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1 Dic [8:24]

SAFARI CLASSIC – 9° GIORNO
Volata finale

Meno tre: ancora tre tratti cronometrati e anche questa terza edizione delll’East African Safari Classic andrà in archivio. E negli sguardi di tutti, dei protagonisti e dei comprimari, alla stanchezza già comincia a mischiarsi un po’ di tristezza: capita sempre così, quando qualcosa di bello sta per finire... Ian Duncan (nella foto ad un controllo orario), e Bjorn Waldegard, i due mattatori della maratona equatoriale, si preparano alla volata finale con qualche dubbio e la certezza di avere fatto il massimo. Sono sempre vicini, i due, ma non vicinissimi: dopo i settori selettivi affrontati sulla strada delle Taita Hills, li separano sette minuti e mezzo. Non possono e non vogliono mollare. Sanno però di non potersi permettere di esagerare. Non su piste sempre insidiose, non con auto che cominciano a mostrare evidenti segni di affaticamento. “Ci è andata bene”, osserva il keniota mentre gli uomini della sua assistenza effettuano l’ultimo tagliando alla Mustang. Già, a lui e a Amaar Slatch è andata piuttosto bene: il motore dell’americana ha tossito e balbettato in modo peroccupante, ma l’ha fatto nell’ultimo trasferimento e hanno avuto il tempo per metterci una pezza senza pagare pegno. E il vecchio leone svedese non ha potuto approfittare dei loro problemi per recuperare almeno un po’ del distacco. “Non è finita”, ammonisce Waldegard. E’ quello che dice pure Steve Perez, davanti a una classifica nella quale Gerard Marcy è ancora dietro di quasi mezz’ora e quasi rassegnato alla quarta moneta. “Abbiamo forato un’altra volta”, fa il belga navigato da Stéphane Prevot evitando di conteggiare le gomme squarciate fin qui. Lo farà, prima o poi. E si roderà il fegato pensato a quello che avrebbe potuto essere.

Mzungo Mzee

I top four


1. Duncan-Slatch (Ford Mustang) in 16.33’21
2. Waldegard-Sagoo (Porsche 911) in 16.40’53
3. Perez-Parmander (Datsun 260 Z) in 17’31’44
4. Marcy-Prevot (Porsche 911) in 17.59’52