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11 Mar [12:53]

IL PERSONAGGIO
Sébastien Ogier,
il “nuovo” Loeb di Francia

Per cominciare, le differenze. Ogier è nato a Gap nelle Hautes Halpes e non ad Haugenau, in Alsazia. È un buon dieci centimetri più alto e ha un fisico meno muscoloso. Ah già, ci sarebbe anche il palmarés. Ma forse è solo questione di tempo.
“Se penso quante cose ci uniscono, mi vengono le vertigini”, dice l’altro Sébastien del rallismo francese. “Come Loeb, ho scoperto i rally quando avevo già la patente e anch’io ho fatto le mie prime esperienze grazie a ‘Rallies Jeunes’. Ed è stato in quell’occasione che ho conosciuto la mia ragazza”. Pure questo era successo all’Extraterrestre.

Ventiquattro anni compiuti lo scorso dicembre, Sébastien Ogier ha debuttato nel mondiale lo scorso mese in Messico. Alla grande, da grande. Mettendosi dietro tutti gli altri pretendenti al mundialito dei giovani. Mostrando subito di sapere come si fa ad attaccare e anche come si deve gestire il primato. Mica poco, per uno alla ventesima esperienza corsaiola. Uno che in precedenza aveva disputato soltanto undici rally sull’asfalto e otto sulla terra. Uno che era sbarcato a Leon con la curiosità di vedere come se la sarebbe cavata.

“Scoprivo il Messico e il mondiale, scoprivo anche la Citroen C2 Super 1600. Insomma, sapevo di dover imparare tante cose e il mio obiettivo numero uno era essere all’arrivo”, ricorda a bocce ferme il ragazzo. “Ma– confessa –avevo in mente di aumentare progressivamente il ritmo per vedere dove avrei potuto posizionarmi, per confrontarmi con gli altri”. Non ne ha avuto bisogno: subito lepre, nella seconda e nella terza frazione messicana ha giocato al gatto con il topo. Con la freddezza di un veterano. “È stato un bel fine settimana”, dice. Aggiunge: “La prima è andata bene, ma il difficile deve ancora venire”. Vero: confermarsi è spesso, quasi sempre, più difficile. Gli esami comunque non lo spaventano: “È chiaro – ammette – che anche nelle prossime manches ce la metterò tutta. Ho avuto una grande occasione e non posso permettermi di sprecarla”. E allora cerca di non lasciarsi inebriare dai tanti complimenti che ha ricevuto. “Anche se – mormora – è stato bello avere tante persone intorno che mostravano di interessarsi a me”.

A tutti ha parlato del sua passione tardiva per le corse, spiegando che senza la selezione pensata tanti anni fa da Jacques Régis non ce l’avrebbe mai fatta a indossare la tuta da pilota: “Difatti la mia prima esperienza è stata come meccanico….”. E non solo per mettere a frutto il diploma ottenuto al liceo specialistico di Clermont Ferrand: “Avevo pensato che l’esperienza mi sarebbe stata utile”. Lo è stata. Quando è passato dall’altra parte della barriccata, ha vinto. E s’è guadagnato il lasciapassare per disputare la Coppa Peugeot 206 nel 2006. Per vincerla nel 2007.

La scorsa estate, la svolta. Dopo il Limousin. “A fine gara – ricorda – è venuto a trovarmi Sébastien Loeb. Abbiamo parlato un po’ e qualche mese più tardi ho saputo che aveva parlato di me a Guy Frequelin...”. Il pluridecorato alsaziano conferma: “L’avevo visto in prova speciale e mi aveva impressionato. Dopo averlo conosciuto un po’ meglio, ho sentito che avrei dovuto dargli una mano parlandone, appunto, con Freq”.

Da cosa nasce cosa. L’avventura nel campionatino riservato agli under di Ogier è nata così. Con la raccomandazione di SuperSeb e l’appoggio della Federazione Francese. Pare una favola, è la realtà.

di Guido Rancati