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Trident con Ricky Flynn per
selezionare i piloti del futuro

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Milwaukee - Gara
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8 Dic [17:49]

MEMORIAL BETTEGA – FINALE
La vendetta di Hirvonen

BOLOGNA – La vendetta va consumata fredda, si dice. Mikko Hirvonen si adegua. Il finlandese aveva un conto in sospeso con i saliscendi, i curvoni e le curvette dell’arena bolognese: l’ha chiuso e ride soddisfatto. “La prima volta che ero stato qui – ricorda – avevo in pratica demolito l’auto e un po’ ci ero rimasto male...”. Da allora sono passati diversi anni, ma s’è rifatto. Alla grande. Battendo per tre a uno Sébastien Ogier.

“Questo – ricorda il Pallido – non è esattamente un rally, ma per vincere bisogna comunque battersi al massimo e poi il francese, per quanto giovane, è uno che ha già fatto vedere di sapere andare forte”. Difatti, al di là del punteggio, il ragazzo con la C4 in livrea blu-bianco-rossa e il logo della dinamica Federation Française Sport Automobile, ha costretto il vice-campione del mondo a fare gli straordinari. A pigiare sul chiodo come da almeno un paio di stagioni fa in ogni appuntamento della serie iridata. E a un certo punto ha pure sperato di spuntarla. “Non ce l’ho fatta, ho perso”, dice a bocce ferme. Aggiunge: “Comunque è stato bello lo stesso e spero di tornare l’anno prossimo”.

Battiam battiam le mani. Il popolo dei rally, quello sugli spalti, rende onore al merito di chi è stato protagonista vero sulla pistina del Motor Show. A chi ha vinto e ha chi non ha vinto, ma ci ha provato. A Marcus Gronholm che con l’imponente Impreza ha già fatto miracoli ad accedere alle semifinali e a Petter Solberg che dopo aver conquistato il bronzo di un soffio ha dato spettacolo con numeri d’acrobazia. “Dovevo farlo, non potevo lasciare che la gente si ricordasse della mia scivolata di un anno fa”, dice quando posteggia la Xsara sotto il podio. Poi fa finta di essere arrabbiato e emette una specie di brontolio: “Ahh, non ho vinto e quindi non va niente bene”, spara in qualche microfono con aria seria. Poi scoppia in una sonora risata e, contento di aver stupito, precisa di essere felice assai: “Anche perché il mio è stato come sempre lo show più bello di tutti”.

I tre assi veri si prendono le coppe e gli altri stanno a guardare. Lo fa Mads Ostberg e lo fanno Andrea Navarra e Simone Campedelli, tre che nella due giorni di passione nel nome di Attilio Bettega hanno raccolto poco. Non lo fa Valentino Rossi: quando i protagonisti dell’appuntamento felsineo salutano la gente, il Fenomeno del motomondiale già è lontano con tutta la sua corte al seguito...

Guido Rancati