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16 Dic [15:58]

Jari-Matti Latvala

Intorno al mondo come un pacco postale... A Jari-Matti Latvala non è successo: quest’anno è toccato soprattutto a Mikko Hirvonen essere il protagonista del tour promozionale allestito dalla Ford a fine stagione. Il ragazzo di bottega l’ha accompagnato solo in qualche tappa e mentre il suo connazionale e compagno di squadra seguitava a saltare da una nazione all’altra per incontrare gente, si è potuto concedere una vacanza. Ne avrebbe fatto a meno, però. Anche se il suo soggiorno negli Stati Uniti è stato piacevole, avrebbe preferito essere lui a dover rispondere dieci, cento mille volte alle stesse domande. Eh già, avrebbe persino gradito sentirsi chiedere se Sébastien Loeb è davvero imbattibile. Invece nessuno l’ha fatto e pure quando i responsabili del Grande Ovale Blu l’hanno coinvolto, il ragazzo con l’aria da studente è rimasto ai margini della festa. A bocce ferme, neppure i cronisti più velenosi se la sono sentita di affondare il colpo, di chiedergli a muso più o meno duro se e fino a che punto si sentiva responsabili della mancata vittoria della squadra nel mondiale costruttori. E pochi hanno provato a sapere come e perché in Polonia, a due passi dalla fine, gli fosse capitato di buttare via un risultato che valeva oro. O a cosa stesse pensando in Galles quando ha provato a modificare i connotati della sua Focus con una divagazione fra fine prova e controllo-stop. Domande senza risposta che lui s’è posto chissà quante volte.

Quella che s’è conclusa nelle brume gallesi non è stata una grande stagione per il finlandese dall’aria tranquilla. Ha vinto in Sardegna e ha rastrellato altri tre podi, ma ha messo insieme diciassette punti meno di quanti ne aveva conquistati l’anno prima. Non ha dato una mano a Hirvonen e neppure a Malcolm Wilson che su di lui contava per riportare l’alloro a Cockermouth. Insomma, non ha reso quanto i fordisti si aspettavano. Conferma Christian Lorieax: “Sulla carta avevamo una coppia di piloti molto forte, la più forte di tutte. Poi è andata come è andata: Jari-Matti non ha mostrato di aver raggiunto quella maturità che gli avrebbe e ci avrebbe permesso di essere al top e abbiamo perso”.
Non è una bocciatura senza appello, quella del geniale progettista belga. Non ancora. Però gli assomiglia parecchio. Le sue parole confermano che Latvala ha perso una buona fetta della fiducia che gli uomini del team avevano in lui. Quella che nei mesi a venire dovrà recuperare per continuare a garantirsi la possibilità di avere un posto di primo piano nella serie iridata. Quello che finora ha fatto solo intravvedere di meritare.

Non è scarso, il pilota con l’aspetto di un liceale. Ha un potenziale molto, molto alto. Lo confermano i numeri: in settantanove presenze ha ottenuto due vittorie e in undici volte è salito sul podio. Ha messo tutti dietro in cento e dieci prove speciali ed è il più giovane ad aver vinto un rally mondiale. Altri numeri gli sono meno favorevoli: i diciotto ritiri collezionati non sono pochi. La sua media di stop anticipati è del ventidue e otto per cento contro il diciotto e quattro di Hirvonen e il dodici e due di Loeb. Percentuale alta, ma non altissima: per dire, quella di Gigi Galli è del quarantaquattro e otto. Eppure, a differenza del livignasco, il nordico è considerato un distruttore di scocche. Questione di etichette che una volta prese è fatica scrollarsele di dosso. Latvala lo sa, lo sente. Ci pensa e ci soffre più di quanto non sia disposto ad ammettere. E’ sensibile, ma è anche intelligente. Può trovare dentro di sè la sicurezza necessaria a fare il grande balzo. Ancora non ha venticinque anni, il futuro può ancora essere suo.

Guido Rancati