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24 Gen [10:55]

Intervista esclusiva a Malcolm Wilson
“Mondiale a 16 gare, ma occhio ai costi”

Stefano Semeraro

Alla vigilia del Rallye di Monte-Carlo, abbiamo raggiunto Malcolm Wilson, fondatore e anima di M-Sport, la struttura che ormai da oltre vent’anni gestisce le vetture a marchio Ford. E, forte del sostegno diretto di Ford Performance oltre alla presenza in squadra del pentacampione Sébastien Ogier, pronto per un campionato che sarà, a detta di tutti, ancora più combattuto di quello conclusosi in Australia appena due mesi fa.

Signor Wilson, l’abbraccio tra lei e Ogier in Galles è stata forse l’immagine chiave del WRC 2017. Dietro quelle lacrime di gioia quanti sacrifici ci sono stati?
«I festeggiamenti in Galles sono stati sicuramente pieni di emozione, non solo per me ma per l'intero team. È stato un momento speciale, perché non avevamo mai vinto un titolo piloti. Il fatto che siamo riusciti a conquistare tutti e tre i titoli come team privato lottando contro tre dei più grandi costruttori mondiali è stato fantastico, e ne siamo veramente orgogliosi. Non è stato facile. La concorrenza era molto forte e per riuscirci ogni membro del team ha dovuto dare il 110 per cento. Ma è proprio per questo che è stato così emozionate. Abbiamo ottenuto questo risultato contro ogni previsione».

È stato difficile gestire un pilota vincente ed esigente come Ogier che, soprattutto ad inizio stagione, non ha mai mancato di lanciare qualche critica alla vettura?
«C'è un grande rispetto fra Sébastien e il team. Noi rispettiamo lui, e lui rispetta ciascuno di noi. Per diventare cinque volte campione del mondo devi esser certo di avere l'intero team che lavora per te, e Seb e Julien ci sono riusciti. Ma quando hai a che fare con un pilota di quel calibro non hai quasi bisogno di gestirlo. Sa quello di cui ha bisogno, sa quello che vuole, noi dobbiamo solo essere certi di darglielo. E lo abbiamo fatto, consegnandogli una macchina competitiva e tre titoli mondiali»

È molto dispiaciuto di non poter più lavorare con Ott Tanak, un pilota su cui lei aveva puntato forte sin dal 2010?
«Ott ha fatto parte per molto tempo della famiglia M-Sport. Ovviamente è dispiaciuto a tutti vederlo andare via, ma allo stesso tempo non eravamo in grado di far valere l'opzione sul suo contratto. E' un peccato, perché Ott è un pilota che ha dimostrato di saper vincere dei rally e sarà un avversario nei prossimi campionati, ma dalla nostra abbiamo due piloti molto forti come Sébastien ed Elfyn».

Con il sostegno diretto di Ford Performance, si aspetta un decisivo passo in avanti per colmare il gap con i vostri avversari che godono del sostegno ufficiale?
«Ford ha incrementato il suo impegno quest'anno, cosa che ci permetterà di continuare lo sviluppo della Ford Fiesta WRC sfruttando tutte le tecnologie più recenti. Ciò ci mette in una posizione ancora più forte in termini di sviluppo e ci permetterà di concentrarci totalmente sulla difesa del titolo».

Presente nel WRC ininterrottamente da ormai vent’anni, lei è la persona che sicuramente ha dato di più a questo sport, sia come team manager sia come scopritore di giovani talenti, cosa ne pensa delle proposte di chi vorrebbe gare e prove speciali più brevi?
«Mi sembra che l'idea di rally più brevi sia collegata all'idea di aumentare a 16 le prove iridate. Non siamo affatto contrari all'idea di visitare nuovi paesi e di essere presenti su mercati emergenti, ma dobbiamo essere sicuri che i costi siano sostenibili da parte dei team. Se saliremo a 16 tappe, questo richiederà un investimento fortissimo da parte dei costruttori, anche nel caso gli eventi vengano ridotti a due giorni. Se succederà, dovremo assicurarci che ci sia un sistema per assistere i team e ridurre al minimo i costi che ne deriveranno».

Ci può parlare dell’ingegner Massimo Carriero che ha portato un po’ di Italia nella sua squadra?
«Massimo è stato coinvolto nella progettazione e nello sviluppo della Ford Fiesta WRC fin dall'inizio. Lavorando a fianco di Chris Williams è stato un membro molto efficace del team, con una grande conoscenza tecnica e profondità di sguardo. Di certo ha portato un po' di Italia nella nostra squadra, anche perché così non manca mai un po' di caffè Espresso durante le gare!».