con il tempo ho sviluppato
una forte affezione per tutti quelli con cui
ho lavorato da AJ Foyt a Mario Andretti,
da Brian Barnhart a Tony George e alla sua
famiglia, ai luoghi e agli odori, dalle
celebrazioni del Memorial Day all’alba che
sorge il giorno della gara. Ho chiamato sul
palco tutti gli ingegneri Dallara che in quel
momento erano lì con me e sono volato
con il pensiero a tutti i ragazzi, molti di
più dei presenti e in alcun casi anche più
meritevoli, che si trovavano a Varano:
come dicevo prima, sono sicuro che tra di
loro c'è il vincitore dello Schwitzer Award
dei prossimi anni: le idee che sviluppano
ogni giorno sono semplicemente
fantastiche, la loro preparazione tecnica e
umana non teme confronti con gli studenti
delle Università più prestigiose del mondo;
a me solo il merito di averti trovati e
chiamati in Dallara. Ho poi evidenziato che
è sempre difficile per gli ingegneri
imparare e fare esperienza senza generare
danni e che spesso la paura di sbagliare è
un freno all’entusiasmo: il simulatore è
uno strumento formidabile per imparare
senza danno. In questo modo l’entusiasmo
resta integro e l’apprendimento prosegue
veloce soprattutto se e quando
l’apprendimento è collettivo con una sana
atmosfera di sfida e rispetto. Se questo è
vero, allora quale grande opportunità per
la comunità di Indianapolis per risollevare
orgogliosamente dopo cento anni il vessillo
di guida della cultura automobilista
americana? Affondata dalla Grande
Depressione del 1929 e trasferitasi a
Detroit in virtù di un regime fiscale più
favorevole, forse la cultura automobilistica
ritornerà a Indianapolis con nuovo slancio
proprio grazie al nostro simulatore,
catalizzatore di nuove speranze e di un
nuovo sogno americano. Quanti ingegneri
diventeranno ingegneri migliori se avranno
la possibilità di imparare, di allenare la
mente e verificare subito le proprie teorie?
Infine, dal momento che tutto quanto
sopra ha per me un senso fortissimo, ho
proposto agli eredi della famiglia Schwitzer,
che ancora abitano ad Indianapolis, di
dedicare il simulatore alla memoria di
Louis Schwitzer: subito hanno accettato e
tra poco organizzeremo una sobria
cerimonia che culminerà in una sessione di
guida al simulatore con Louis Schwitzer IV
al volante a Indianapolis come il suo
bisnonno!»
Nella motivazione si cita il Simulatore
Dallara negli Usa: come è stato accolto?
Chi lo sta utilizzando?
«Come dicevamo, il simulatore si chiamerà
“Louis Schwitzer Dallara Simulator” e sarà
a accessibile non solo a piloti e tecnici
della Indycar, ma anche a studenti e
professori delle Università locali, alle locali
aziende di motori, cambi di velocità,
ammortizzatori, elettronica, frizioni, freni.
Indycar e Dallara stanno discutendo la
possibilità di usare il simulatore per far
svolgere il programma Rookie di
allenamento e adattamento agli ovali per
piloti debuttanti; i proprietari dei circuiti e
i loro investitori sono interessati a
sviluppare il progetto e le norme di
sicurezza di circuiti che ancora non
esistono; i medici che seguono le gare per
valutare gli effetti degli incidenti e
l’integrità fisica e mentale dei piloti sono
interessati a mettere alla prova del
simulatore i piloti reduci da gravi incidenti
per verificare se e quando, possono
ritornare in pista».
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