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23 Mar [17:15]

CONTROCANTO
di Guido Rancati

Jacques Régis (nella foto), lascia la presidenza della Federazione Francese Sport Auto e dall’altra parte delle Alpi c’è chi festeggia. Forse Claude Cresp, promosso da tesoriere a presidente almeno fino all’assemblea in programma il prossimo 2 luglio, ma non solo. Il dirigente di Nimes non a tutti piaceva: discutibile e discusso, negli anni in cui ha retto il pallino che aveva tolto dalle mani di Jean-Marie Balestre, Régis s’era fatto qualche amico e tanti nemici. Dentro e fuori dall’Esagono: non a caso, poco dopo averlo messo a capo della Commissione del Mondiale Rally, Max Mosley s’era dato da fare per costringerlo a rimettere il mandato. Con successo, visto che da ormai più di anno il francese s’era fatto da parte.
“Abbiamo un presidente che vive all’estero...”, osservavano spesso, i colleghi francesi. Lasciando intendere il disagio di una federazione retta da un uomo che, passati i sessanta, aveva preferito stabilirsi al sole delle Mauritius. Eppure, anche da lontano, l’uomo che aveva provato e riprovato a strappare l’etichetta mondiale al Tour de Corse per appiccicarla al suo Rallyes des Garrigues ha continuato a fare la sua parte in difesa dell’automobilismo da corsa della Francia. Soprattutto dei rally: è (anche) merito suo se proprio il Tour de Corse ha smesso di essere perennemente “fra color che son sospesi”, è (anche) merito suo se la Citroen ha trasformato un addio in un arrivederci. Ed è soprattutto merito suo se diversi suoi connazionali hanno avuto modo di farsi notare con un volante fra le mani. Pure Sébastien Loeb gli deve qualcosa: è tutto da dimostrare che senza l’Operazione Rallye Jeunes, l’alsaziano avrebbe cominciato a correre.
Di cose buone, insomma, Régis ne ha fatte parecchie.
Anche l’automobilismo da corsa italiano – che fra l’altro continua a non avere una vera federazione e chissà mai se un giorno l’avrà... – è retto da qualche anno da un personaggio molto discusso che opera all’estero, in Svizzera, dove trascorre mediamente cinque giorni alla settimana. Oberato di impegni professionali che gli lasciano poco tempo da dedicare alle faccende di sport. Anche per questo, di medaglie in battaglia non è che finora ne abbia conquistate tante. Ma non pensa a seguire l’esempio di Régis. Forse perché è troppo impegnato a regolare gli orologi dei suoi ricchissimi clienti in vista dell’ora legale. Dev’essere un lavoraccio...

di Guido Rancati