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24 Dic [12:44]

Magnani racconta NOPE Engineering:
“Dalla progettazione al supporto in pista,
dove gli altri dicono di no, noi ci siamo”

Michele Montesano

A volte ci si sofferma solamente al risultato finale, senza domandarsi il lavoro che c’è dietro per raggiungere tale obiettivo. Succede sia nella vita di tutti i giorni, ma anche in un ambiente competitivo come solo il Motorsport può essere. Dalla progettazione alla gestione in pista di una vettura nulla può essere lasciato al caso. Se il lavoro in fabbrica è spesso misterioso e ben celato, molte volte anche le figure che si aggirano nei box ricoprono ruoli che, per la maggior parte delle persone, sono oscuri.

Il tempo in cui bastava un manipolo di uomini per affrontare una gara o addirittura un’intera stagione è ormai un semplice ricordo del passato. Oggi per vincere serve una perfetta organizzazione, conoscenza della categoria e della vettura. In un contesto così competitivo c’è una realtà orgogliosamente italiana che sta prendendo sempre più piede nei paddock di tutto il mondo. Si tratta di NOPE Engineering, una vera e propria squadra di ingegneri e tecnici altamente specializzati in grado di coprire a 360 gradi ogni sfaccettatura del Motorsport e non solo.

A illustraci questa realtà è uno dei suoi fondatori, Fabio Magnani. Conosciuto al grande pubblico come la voce tecnica di Eurosport per quanto riguarda le principali competizioni automobilistiche, spaziando dal FIA WEC al Turismo fino alla Formula E, Magnani può vantare oltre 15 anni di esperienza internazionale sui circuiti di tutto il mondo e nelle più disparate categorie del Motorsport. Conoscenze che, unite a quelle degli altri tre soci fondatori, ha portato a realizzare il progetto NOPE Engineering.



Quando nasce NOPE Engineering e qual è stata la scintilla iniziale che vi ha portato a fondare questa realtà?

“NOPE Engineering nasce a cavallo dell’era Covid. Io, insieme a Maurizio Soro, Erik Turlejski e Matteo Limongelli, collaboravo con un’altra azienda e, in quel periodo, non c’era più una visione comune su alcuni progetti. A quel punto ci siamo detti: ‘perché non provarci e fare qualcosa di diverso’. Da lì è nata NOPE, ufficialmente a luglio 2022. Il nome deriva semplicemente dal “no” inglese: dove gli altri dicono no, noi ci proviamo”.

Chi è stato il primo cliente a credere nel progetto NOPE Engineering?

“Sicuramente Autotecnica Motori e PB Racing in parallelo. In entrambi i casi una collaborazione nata come consulenza da freelance che poi si è trasformata in qualcosa di più strutturato”.

Può spiegarci meglio?

“Con PB Racing, ci siamo occupati di tutto l’impianto elettrico e acquisizione dati dell’Exige Cup PB-R. Parallelamente, per quel che riguarda invece Autotecnica Motori, conoscevamo da diversi anni l’ingegner Giovanni Delfino, amministratore delegato di quello che oggi è Korus Group, da febbraio 2023 infatti il nostro ufficio principale è proprio all’interno della sede Tatuus Racing di Lainate. Non facciamo parte del gruppo, siamo una società esterna, ma una buona parte del nostro impegno è dedicata alle aziende del gruppo, come la stessa Tatuus e Autotecnica Motori appunto. È proprio grazie alla possibilità di essere inseriti fisicamente in questo contesto che stiamo ulteriormente crescendo e potenziando le nostre skiils. Non possiamo che ringraziare nuovamente Delfino per questa opportunità”.



In parallelo avete ampliato rapidamente il ventaglio di collaborazioni. Su quali ambiti vi state muovendo oggi?

“Abbiamo collaborato anche con YCOM negli ultimi due anni, così come con altre realtà di cui – per motivi di NDA – non posso citare pubblicamente. In generale il nostro ventaglio di collaborazioni si estende a tutto il mondo del motorsport, ma stiamo iniziando a mettere un piedino anche nell’automotive”.

Su cosa state lavorando in ambito automotive?

“Il progetto Grassi 044S è una supercar road legal, commissionata dalla Scuderia Grassi di Milano. È un progetto partito dal classico foglio bianco: in queste settimane stiamo definendo gli ultimi dettagli lato CAD mentre è già partita in parallelo la progettazione e definizione di tutta la parte sistemi ed elettronica. Oltre alla progettazione di telaio, sospensioni e tanto altro, ci occupiamo anche della parte omologativa come Individual Vehicle Approval secondo tutte le normative vigenti. È un progetto ambizioso che ci porta fuori dal motorsport, ma che sfrutta competenze molto simili e che abbiamo abbracciato con entusiasmo”.

Entrando più nel dettaglio, di cosa vi occupate concretamente con i vostri partner nel motorsport?

“Con Tatuus, ad esempio, abbiamo preso in mano la realizzazione di alcune parti legate all’elettronica della vettura, dalla sensoristica ai cablaggi più complessi. Abbiamo contribuito anche ad alcuni progetti specifici di Autotecnica Motori. Nel contempo si è rafforzata molto la partnership in pista con il team Kessel Racing di cui supportiamo tecnicamente tutti i programmi: dal Ferrari Challenge alla European Le Mans Series. Siamo stati presenti anche alla 24 Ore di Le Mans, oltre alla Le Mans Cup. Quest’anno abbiamo debuttato anche nel GT4 European Series con il TeamFloral gestendo la loro Mustang GT4, oltre a essere di supporto tecnicamente ad altri programmi dove, anche qui, non posso dire di più”.



Coprite quasi a 360 gradi l’intero spettro del Motorsport, dal CAD alla simulazione cinematica, strutturale e fluidodinamica. Come è organizzata internamente la struttura per gestire tutto questo?

“Siamo quattro fondatori e ciascuno di noi ha preso in carico un’area specifica. Soro è responsabile della parte systems ed elettronica, Turlejski gestisce tutto il supporto in pista e le risorse impegnate nei weekend di gara unitamente alla parte R&D; Limongelli è a capo dell’ufficio tecnico, quindi progettazione CAD, simulazioni aerodinamiche e strutturali. Io mi occupo della parte amministrativa, commerciale, marketing e gioco forza ho visione su tutto, ma sono altresì impegnato in pista come Erik e Maurizio. Da fare non manca! Abbiamo tutti i software licenziati e siamo anche in grado di effettuare simulazioni strutturali seguendo le direttive di omologazione FIA. Possiamo fare tante cose, la vera sfida è riuscire a gestirle tutte in modo efficace”.

Quanto incide la presenza in pista rispetto al lavoro svolto in sede?

“Quando si va in pista diventa inevitabilmente più complesso gestire tutto, perché non c’è solo la parte di ufficio ma anche quella operativa sul campo. Tuttavia siamo ben organizzati e uno dei nostri punti di forza è che, se manca uno di noi, un altro è in grado di coprire determinate attività, evitando che il workflow si interrompa”

A livello numerico, com’è composta oggi NOPE Engineering?

“Siamo quattro soci, a cui si aggiungono quattro persone che collaborano praticamente a tempo pieno in ufficio. Inoltre ci avvaliamo di diversi professionisti part-time, sia interni che esterni. Alcuni lavorano in esclusiva per noi su determinati programmi: quando vanno in pista operano come NOPE Engineering, anche se non fanno parte dello staff interno”.



Che tipo di profili tecnici sono oggi più strategici per voi?

“Nel nostro staff ci sono ingegneri meccanici, aerospaziali e dell’automazione, tutti coinvolti trasversalmente nei nostri progetti. Per quanto riguarda la parte system ed elettronica, invece, ci appoggiamo a istituti tecnici e professionali. Anche i ragazzi provenienti da queste scuole superiori hanno competenze che sono indispensabili per la dinamica del lavoro che stiamo attualmente svolgendo. Stiamo tutt’ora cercando risorse da integrare in diverse posizioni, è però realmente complesso trovarne di interessati, nonostante la nostra ricerca vada avanti da mesi e benché ci siano numerose possibilità. Altresì siamo certi di offrire un tipo di lavoro e ambiente stimolante”.

Avete costruito una rete solida anche con scuole e università. Che ruolo ha la formazione per NOPE Engineering?

“Collaboriamo con ITS Maker Academy di Modena, ospitiamo studenti per stage e, se c’è la possibilità, li integriamo successivamente. È accaduto già con un nostro ex collaboratore che poi recentemente è passato in Ferrari Formula 1. Abbiamo inoltre rapporti con l’Università di Pavia, grazie al Prof. Carlo Rottenbacher e con il Politecnico di Milano, in quest’ultimo caso sia attraverso il team Dynamis PRC di Formula SAE sia con il Motorcycle Factory ma abbiamo in corso contatti anche con altri atenei”.

Come avviene la formazione delle nuove risorse, soprattutto per il lavoro in pista?

“Le università forniscono un’ottima preparazione teorica, ma la pratica è un’altra cosa. Per diventare realmente autonomi sul campo servono almeno tre anni di esperienza, con circa 200 giorni di trasferte all’anno. Servono anche molte soft skills, perché spesso in pista siamo tecnici ma non solo, ci sono tante dinamiche da gestire anche lato organizzativo, manageriale, umane… Se ne abbiamo la possibilità di comune accordo con il team, cerchiamo sempre di affiancare una risorsa Junior a una delle nostre che ha più esperienza in un percorso di crescita (sia in pista che in ufficio) e responsabilità costante”.



Dal punto di vista del business, qual è oggi il servizio maggiormente richiesto dai clienti?

“Se guardiamo al 2025, che premetto essere un anno per certi versi atipico della nostra breve storia, il 40% circa del fatturato proviene dal track support. Il resto è suddiviso tra elettronica, cablaggi e sensoristica, con una parte sempre legata alla progettazione CAD e alle simulazioni che però derivano da progetti pluriennali”.

Che tipo di supporto ingegneristico fornite durante i weekend di gara?

“Disponiamo di un pool di race engineer che copre un ampio spettro di categorie, da quelle di base fino a professionisti con esperienza a Le Mans, Daytona e nel Mondiale Endurance. L’unica categoria che non abbiamo ancora coperto direttamente è la Formula 1, anche se Erik ha trascorso un paio d’anni in Mercedes a Brixworth”.

La simulazione è ormai una componente fondamentale nello sviluppo moderno. Che peso ha nel vostro lavoro quotidiano?

“La simulazione è diventata centrale sotto diversi aspetti. C’è quella driver-in-the-loop, ma anche tutta la simulazione tecnica: analisi cinematica delle sospensioni, configurazioni di assetto, rapporti del cambio e via dicendo. Lato aerodinamica ad esempio, quando i dati non sono disponibili, possiamo creare mappe aerodinamiche complete. Le vetture moderne, incluse le GT, sono estremamente sensibili: basta variare l’altezza di un millimetro per cambiare in modo significativo il comportamento della macchina”.



In che modo è cambiato il rapporto con i clienti passando da professionisti singoli a struttura organizzata?

“Oggi i clienti non cercano più solo la singola persona, ma la società nel suo insieme. Il valore aggiunto è il supporto che c’è dietro in ogni ambito, sia per l’ufficio tecnico che per il supporto in pista: se durante un weekend di gara c’è necessità di maggiore supporto, esiste una sovra struttura in grado di intervenire anche da remoto”.

Guardando all’evoluzione del motorsport, che cambiamenti ha osservato negli ultimi anni?

“Si va sempre più verso strutture di tipo aziendale. Una volta in otto persone si riusciva a fare un Mondiale Turismo; oggi non bastano per un campionato italiano di Formula 4. Non si lascia più nulla al caso, tutto è molto più strutturato”.



Qual è stata finora la sfida tecnica o organizzativa più complessa che avete affrontato?

“Ogni weekend è una sfida. Dalla progettazione dei cablaggi della nuova Formula Regional Tatuus T-326 fino alle grandi gare dell’Endurance, spesso ci si trova ad affrontare situazioni senza sapere esattamente cosa aspettarsi”.

Guardando al futuro, quali sono i principali programmi e obiettivi di NOPE Engineering?

“Per quanto riguarda il track support, stiamo definendo i programmi con Kessel: proseguiremo in European Le Mans Series, Asian Le Mans Series e probabilmente anche Ferrari Challenge e Le Mans Cup, così come con il TeamFloral nel GT4 Europeo. Chiaramente nel periodo invernale ci sono tanti contatti, vedremo cosa si concretizzerà da qui all’inizio della stagione europea. NOPE Engineering però non è solo motorsport attivo: stiamo lavorando su progetti molto diversi tra loro inclusi anche dei nostri prodotti, valutiamo tutte le opportunità e cerchiamo di non dire mai ‘no’, come da nostro claim. Se un progetto è fattibile, lo affrontiamo più che volentieri”.


23 Dic [17:57]

Tutta da vedere la campagna
natalizia 2025 del Gruppo Korus

E' online la campagna di Natale firmata Korus, un progetto di comunicazione e Brand che ha visto per la prima volta le società del Gruppo riunirsi in un racconto corale.
 
La campagna nasce con l’obiettivo di rafforzare l’identità del Gruppo Korus, mettendo al centro la collaborazione tra i marchi che ne fanno parte, oltre all’ampio spettro di veicoli e servizi motorsport offerti dal Gruppo. Il Natale si trasforma così in un’occasione per dare vita a un contenuto appassionante, unico nel suo genere e in grado di raccontare i tratti peculiari del Gruppo: innovazione, passione per il motorsport e spirito di squadra.

Il racconto porta le aziende del Gruppo nell’immaginario HQ di un Babbo Natale in pieno stile racing, che si prepara a “scendere in pista” a bordo di una slitta senza precedenti: una monoposto trainata dalle sue Kart-Renne. A rendere possibile la produzione di un contenuto così particolare (interamente realizzato all’interno del Tatuus HQ) è stata la sinergia tra tutte le aziende del Gruppo, con la monoposto Tatuus motorizzata ATM unita ai Kart Birel motorizzati IAME, il tutto affiancato da ingegneri e meccanici ATM, YCOM e Next Solution, con l’immancabile strumentazione Breda Racing.

Korus video

A rendere la narrazione e il contenuto ancora più speciale è stata la presenza di un protagonista d’eccezione: Matteo Bobbi. Con il suo carisma, la sua esperienza e un’inedita veste natalizia, l’ex pilota Tatuus ha guidato il pubblico all’interno dell’universo Korus, interpretando con ironia e autorevolezza il ruolo di “Babbo Natale dei motori”.

Il risultato è una campagna autentica, che teaser dopo teaser, e ancora con il video finale, ha saputo valorizzare le singole identità aziendali all’interno di una visione comune, rafforzando il senso di appartenenza al Gruppo e trasmettendo un messaggio chiaro: Korus è una realtà capace di puntare alle vette più alte del motorsport, che cresce quotidianamente facendo squadra.

La campagna di Natale 2025 non rappresenta solo un momento celebrativo, ma un ulteriore passo nel percorso di integrazione e sinergia tra le aziende del Gruppo, ponendo le basi per nuove collaborazioni e progetti futuri.

30 Nov [13:06]

Trulli selezionato come pilota 2026
di Porsche Motorsport Asia Pacific

Massimo Costa

Arriva dall'Asia una bella notizia per il motorsport italiano. Enzo Trulli, figlio del grande Jarno che ha corso in F1 dal 1997 al 2011 disputando 252 Gran Premi (una vittoria, quattro pole), ha superato la selezione per divenire il nuovo pilota 2026 di Porsche Motorsport Asia Pacific. Enzo ha partecipato quest'anno alla Porsche Carrera Cup Asia (sei appuntamenti tra Shanghai, Motegi, Sepang, Bangsaen, Mandalika e Singapore) piazzandosi secondo in campionato con all'attivo una vittoria e sei podi. Grazie a questi risultati, ha potuto partecipare al Porsche Junior Shootout che ha brillantemente superato.

"È un sogno che si avvera quello di diventare il nuovo Pilota Selezionato Porsche Motorsport Asia Pacific per il 2026", ha raccontato Enzo. "Ho adorato il periodo trascorso nella Porsche Carrera Cup Asia e ho imparato molto della tipologia delle corse in Asia. Il momento clou dell'anno è stata la mia pole e la vittoria al debutto a Shanghai, oltre alla scoperta di nuovi circuiti. L'esperienza costruita nel campionato mi sarà di grande aiuto nella prossima stagione, Ho ancora molto da imparare e sarà un anno impegnativo, ma lavorerò sodo per adattarmi rapidamente e dimostrare la mia velocità in pista".
 
Trulli intraprenderà un programma diversificato nel GT Sport multimarca nel 2026, i cui dettagli saranno
annunciati in seguito.

Spieghiamo cosa offre il campionato Porsche asiatico. Il Porsche Motorsport Asia Pacific Selected Driver Program prevede la selezione di giovani piloti per la guida di GT Sport nella regione e a livello internazionale, con l'appoggio di Porsche Motorsport Asia Pacific. Oltre al supporto finanziario, il programma garantisce un costante impegno da parte di Sascha Maassen, allenatore Porsche Junior.

Il pilota selezionato, riceve supporto sia in pista sia fuori dal paddock, con training camp fisici, formazione sul brand e sul marketing, e rappresenta la fase finale del programma di sviluppo piloti regionale prima di un potenziale passaggio allo status di pilota Porsche a pieno titolo.
 
Il Porsche Motorsport Asia Pacific Selected Driver Program è stato lanciato nel 2020, con l'attuale pilota Porsche Alessio Picariello, il primo a conquistare il titolo. Durante i suoi due anni in carica, il pilota belga si è laureato campione della European Le Mans Series LMGTE e ha debuttato alla 24 Ore di Le Mans, prima di firmare un contratto da pilota Porsche nel 2022.

Yifei Ye è stato il secondo pilota selezionato nel 2022 e nel 2023, gareggiando nell'Asian Le Mans Series, nell'European Le Mans Series e correndo su una Porsche 963 nel Campionato Mondiale Endurance. Nel 2025, Boccolacci è entrato a far parte di Porsche Motorsport Asia Pacific in vista della campagna 2025, iniziando un percorso molto intenso.

Questo anno, Boccolacci ha ottenuto diversi podi nel GT World Challenge Asia, oltre a presenze nel GT World Challenge Australia, nella Nürburgring Langstrecken Series, nella 24 Ore del Nürburgring, nella 1000 km di Suzuka, nel Super GT, nella Thailand Super Series e nella Coppa del Mondo FIA GT a Macao.
 
Tornando a Trulli, dopo il percorso maturato nel karting, ha debuttato in monoposto nel 2021 vincendo la F4 UAE col team Cram, disputando poi la Euroformula con Carlin conclusa al settimo posto. Nel 2022, sempre con Carlin, il salto in Formula 3, poi nel 2023 il passaggio in Giappone, nella Super Formula Lights dove ha ottenuto il quinto posto finale. Dopo un 2024 in cui ha disputato qualche gara nel GT tricolore, quest'anno l'ingresso decisivo nel Porsche Carrera Cup Asia

25 Nov [14:10]

Il racconto dall'abitacolo
L'incredibile esperienza
al Walter Hayes Trophy

Mattia Tremolada - Foto Bee&Co/Dario Orlando
 
A quasi un mese di distanza dal Walter Hayes Trophy, è per me arrivato il momento di riflettere a freddo sul mio secondo fine settimana di gara nel mondo Formula Ford. Purtroppo, questa volta l’esito del weekend è stato molto diverso da quello dello scorso anno (
potete trovare l’articolo a questo link), quando avevo vissuto un debutto promettente. Ma facciamo un piccolo passo indietro per fornire un po’ di contesto a questa avventura.
 
Il Walter Hayes Trophy
 
Dopo anni passati a lavorare nel paddock, lo scorso anno ho finalmente avuto l’occasione di scendere in pista in un vero fine settimana di gara, prendendo parte ad una tappa dello United Formula Ford, il campionato inglese della omonima categoria che dagli anni ’60 forgia i talenti d’oltremanica e non solo. Nonostante l’avvento delle monoposto con alettoni e gomme slick, la Formula Ford ha mantenuto nel Regno Unito un bel bacino di piloti e i due trofei di fine anno, il Formula Ford Festival di Brands Hatch e il Walter Hayes Trophy di Silverstone, richiamano ancora un gran numero di iscritti e griglie competitive, dove i giovanissimi talenti in arrivo dal karting si scontrano contro i veterani della categoria.
 
Se il F.Ford Festival mantiene una maggior aura di fascino e prestigio, annoverando tra i vincitori piloti del calibro di Derek Daly, Johnny Herbert, Eddie Irvine, Vincenzo Sospiri, Jenson Button e Nick Tandy, il secondo, dedicato alla memoria dell’ex dirigente Ford Walter Hayes, richiama ogni anno oltre 100 vetture iscritte, ben 104 nel 2025 per il 25esimo anniversario della manifestazione. I piloti vengono quindi divisi in quattro batterie, Heat, che prendono parte a qualifica e manche. I migliori 13 di ogni manche avanzano alle due semi-finali, mentre gli altri hanno una ulteriore possibilità di avanzare nella Progression e nella Last Chance Race. I migliori 18 di ogni semi-finale infine ottengono l’accesso alla finalissima, che decreta il vincitore dell’evento sulla distanza di 15 giri sul layout National di Silverstone.


 
Un circuito velocissimo
 
Il tradizionale layout di Silverstone su cui si articola il trofeo è composto da quattro curve e tre lunghi rettilinei. La partenza viene data sul vecchio rettifilo di partenza, dove si raggiungono i 200 km/h. Una delicata pressione sul freno, quanto basta per perdere qualche chilometro all’ora di velocità e lanciarsi a 165 km/h di minima di traverso nella piega di Copse, dove le gomme Avon intagliate scivolano sull’asfalto, restituendo al pilota una non sempre piacevole sensazione di instabilità. Un altro allungo e porta le vetture a Maggots, dove è importante sfruttare tutto il cordolo di sinistra per cercare di frenare con le ruote dritte, scalare due marce e affrontare Beckets, che a differenza di quanto siamo abituati a vedere con il layout GP, è una secca piega a destra che immette sul lungo Wellington Straight.
 
La sezione finale di Brooklands e Luffield è la più bella scenograficamente, in quanto le grandi tribune che la circondano trasformano il complesso in una vera e propria arena. Qui di nuovo bisogna scalare in seconda marcia, che va tenuta per tutta la sezione. La natura velocissima del circuito e il format a eliminazione favoriscono inevitabilmente gare di gruppo, in cui il leader difficilmente riesce a prendere il largo, dovendo vedersela con una nutrita e scatenata concorrenza. Questo, ovviamente, in caso di asfalto asciutto, cosa che, come vedremo nelle prossime righe, è tutt’altro che scontata.
 
L’edizione del 25esimo anniversario
 
Negli ultimi due anni ad imporsi sulla scena della Formula Ford è stato Jason Smyth, 19enne irlandese con origini filippine, figlio di Neville, vincitore del Kent Festival di Brands Hatch nel 2010. Smyth nel 2025 ha dominato il campionato United FF, ha trionfato nel Festival ed è quindi il grande favorito anche per il WHT. A supportarlo il Team Dolan, squadra a cui mi sono legato dallo scorso anno, guidata dall’ex pilota Bernard, tra i grandi protagonisti della Formula Ford di fine anni ’80, e a cui ho rinnovato la mia fiducia anche per fare il mio debutto in uno dei grandi trofei di fine anno.
 
Non avendo la possibilità di guidare regolarmente un’auto da corsa durante l’anno, abbraccio con entusiasmo il format che prevede ben tre giorni di test prima dell’inizio del fine settimana vero e proprio con qualifiche e gare. Il positivo debutto del 2024, quando con un solo giorno di test e uno di gare ero riuscito ad arrivare a soli sei decimi di ritardo dallo stesso Smyth, che dettava il passo, mi fa guardare all’imminente weekend con grande ottimismo. Ma una variabile impazzita era pronta ad attendermi a Silverstone, la pioggia.


 
Le giornate di test
 
Non ho mai messo le ruote in pista sull’asfalto bagnato e farlo in terra inglese, in mezzo ai piloti locali, veri e propri specialisti di queste condizioni, si rivela infatti più difficile di quanto pensassi. Inoltre, le gomme intagliate, che hanno le medesime scanalature per tutte le condizioni, comprese quelle di bagnato estremo, rappresentano una grande sfida.
 
Nel tardo pomeriggio di mercoledì 29 ottobre, in ritardo rispetto alla concorrenza che sta girando dalle 10 del mattino a causa di un inconveniente sulla mia vettura, scendo finalmente in pista. Mi prendo il tempo necessario ad abituarmi alla velocità e alla vettura, che non guido dallo scorso agosto, senza affrettare i tempi. Il grip è decisamente scarso e tanti sono i piloti che vengono colti di sorpresa. Questo porta a numerose interruzioni con la bandiera rossa, che spezzano il ritmo in continuazione. Tutto sommato però nelle due ore a mia disposizione getto delle solide basi per il fine settimana, girando in 1’13” a due secondi dal miglior riferimento. Un buon inizio per il primo approccio su asfalto bagnato.
 
Le condizioni migliorano velocemente e una bellissima giornata di sole ci attende giovedì. Le temperature si alzano e l’asfalto rimane asciutto per tutti e quattro i turni in programma. Quindi di fatto bisogna ripartire da un foglio bianco. E a cambiare non è solo il livello di aderenza, ma l’intero stile di guida. Su asfalto bagnato, infatti, bisogna frenare con grande delicatezza ed è poi importante togliere il piede dal freno prima di inserire la vettura in curva, cercando di essere il più puliti possibile. Su asciutto, al contrario, è fondamentale portare la frenata fino al punto di corda, in modo da massimizzare la rotazione, con il posteriore che deve essere sempre in leggero sovrasterzo in inserimento e per gran parte della percorrenza.
 
Quello che sembra un piccolo accorgimento, in realtà rappresenta una differenza sostanziale nello stile di guida. Quindi cerco di dimenticare quanto appreso il giorno prima, le sensazioni, le linee, i punti di frenata, la forza di attacco al freno e tutto quanto il resto, per ripartire da zero con un approccio decisamente più aggressivo, fondamentale per trovare un buon ritmo su asciutto. Piano piano, col passare dei giri riesco a trovare la giusta strada, ma l’influenza e gli spauracchi del giorno prima ancora non se ne sono andati del tutto e semplicemente impiego troppo tempo a ritrovare il feeling con la vettura come un anno fa a Brands Hatch. A Copse freno troppo, a Maggots e Becketts troppo presto, a Luffield non ho la fiducia sufficiente per portare il freno fino a metà curva. Il gap, anche su asciutto, è nuovamente di 2”.
 
Nella notte tra giovedì e venerdì torna a fare capolino la pioggia. E di nuovo occorre fare uno sforzo mentale per cambiare le linee, i punti di frenata, la forza frenante, le scalate, tutto quanto. Ed è così che nel corso del terzo giro, appena inizio a spingere, porto troppa velocità in inserimento a Luffield, perdo il posteriore e finisco nella sabbia. Sessione completamente gettata al vento, tanti chilometri utili persi e livello di confidenza che torna allo zero. Un piccolo errore, qualche chilometro orario di troppo, che ha delle conseguenze disastrose, costringendomi a ripartire da capo. Nei turni successivi piano piano cerco di riprendere il ritmo, ma a fine giornata il gap è sempre lo stesso. Sentirmi così lento, così poco a mio agio al volante e così distante da piloti con cui lo scorso a Brands Hatch ero in lotta, è un duro colpo alla vigilia della qualifica.


 
Riflessione pre-qualifica
 
Essendo diventato un professionista che vive di motorsport, sono sottoposto alla visione di centinaia di gare ogni anno. Dalle serie amatoriali a quelle più prestigiose, osservando di continuo e spesso anche da vicino molti piloti, con il tempo ho imparato a individuare dei pattern, delle tendenze, che possono essere positive o negative, crescenti o decrescenti. È difficile non cadere nella banalità, ma da fuori è facile individuare questi trend e etichettare un pilota come astro nascente o bollito. La stagione 2025 di Formula 1 ha dato un chiaro esempio di queste tendenze, con i piloti McLaren che sono stati messi a dura prova. Ma anche lo stesso Max Verstappen, dopo una fase interlocutoria a metà stagione, una volta ritrovata la speranza di riaprire la corsa al titolo ha cambiato passo in maniera netta.
 
Questa volta mi sono trovato io stesso al centro di uno di questi loop negativi da cui è difficilissimo uscire. Non basta studiare a fondo i video o i dati della telemetria, analizzare punto per punto con il coach - nel mio caso l’ex pilota Matt Round-Garrido - le linee, i punti di frenata e quant’altro, spendendo ore ed energie. E anzi, il rischio è quello di incaponirsi su nozioni tecniche che in realtà sono già acquisite, quando invece - è molto facile dirlo ora a freddo dalla scrivania dell’ufficio - la cosa migliore sarebbe quella di fare un passo indietro, spegnere il computer, sgombrare la mente, cancellare le sensazioni e le paure dei giorni e dei turni precedenti, e ripartire da capo.
 
Ancora una volta, è complicato non usare espressioni banali, ma è molto facile analizzare gli errori e giudicare dal muretto box o dal divano di casa la guida, ma una volta nell’abitacolo, a “guidare” il pilota sono le sensazioni, l’istinto, il famoso feeling che arriva dal sedere. Ed è quello più di tutto che è difficile da correggere, perché spesso si basa sull’imprinting delle prime sensazioni del fine settimana o delle sessioni precedenti. Tornando a freddo a quei giorni, probabilmente non ho avuto il coraggio e la forza di andare a sovrascrivere le informazioni raccolte in precedenza e di fidarmi di quello che sapevo di poter fare, soprattutto quando le condizioni erano in continua evoluzione, lasciandomi frenare dagli errori fatti in precedenza e dalla paura di ripeterli.
 
Heat 4, qualifica e manche
 
Arrivati a sabato, dunque, nonostante abbia “la coscienza pulita” per aver passato ore e ore a studiare video e dati, sono ormai in balia degli eventi. E la qualifica, disputata in tarda mattina sull’asfalto che va asciugandosi, è la riprova definitiva delle mie difficoltà psicologiche. Nonostante abbia comunque la lucidità di togliermi dal traffico effettuando un drive through che mi ha permesso di trovare pista libera, nel mio giro migliore manco il punto di corda praticamente in tutte le curve, confezionando un crono orribile, buono solo per assicurarmi il 13esimo riferimento della Heat 4 a 1”9 dalla pole position.
 
La gara poi è totalmente asciutta e il grip sul tracciato molto elevato, come mai fino a quel momento. Nonostante non sia rapido ad adattarmi, gioco abbastanza bene le mie carte, lottando ai margini della top-10 fino all’ultimo giro, quando il mio compagno di squadra Stephen O’Connor perde il controllo a Becketts, proprio davanti a me. Come lui, anche io sono entrato in curva appaiato all’interno di un avversario, quindi nel momento in cui mi accorgo del pericolo, ho già il volante con un angolo di sterzo molto pronunciato e non posso nulla per evitare il contatto, che mette fine alla gara di entrambi, vanificando ogni chance di guadagnare l’accesso diretto alla semi-finale.


 
Progression e Last Chance Race
 
Così, la domenica mattina sono costretto a ripartire dal fondo (28esima posizione) della Progression Race. Obiettivo entrare nei primi 16 classificati per assicurami un posto nella Last Chance. Un compito sulla carta abbastanza agevole e infatti nei primi otto giri di gara riesco a portarmi addirittura al quarto posto sull’asfalto bagnato. Una volta guadagnata pista libera, prendo coraggio e, esaltato dalla rimonta, tiro una bella frenatona a Brooklands.
 
Ora, essere in balia degli eventi e avere la mente poco lucida, come si traduce in pista? Tramite piccoli errori, un lungo in frenata, un cambio marcia sbagliato, un bloccaggio, una ripartenza lenta dopo un periodo di safety car, o come in questo caso dimenticandosi di spostare la ripartizione in avanti quando la pista va asciugandosi. Così alla prima vera staccata vigorosa, blocco il posteriore finendo in un 360°. Subito riesco a riprendere la marcia, ma nel frattempo il gruppo torna alla carica e un avversario non perde l’occasione di colpirmi sulla pancia, spingendomi nell’erba e in un secondo testacoda. Riparto e transito sul traguardo 18esimo, perdendo il diritto di partecipare alla Last Chance per due posizioni.
 
O meglio, vengo inserito tra le riserve, pronte ad entrare in gara in caso di mancata partecipazione di uno o più concorrenti. E con un colpo di fortuna ho la possibilità di schierarmi in griglia all’ultimo posto in 36esima piazza. La possibilità di centrare la semi-finale è nuovamente alla portata, è sufficiente un 20esimo posto. Con una buona partenza riesco a recuperare parecchie posizioni, sfruttando anche un incidente multiplo nel primo passaggio. Le auto coinvolte però rimangono a bordo pista, richiamando l’esposizione della bandiera rossa. Quindi tutto da rifare, sono costretto a ripartire dall’ultima fila.
 
Avendo sofferto un po’ di pattinamento al via delle gare precedenti, decido di fare un paio di bornout in più nel nuovo giro di schieramento. Forse più di un paio, visto che da metà gara in poi la frizione inizia a fare i capricci. Risalgo comunque da 35esimo a 17esimo ma al quinto giro il pedale della frizione rimane a fondo corsa per diversi secondi, per poi tornare su di colpo quando ormai sto inserendo in curva. Risultato, un altro testacoda e tutto da rifare dal 31esimo posto. Risalgo 28esimo nei giri seguenti. Ancora una volta non riesco a guadagnare in pista l’accesso al turno successivo.


 
Semi-finale
 
Ma la sorte è dalla mia parte e vengo nominato come sesta riserva per le due semi-finali. La prima procede senza intoppi, ma al via della seconda un nuovo incidente multiplo richiama la bandiera rossa. Diverse vetture vengono coinvolte e ricevo un miracoloso via libera per prendere posto in 18esima fila, 36esima e ultima piazza. La frizione purtroppo è ancora danneggiata e me ne accorgo già nel giro di formazione, ma non voglio arrendermi e decido di prendere comunque il via.
 
Purtroppo, dopo aver recuperato alcune posizioni, si blocca nuovamente a fondo corsa, facendomi scivolare dal 27esimo al 32esimo posto. Mi rimbocco le maniche nuovamente e torno in 27esima piazza. Questa volta il risultato è definitivo, nessun miracolo per accedere alla combattutissima finale, che devo seguire dai box. A spuntarla è il favorito Smyth, capace di risalire dalla 13esima casella dopo una penalità rimediata per un contatto in semi-finale, andando a piegare la resistenza del rivale Andrew Rackstraw, campione della Porsche Carrera Cup GB 2025.
 
Conclusione
 
Questa è stata senza dubbio la prova più difficile alla quale mi sia sottoposto, in pista e non. In questi giorni, in cui fondamentalmente mi sono lasciato trascinare dalla mia Van Diemen lungo i rettilinei di Silverstone, forse non ho capito come guidare. Sicuramente non sono riuscito ad esprimere le mie qualità. Altrettanto certamente ho avuto la riprova definitiva di non avere un talento innato al volante (anche a 29 anni la speranza era dura a morire). Ma ho anche vissuto una - durissima - ma splendida esperienza, dalla cui attenta e approfondita analisi, ancora in corso, potrò certamente giovare per crescere sia come pilota amatoriale sia per il mio lavoro professionale e per la mia frequentazione del paddock e delle persone che lo popolano.

13 Nov [23:00]

Orsini nominato vincitore
del Supercorso Federale ACI Sport

Comunicato Aci Sport

All’Autodromo “Piero Taruffi” di Vallelunga si è concluso il 22° Supercorso Federale ACI Sport, il programma di formazione avanzata della Scuola Federale ACI Sport che seleziona i migliori piloti del panorama del karting nazionale per accompagnarli durante la loro crescita nel mondo dell’automobilismo. Quattro intensi giorni di apprendimento con un programma perfettamente bilanciato tra teoria e pratica, che li ha visti impegnati in valutazioni psicofisiche, attività al simulatore, guida in pista e training specifici.

I cinque piloti scelti per questa edizione – Filippo Donanzan (2010, Carmignano di Brenta - PD), Riccardo Ferrari (2009, Reggio Emilia), Vittorio Orsini (2010, Castelvetro di Modena), Manuel Scognamiglio (2007, Torre del Greco - NA) e Cristian Tonalini (2009, Salice Terme - PV) – nella serata hanno preso parte alla cerimonia di premiazione che ha eletto i vincitori, concludendo così il percorso formativo ideato e portato avanti dalla Scuola Federale ACI Sport con il supporto di Cetilar.

Vittorio Orsini è stato eletto vincitore del 22° Supercorso Federale ACI Sport, risultando il pilota che ha maggiormente impressionato lo staff della Scuola Federale, chiamato a valutarne il percorso formativo nel suo complesso: non soltanto i risultati tecnici ottenuti al volante, ma anche gli aspetti comportamentali e di crescita personale.

Il Trofeo Cristiano Del Balzo, consegnato al vincitore dalla moglie di “Gero” - storico Direttore della Scuola - Giovanna Simmons Del Balzo, e dal pluricampione delle cronoscalate e Istruttore Federale, Simone Faggioli, è stato assegnato a Filippo Donanzan. Il riconoscimento ha premiato il pilota che nel corso dei quattro giorni di attività ha dimostrato una notevole capacità di apprendimento e il miglioramento più consistente.

Nell’ultima giornata non è mancato il supporto istituzionale, con la visita del Generale Tullio Del Sette, Commissario Straordinario dell’Automobile Club d’Italia, dell’Onorevole Giovanni Battista Tombolato, Sub Commissario dell’ACI, accompagnati dal Sindaco di Campagnano di Roma, Alessio Nisi, dal Presidente di ACI Vallelunga Vincenzo Credi, dal Direttore dell’Autodromo di Vallelunga Alfredo Scala, da Gian Carlo Minardi, Supervisore della Scuola Federale, e Marco Ferrari, Direttore Centrale della Direzione Sportiva Automobilistica di ACI.

Le autorità hanno preso parte all’inaugurazione dei nuovi spazi della Specialist Motorsport Academy di ACI Sport, l’accademia di formazione specialistica della Federazione, che da oggi può contare su un’aula completamente attrezzata per la formazione teorica e pratica degli Ufficiali di Gara all’interno del circuito di Vallelunga.
 
La cerimonia di premiazione, tenuta dal Direttore della Scuola Federale ACI Sport Raffaele Giammaria in presenza degli allievi e di tutti gli Istruttori Federali, ha sancito la conclusione dell’edizione 2025 del Supercorso. Per l’occasione è stato proiettato anche un video saluto del pilota di Formula 1 Andrea Kimi Antonelli, che ha ricordato la sua esperienza al Supercorso nel 2021 e fatto gli auguri ai partecipanti. Tra gli ospiti presenti anche il Direttore Didattico del Centro Tecnico Federale di Livigno, Marco Baroncini, che è intervenuto nella cerimonia per invitare insieme alla Scuola Federale ACI Sport i 5 allievi presenti a prendere parte al prossimo Stage Neve e Ghiaccio.

Il programma della ventiduesima edizione del Supercorso Federale ha impegnato i partecipanti in un percorso completo articolato su quattro giornate: dalle valutazioni psicofisiche con Formula Medicine, realtà leader nel campo della medicina applicata al motorsport, alle prove al Driving Simulation Center di Vallelunga, dove gli allievi hanno potuto familiarizzare con gli avanzati simulatori del centro e apprezzarne l’alto valore propedeutico, passando dalle prime fasi di apprendimento fino a cimentarsi in una doppia gara simulata.



Le attività sono poi proseguite in pista, sulle cinque Formula 4 messe a disposizione da Prema Racing – una per ciascun pilota – con le quali ognuno ha percorso complessivamente oltre 565 km tra prove libere, qualifiche e gara, replicando l’intensità di un autentico weekend agonistico. Nel corso di tutte le attività, gli allievi sono stati affiancati dagli Istruttori Federali in fondamentali momenti di scambio dall’elevato valore formativo: sia durante le analisi dati e i debriefing dopo le sessioni in pista, sia in cuffia mentre si trovavano al volante.

Numerosi anche gli approfondimenti teorici, con il lavoro del Settore Ricerca e Formazione della Scuola Federale, composto dalla pedagogista Glenda Cappello e dal professore di neuroscienze Lucio Tonello, che hanno condotto panel strutturati e incontri individuali sullo sviluppo delle competenze emotive, cognitive e relazionali che compongono “l’altro lato del pilota”. Competenze che, pur non direttamente legate alla tecnica di guida, risultano essenziali per il benessere personale e il successo sportivo.

Le lezioni frontali hanno coinvolto anche Pirelli, partner tecnico del Supercorso, che ha guidato gli allievi alla scoperta delle coperture fornite nei due giorni in pista. Infine, i ragazzi hanno preso parte a un media training tenuto dai professionisti della comunicazione di ACI Sport, volto a fornire loro gli strumenti fondamentali per la gestione delle interviste e dei momenti pubblici, migliorando la comunicazione del proprio messaggio in modo chiaro, sicuro e naturale.

I piloti e i loro istruttori
A ognuno dei cinque piloti è stato assegnato un Istruttore Federale secondo lo schema seguente:
• Filippo Donanzan – Riccardo Azzoli
• Riccardo Ferrari – Gabriele Lancieri
• Vittorio Orsini – Christian Pescatori
• Manuel Scognamiglio – Edoardo Liberati
• Cristian Tonalini – Eddie Cheever
Gli Istruttori Federali hanno affiancato i piloti in tutte le attività, seguendoli via radio durante le sessioni in pista e supportandoli nell’analisi dei dati. A coordinare il lavoro ai box si sono aggiunti inoltre Niki Cadei, Renato Leporelli e Sandro Montani.

6 Nov [21:53]

Chi sono i cinque giovani
scelti dal Supercorso Federale

L’Autodromo di Vallelunga tornerà a trasformarsi in un’aula d’eccellenza per gli allievi della Scuola Federale ACI Sport, selezionati dagli osservatori della Federazione e invitati a partecipare al 22° Supercorso Federale.

Sono cinque i giovani protagonisti di questa edizione, tutti con esperienze significative nel karting, pronti a vivere l’appuntamento più importante dell’anno nel percorso di formazione dei futuri talenti del motorsport. Si tratta di Filippo Donanzan (classe 2010, da Carmignano di Brenta PD), Riccardo Ferrari (2009, Reggio Emilia), nella foto, Vittorio Orsini (2010, Castelvetro di Modena MO), Manuel Scognamiglio (2007, Torre del Greco NA), Cristian Tonalini (2009, Salice terme PV).

Il programma del Supercorso si articola in un perfetto equilibrio tra lezioni teoriche e prove pratiche. Ogni giornata inizierà con il briefing condotto dal Direttore della Scuola Federale ACI Sport, Raffaele Giammaria, affiancato dallo staff degli Istruttori Federali. A ciascun allievo sarà assegnato un istruttore di riferimento che lo affiancherà per tutta la durata dell’attività, garantendo un tutoraggio tecnico personalizzato e costante.

I giovani piloti parteciperanno inoltre a momenti di formazione specifica con i rappresentanti di Pirelli, fornitore ufficiale degli pneumatici per le sessioni in pista, che li guideranno nella corretta gestione delle coperture durante le prove a bordo delle Formula 4, una per pilota, messe a disposizione da Prema Racing.

Il programma prevede anche un media training e diversi incontri con il Settore Ricerca e Formazione, composto dalla psicologa pedagogista Glenda Cappello e dal professore di neuroscienze Lucio Tonello, dedicati allo sviluppo delle non-technical skills, come la gestione emotiva e mentale della competizione, aspetti fondamentali nella crescita di un pilota.

Sul versante del benessere psico-fisico, non mancherà il supporto di partner di eccellenza come Cetilar e dello staff di Formula Medicine, che seguiranno gli allievi con attività e valutazioni mirate per tutta la durata del percorso.

Anche per il 2025, la Scuola Federale ACI Sport rinnova la collaborazione con il Driving Simulation Center di Vallelunga, dedicando ai piloti una giornata interamente riservata alla guida al simulatore.

L’attività rappresenta una fase fondamentale del programma formativo: i partecipanti saranno seguiti dagli Istruttori Federali ACI Sport e dai tecnici del DSC per l’analisi della telemetria e l’ottimizzazione delle tecniche di guida virtuale, strettamente correlate alla guida reale in circuito.

Gli allievi avranno a disposizione simulatori dinamici di ultima generazione, a 5 e 7 movimenti, capaci di riprodurre beccheggio, rollio, sovrasterzo e sottosterzo, offrendo un’esperienza di guida estremamente realistica.

Nei due giorni successivi, completate le attività preliminari come l’impostazione della corretta posizione di guida, i cinque piloti scenderanno in pista con le Formula 4 di Prema Racing, una per ciascuno. Le sessioni, distribuite tra mattina e pomeriggio per un totale di oltre 13 ore complessive, saranno intervallate da momenti di analisi e debriefing insieme agli istruttori, che li seguiranno anche via radio durante la guida.

Al termine della giornata di giovedì 13 novembre si svolgerà la cerimonia di premiazione. Lo staff valuterà costantemente le prestazioni degli allievi sotto ogni aspetto – tecnico, comportamentale e formativo – per decretare il vincitore del 22° Supercorso Federale ACI Sport.

Verrà inoltre assegnato il Trofeo onorifico Cristiano Del Balzo, dedicato allo storico direttore della Scuola, al pilota che avrà mostrato il maggior impegno e il più significativo margine di crescita.

27 Ott [14:33]

Nasce il Gruppo Korus che unisce
realtà produttive dal karting alle formule

Ha preso forma il 27 Ottobre 2025 il Gruppo Korus, la piattaforma italiana che punta a rappresentare l’eccellenza del motorsport a 360° nel mondo. Korus, le cui quote di maggioranza appartengono al veicolo “TEC Racing”, promosso nell’ambito dell’iniziativa “The Equity Club”, parte dalle solide fondamenta rappresentate da Tatuus Racing, ATM - Autotecnica Motori e Breda Racing, che sin dal 2017-18 hanno unito i propri sforzi in un singolo Gruppo. Ad esse si è aggiunta nel 2024 YCOM, mentre nel corso del 2025 sono state portate a termine le operazioni per l’acquisizione delle quote di maggioranza di Birelart, Next Solution Technologies, IAME e Kart Republic.

Il Gruppo Korus si propone così come un vero e proprio ecosistema motorsport: l’unico al mondo in grado di unire sotto il proprio cappello realtà produttive iconiche del mondo del Karting e delle vetture a ruote scoperte e coperte, dando vita ad un ideale ponte di altissimo valore nel mondo dei motori e dell’engineering, oltre che ad un polo capace di fare motorsport a 360°, progettando e producendo internamente, grazie al lavoro degli oltre 360 dipendenti totali delle aziende, tutto ciò che concorre alla creazione di un veicolo racing ed affiancandone successivamente la vita in pista. Un gruppo che proprio come un coro, opera in sinergia per dare vita ad un unico risultato comune.

Tratto caratteristico del gruppo, sono le radici italiane, elemento distintivo di tutte le aziende che sono confluite sotto il brand Korus, portando il proprio posizionamento d’elite nel mondo del motorsport, oltre ad un carico di forte tradizione e storicità, perfettamente bilanciato da una naturale propensione per l’innovazione. Il risultato è un equilibrio che quotidianamente porta alla nascita di progetti e prodotti, che, dopo aver visto la luce all’interno degli HQ italiani delle aziende, scendono in pista sui circuiti di tutto il mondo.

Un ecosistema capace di dare vita a ogni genere di veicolo e a tutte le componenti dello stesso, con particolare focus sull’ambito racing, ma con sguardo aperto alle naturali connessioni con il mondo dell’automotive e della mobilità. Un “one stop shop” per ogni progetto ad alte prestazioni in cerca di eccellenza, engineering, rapidità di esecuzione e capacità produttive corali che lo possano tramutare in successo.

Gli imprenditori e manager che hanno portato ogni azienda al successo, convergono oggi al vertice del Gruppo in qualità di azionisti di minoranza e uniscono visione e competenza d’insieme, dando riscontro quotidiano all’investimento di alcune delle più importanti famiglie imprenditoriali italiane. Il Gruppo si avvale inoltre di un management trasversale che coordina le principali funzioni strategiche, dall’ingegneria alla finanza, dal business development alla comunicazione, favorendo sinergie operative e crescita condivisa tra le aziende della holding.



“Stiamo vivendo un momento storico per le nostre aziende e per il motorsport italiano - Ha dichiarato Giovanni Delfino, CEO del Gruppo Korus -. Un percorso partito nel 2017 da Tatuus e ATM trova oggi un momento di grande crescita e affermazione grazie all’ingresso nel Gruppo di realtà che non solo incarnano alla perfezione lo spirito con cui questa holding ha preso vita, ma che rappresentano consolidate e affermate realtà nel mondo del racing e del karting".

"Ed è proprio grazie ai grandi investimenti in quest’ultimo settore che oggi prende vita l’unica realtà al mondo in grado di creare un ponte tra karting e racing a ruote scoperte e coperte. Una connessione forte e rivoluzionaria, che poggia sulla solidità garantita dai tanti talenti che operano all’interno delle aziende di Gruppo, dai numerosi progetti comuni e da un percorso di integrazione, sviluppo ed engineering che sta già dando vita ad un ecosistema capace di fare motorsport a 360°”.

“Quando TEC Racing ha rilevato le quote di maggioranza del Gruppo nel Maggio 2023, lo ha fatto con una precisa visione - ha dichiarato Roberto Ferraresi, CEO di The Equity Club -. Una visione fatta della consapevolezza di come il mondo del motorsport stesse attraversando un momento di grande espansione e di come l’unione di realtà di nicchia e al tempo stesso d’elite del panorama italiano potesse dare vita a un gruppo leader a livello mondiale".

"Grazie all’impegno di una struttura sempre più ricca di competenze e alla fiducia reciproca riposta nel progetto dai tanti manager e imprenditori che nel corso degli anni hanno scelto di entrare a far parte del Gruppo Korus, questa visione diventa oggi una realtà ben strutturata, che si pone l’obiettivo di proseguire su un percorso fatto di crescita, ambizione e amore per il motorsport”.

“Il motorsport è da sempre sinonimo di progetti che prendono vita grazie ad uno sforzo corale - Ha dichiarato Gianfranco De Bellis, Presidente del Gruppo Korus -. In Korus si unisce la vera essenza degli sport motoristici, identificata attraverso la capacità di dare vita a progetti completi tramite profonde capacità di engineering e innovazione, ma anche alla capacità unica di seguire i piloti durante tutti gli step fondamentali della loro crescita. Ogni azienda che compone il gruppo è orientata all’eccellenza tramite un profondo lavoro di squadra: una realtà in cui passione, competenza e l’attenzione ad ogni più piccolo dettaglio guidano ogni decisone”.

9 Ott [14:17]

Tutto pronto per la Fiorio Cup
Al via anche Aghini e Loubet

È iniziato il countdown! Tra tre settimane, nel weekend del 25-26 ottobre, sul tracciato del territorio della Masseria Camarda, a Ceglie Messapica (BR), da anni oramai residenza di Cesare Fiorio, si assisterà alla quinta edizione della Fiorio Cup, la moderna proposta di una nuova formula di competizione rallistica ideata dalla Rally University, la scuola di pilotaggio guidata da Alex Fiorio con a fianco Alex Bruschetta.

Masseria Camarda, accogliente struttura ricettiva ubicata nel cuore della Valle d’Itria, ha finora ospitato quattro edizioni della Fiorio Cup, riscuotendo di anno in anno un sempre maggiore apprezzamento, da parte dei piloti invitati a partecipare. In ogni edizione, migliaia di spettatori, entusiasti e appassionati, si sono assiepati sui tipici muretti a secco che delimitano il comprensorio di Masseria Camarda, per assistere ai passaggi delle Toyota Yaris Rally2 gommate Pirelli fornite dalla Delta Rally (sopra, in un momento al via durante la Fiorio Cup 2024), sull’oramai tradizionale tracciato di circa 3 chilometri su terra, che sarà teatro delle sfide.

La Fiorio Cup 2025 presenta molte novità: sono otto i piloti che si sfideranno suddivisi in due squadre: Europa e Italia rinnovando così un confronto tra scuole diverse di guida rallistica che ha visto tre volte vincitore il campione italiano Andrea Crugnola e, nel 2024, il Campione del Mondo Kalle Rovanpera (nella foto sotto, festeggiato dagli organizzatori Alex e Cesare Fiorio).

IL TEAM ITALIA

Andrea Aghini sarà anche il capitano e con lui Andrea Mabellini e Tamara Molinaro. Il nome del quarto pilota sarà svelato solo alla vigilia della competizione. Aghini è stato uno dei più forti e vittoriosi piloti italiani degli ultimi 20 anni e uno dei migliori asfaltisti degli anni 1990. Dopo aver guidato per Peugeot, con cui vinse moltissimi Rally e anche la Finale Peugeot in Francia, davanti ai migliori piloti del mondo della Casa del Leone, grazie al Jolly Club disputò con successo, alcune gare europee con la Lancia Delta e rimane sua l'ultima vittoria di un italiano su una vettura italiana nel campionato mondiale, al Rally di Sanremo 1992 sulla Lancia Delta Integrale del Team Martini Racing Jolly Club.

Andrea Mabellini è uno dei migliori giovani talenti italiani. Dal 2021 al 2024 ha partecipato a gare del Campionato Italiano (Rally Prealpi Orobiche, Rally di Piancavallo, Rally Città di Pistoia, Rally di Monza, Rally del Sebino e Rally di Silesia. Nel 2025 ha partecipato al Campionato Europeo (ERC), rimanendo in corsa per il titolo sino all’ultima gara, per concludere vice Campione Europeo.

Tamara Molinaro è cresciuta alla scuola di Gigi Galli. Ha attirato ben presto l'attenzione di Red Bull, che l'ha inserita nel suo programma per giovani talenti. Nel suo curriculum partecipazioni a campionati europei e mondiali di rally, rallycross e competizioni off-road elettriche, Nel 2022 e 2023 è stata pilota ufficiale nel campionato Extreme E con il NEOM McLaren Extreme E Team e JBXE. Quest’anno ha partecipato al Campionato Italiano Terra. Ama dire… ”Corro nei rally per dimostrare che sono più forte dei maschi.“

IL TEAM EUROPA

Harri Toivonen, il fratello dell’indimenticato Henri, dopo quattro partecipazioni alla Fiorio Cup assume il ruolo di capitano del Team Europa e avrà il compito di consigliere e “suggeritore” del finlandese Roope Korhonen, del francese Pierre-Louis Loubet, dello spagnolo Jan Solans e della francese Sarah Rumeau.

Roope Korhonen (18 settembre 1998) è un pilota di rally finlandese, è stato campione di Finlandia nel 2024. Nel 2025 ha vinto il Rally di Finlandia WRC2, sempre nel 2025 nel WRC Challenger ha vinto il Rally di Montecarlo, del Portogallo e di Finlandia aggiudicandosi il titolo, ed è stato Campione del Mondo WRC3 nel 2023 dopo aver vinto ai rally di Svezia, Italia, Portogallo e Finlandia. Nel 2025 ha vinto il Rally di Ungheria valido per il Campionato Europeo in Rally2.

Pierre-Louis Loubet (Bastia, 18 febbraio 1998) francese, è il figlio di Yves, a sua volta pilota di rally, grande specialista delle gare su asfalto, negli anni ‘80 e ’90, tanto da essere stato più volte chiamato da Cesare Fiorio per alcune gare del Campionato Mondiale. Dopo alcune stagioni disputate al volante di una Citroen DS3 e di una Hyundai i20 R5 nel 2019 Loubet è passato a guidare una Škoda Fabia R5 diventando Campione del Mondo WRC2, precedendo il polacco Kajetan Kajetanowicz e il messicano Benito Guerra. Dal 2022 corre con vetture Ford della Malcom Wilson Motorsport.

Jan Solans Baldó (Matadepera, 25 dicembre 1997), pilota di rally spagnolo, ha iniziato la carriera rallystica nel 2016, gareggiando nel campionato spagnolo con una Mitsubishi Lancer Evo X. Nel 2019 Solans è diventato Campione del Mondo WRC Junior con una Ford Fiesta R2T, precedendo gli svedesi Tom Kristensson e Dennis Rådström, primo al Rally d’Italia e di Inghilterra e secondo al Rally di Finlandia.

Sarah Rumeau (Lannemezan, 15 maggio 1995) è una pilota francese, molti vedono in lei la erede di Michèle Mouton. Vincitrice dei campionati nazionali “women” 2021, 2022, 2024. Nella sua stagione d'esordio, il 2021, ha conquistato il titolo di Campionessa francese femminile insieme alla copilota Julie Amblard. Il duo ha continuato il suo successo nel 2022, concludendo come seconde classificate nel Campionato francese Due Ruote Motrici e assicurandosi il Trofeo Michelin. Nel 2023, Sarah e Julie si sono impegnate nel campionato francese su terra vincendo il titolo nella categoria Due Ruote Motrici. Nel 2025 oltre alle gare del campionato francese hanno programmato la partecipazione a sette tappe del Campionato del Mondo Rally con il supporto della Sarrazin Motorsport e della Citroen al volante di una C3 Rally2.

Alex Fiorio presenta la 5° Fiorio Cup

«La quinta edizione della Fiorio Cup è oramai alle porte e nonostante l’impossibilità di poter vedere in gara alcuni grandi nomi inaspettatamente impegnati in una serie di test in vista del prossimo Campionato del Mondo, credo che siamo riusciti a garantirci una presenza di altissimo livello - sottolinea Alex Fiorio il vero deus ex machina della Fiorio Cup. - Abbiamo un parterre di piloti giovani che vantano già un curriculum ricco di vittorie e di titoli mondiali e per i piloti italiani sarà molto difficile avere la meglio su piloti come Korhoren, che in Finlandia ha avuto battuto un “certo” Matti Latvala, Loubet e Solans.

"Tamara Molinaro ha fatto vedere quanto vale nelle passate edizioni, quando ha avuto la meglio su piloti anche del calibro di Biasion, ma dovrà dare il massimo per avere ragione della Rumeau, che in Francia è già stata eletta erede della Mouton. Gli appassionati delle gare su terra si preparino ad assistere a un grande spettacolo, i solo curiosi non rimarranno delusi. Lo spettacolo sta per cominciare!»
 
Il programma della 5^ edizione della Fiorio Cup prevede:
Sabato 9 novembre: svolgimento delle ricognizioni per prendere conoscenza del percorso e prendere confidenza con le Toyota Yaris Rally2.
Domenica 10 novembre: dalle ore 9,00 inizio delle manches di eliminazione sino alle ore 12,00 e dalle ore 15,00 le manches finali.
 

1 Set [20:33]

Ricordando la maledetta domenica
in cui si spense la cometa Bellof

Il racconto di Alfredo Filippone

Ricorre oggi il quarantesimo della scomparsa di Stefan Bellof, uno dei talenti più cristallini che l’automobilismo abbia conosciuto, e del tremendo incidente alla 1000 km di Spa che coinvolse anche Jacky Ickx e troncò la parabola del campione tedesco quando era appena iniziata. Il rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere e non fu è vivissimo ancora oggi fra coloro che vissero, da testimoni diretti o da spettatori, l’ascesa di Bellof.

Lo ha raccontato perfettamente Massimo Costa lo scorso anno su queste pagine (
Quel GP di Monaco in cui la stella di Bellof luccicò) ricordando il fantastico terzo posto ottenuto da Bellof in quella bagnatissima gara di Monte Carlo che sancì definitiva la nascita di due stelle, Ayrton Senna e, appunto, Stefan Bellof.

Un rimpianto che è pari all’orrore provato da chi visse in diretta la tragedia di Spa nella soleggiata domenica del 1° settembre 1985, tra cui chi scrive, all’epoca inviato di Rombo nel Mondiale Sport. Quarant’anni dopo, le immagini e persino i suoni e gli odori di quel giorno li ho ancora vivissimi in mente. Si è detto e scritto molto su quella giornata, quasi a far pensare che il destino avesse disallineato i pianeti in anticipo.



E’ vero che quella gara Bellof non la doveva correre. Era ormai pilota fisso in F1, con la Tyrrell, e si era laureato Campione del Mondo coi prototipi l’anno precedente, con una Porsche ufficiale. Ma le gruppo C, che ancor più della F2 lo avevano lanciato sulla ribalta, gli piacevano da matti. Nel contratto con Tyrrell, aveva strappato la possibilità di disputare quattro corse del Mondiale Sport. Spa non era nel programma iniziale, ma decise all’ultimo minuto di usare l’ultimo dei quattro ‘buoni’ proprio in Belgio, su richiesta dell’amico Thierry Boutsen, un altro che alternava volentieri la F1 con le gare Sport.

A Spa era iscritto su una delle Porsche 956 di Walter Brun, matacchione svizzero che sfidava le Porsche ufficiali con il suo team privato, divenuto efficientissimo, ma rimasto un allegro clan familiare che ‘Walti’ finanziava con i proventi delle numerose concessioni di sale giochi (e forse anche di altri esercizi, secondo le malelingue) che deteneva nella sua Elvezia natìa. Boutsen voleva vincere la gara di casa e soprattutto battere l’idolo locale, Jacky Ickx, che correva con Jochen Mass su una delle Porsche ufficiali in livrea Rothmans.

Vero è anche che fra la leggenda e la nuova stella dell’automobilismo belga era calato un certo freddo, non si sa bene per quali futili motivi, nonostante Ickx avesse in precedenza ‘incoronato’ pubblicamente Boutsen come suo erede,. A Spa, dunque, c’erano le premesse per un bel duello. Era solo la quarta volta che la 1000 km si disputava sul tracciato nuovo e accorciato, con due vittorie di Ickx e una di Bellof nei tre anni precedenti.

Dopo un inizio gara con tutti i protagonisti nelle posizioni di testa, fra cui anche le Lancia di Wollek-Baldi e Patrese-Nannini e l’altra Porsche ufficiale di Stuck-Bell, Boutsen era riuscito a prendere saldamente il comando davanti a Mass. Il duello previsto alla vigilia era servito e ricordo perfettamente aver avvertito l’impressione di un ritmo di gara eccessivmente sostenuto mentre ero appostato (allora si poteva) all’interno della Source.

Il duello si fece ancor più feroce quando a salire in macchina furono Bellof e Ickx, anche perchè la vettura del Brun Motorsport aveva perso il primo posto nel pit-stop, avendo dovuto cambiare le pastiglie dei freni e avendo perso ulteriore tempo perchè il traffico le aveva fatto trovare il semaforo rosso alla fine della pit -lane (si era nel rettifilo e nei box vecchi, va ricordato). Inutile dire che Bellof partì come una furia e in pochi giri ridusse il distacco da Ickx, incalzandolo in un paio di occasioni. In palio, forse più di una semplice vittoria, lo scettro di re dell’endurance, che cambia di gnerazione? Chissà...



Al 78esimo dei 145 giri, circa metà gara esatta, la tragedia. Bellof affianca Ickx sulla sinistra nella discesa verso l’Eau Rouge, nessuno dei due alza il piede, con il tedesco a tentare un sorpasso all’esterno all’Eau Rouge, impossibile con la configurazione della curva e l’aerodinamica delle vetture di allora, e il belga che non crede a una manovra così audace. Il contatto è leggerissimo, ma basta a squilibrare entrambe le macchine, che partono in testacoda.

Quella di Ickx si ferma contro le barriere del Raidillon puntando verso il basso, quella di Bellof schizza in diagonale e impatta frontalmente contro il guard rail sotto la tribuna dell’Eau Rouge a 250 orari, piegandosi praticamente in due e con un principio di incendio. Volle il caso che ero appena tornato ai box e sostavo proprio da Brun, che era diventato il mio punto di appoggio perchè avevo legato molto con Massimo Sigala e Oscar Larrauri che correvano per lui.

Fu lo stridere degli pneumatici delle macchine in testacoda a farmi girare la vista verso la pista, in tempo per vedere lo schianto di Bellof e sentire un fragore che sembrava quello di una bomba. L’immagine successiva è quella di Angelika, la ragazza acqua e sapone che era la fidanzata di Stefan sin dai tempi del liceo, rimasta impietrita sul suo trespolo a due metri da me, col cronometro e la lap chart in mano. Tempo due secondi, Peter Reinisch, lo storico diesse di Brun, la imbraca di forza e la porta via.

Il resto è polvere, confusione, soccorritori all’opera per quaranta minuti dietro i teli bianchi, la gara neutralizzata e poi sospesa, e poi gente che dai box sale verso la curva non si sa bene a fare che. Infine, l’immagine tremenda di un Ickx sconvolto riportato ai box, sorretto da un ingegnere Porsche.



Che non ci fosse nulla da sperare lo si è capito subito. Lo confermeranno, con parole più crude di quelle che si usano oggi, i medici del circuito, che certificano il decesso per per le tremende lesioni al torace e all’addome. Un amico fotografo che riuscì a scattare come un automa tutta la sequenza dei primi soccorsi mi dirà più tardi: “Mi sono reso conto dello scempio solo quando son tornato a casa e ho sviluppato i rullini. Foto inguardabili, ho bruciato negativi e provini seduta stante...”

A distanza di quarant’anni, mi azzardo a dire che quel giorno non è soltanto morto, a soli 28 anni, Stefan Bellof, ma che la storia dell’automobilismo ha preso una direzione diversa. In primo luogo, perchè se non fosse accaduto quel che è accaduto, Michael Schumacher non sarebbe diventato il mito che è diventato in patria. Avrebbe avuto identica carriera, ma non sarebbe stato il primo grandissimo campione dell’era moderna che la Germania aveva tanto atteso, bensì il secondo, dopo Bellof.

E soprattutto perchè Ayrton Senna avrebbe avuto un rivale diretto della sua stessa generazione e che era già stato approcciato, si dice, dalla Ferrari. Con Ayrton, Bellof aveva in comune tante cose, il talento, la feroce determinazione di racer puro. Altre no: era meno enigmatico e molto più gioviale del brasiliano. Forse meno attento a certi aspetti tecnici e politici. Di certo, aveva un ardimento fuori dalla norma.

La ricerca, empirica, del limite era un obbligo sempre. Mi viene in mente un esempio lampante: 1000 km del Nürburgring 1983, l’ultima sulla Nordschleife intera. Bellof vola in qualifica, pole con cinque secondi di vantaggio, record assoluto ed eterno su quel tracciato. In gara va in testa subito e batte il record sul giro due volte (anche questo rimasto eterno), poi al sesto sbatte, si capota, vola, ma esce senza un graffio.

Ai box siamo in ansia: senza riprese tv, coi commissari collegati alla direzione gara attraverso rudimentali telefoni a cavo, le notizie arrivano col contagocce. Bisogna aspettare che Stefan attraversi un boschetto sino alla provinciale e trovi un passaggio per tornare ai box. Pallido come un cencio? Contrito? Macchè, arriva come se non fosse successo nulla e ci butta lì: “Pflanzgarten in pieno, in gara, non si può fare.”

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