Dallara Magazine - page 11

11
funzionamento del sistema, ed il montaggio
del macchinario. Due mesi dopo
è stato già possibile eseguire con successo
tutti i test di collaudo, e nell'aprile scorso,
meno di 12 mesi dopo l'approvazione
del progetto, accoglievamo la prima squadra
IndyCar per una sessione di test
in preparazione della gara sul
nuovo tracciato permanente interno
all'ovale di Indianapolis, che si è tenuta
il 10 maggio».
Rispetto al simulatore di Varano, quali
sono le differenze e/o gli sviluppi?
«Per quanto possibile, i due sistemi hanno
in comune tutte le caratteristiche e le scelte
progettuali, di tipo meccanico, elettronico o
informatico. Questa volontà di mantenere
l'allineamento tra i due simulatori ha fatto
sì che quello italiano beneficiasse quest'anno
di un aggiornamento soprattutto dal punto
di vista del software, che dopo quattro anni
di funzionamento poteva non essere più allo
stato dell'arte. In pratica l'aggiunta del
simulatore USA è stata l'occasione per
portarci ad avere non più uno ma due
sistemi che, come è successo negli anni
precedenti in Italia, siano in grado di
esplorare i confini della tecnologia, alla
ricerca di soluzioni che aumentino
continuamente il realismo della
simulazione, e quindi la bontà delle risposte
fornite dai test di guida».
Quali sono i circuiti e le vetture che
possono esservi testate?
«Proprio la collaborazione tra le persone e
l'allineamento tra le due strutture Dallara,
quella italiana e quella americana, permette
di avere tutte le vetture ed i circuiti
disponibili in entrambi i simulatori. In
qualunque momento, se lo si vuole, è
possibile guidare al nostro simulatore a
Indianapolis, ad esempio, una Gp2 sul
circuito di Spielberg, o la nuova Super
Formula a Motegi, così come la IndyCar, o la
futura Indy Lights 2015, possono essere
guidate in Italia su uno dei circuiti del
campionato in cui gareggiano».
Il simulatore Usa è contiguo in una
struttura di “edutainment” che
comprende anche il Museo Dallara. A
parte l’utilizzo principale, verrà
utilizzato anche a beneficio dei visitatori
e degli studenti della IUPUI con cui
Dallara Usa fattivamente collabora?
«L'uso professionale che facciamo del
simulatore, con le squadre che utilizzano le
nostre macchine o per altri progetti in cui è
impiegato, non è conciliabile con le visite
che quotidianamente riceve il museo Dallara
che abbiamo nella stessa sede. Anche se
posizionate nello stesso edificio, le due
strutture sono completamente separate ed il
simulatore ha un suo ingresso dedicato, in
grado di garantire anche una certa
riservatezza ai clienti ed ai test che vengono
ad effettuare. Anche la collaborazione che
abbiamo con l'università di Purdue è da
intendersi di tipo professionale: a parte
qualche dimostrazione a scopi didattici per
gli studenti dei diversi corsi della scuola di
Ingegneria e Tecnologia, solamente gli
studenti coinvolti in attività condivise tra
l'università e Dallara possono accedere al
nostro simulatore ed utilizzarlo».
Pedro de La Rosa dopo gli ultimi test a
Silverstone sulla Ferrari ha commentato:
“bella esperienza ma il futuro è il
simulatore”. E’ d’accordo?
«L'uso professionale del simulatore si presta
molto bene ad indagare e risolvere tanti
degli attuali "problemi" che i tecnici delle
squadre, di F1 e non solo, si trovano ad
affrontare ogni giorno. Penso ad esempio
alla corretta gestione ed all'ottimizzazione
del comportamento dei tantissimi dispositivi
elettronici presenti nelle macchine di oggi,
sia da corsa sia stradali. In questo senso
sono d'accordo con questa affermazione:
tutto quello che è possibile introdurre
fisicamente in un simulatore (una
centralina, un ERS, e così via), oppure
simulare in modo accurato, può fornire con
largo anticipo importanti risposte che con le
prove in pista costerebbero molti più sforzi,
tempo e soldi. Se penso però ad altri
aspetti, che in pista possono darti quel
piccolo vantaggio di tempo che ti manca,
oppure penso all'importanza che ha il
campione nell'interpretare le situazioni e le
loro possibili conseguenze, dico che il
simulatore non sostituirà mai del tutto la
prova in pista della macchina. Penso che il
suo scopo debba essere di fornire in anticipo
una grande parte delle risposte ai problemi
sia del pilota che dei suoi tecnici, in modo
da lasciare tutti in pista più liberi di
concentrarsi sui rimanenti dettagli, che
nello stesso modo sono in grado di fare la
differenza tra vincere e non riuscirci».
Stefano Semeraro
1...,2,3,4,5,6,7,8,9,10 12,13,14,15,16,17,18,19,20,21,...28
Powered by FlippingBook