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6 Mag [9:40]

Il commento
"Sardi e sordi"

Ci sono i sardi e sono quasi tutti piuttosto gentili. “La gente qui si porta appresso secoli di isolamento e anche di assenza dello stato, ma è pronta ad aprirsi per accogliere chi arriva dal continente”, osservano quelli che in queste contrade ci sono nati e che, pur se la vita ha poi portato lontano, non possono fare a meno di tornarci ogni volta che possono. Offrendo un ritratto molto realistico del carattere di un popolo abituato da sempre a confrontarsi con una realtà difficile. Gente visceralmente legata alla propria terra. E che, forse, proprio per questo, non è mai riuscita a vincere le ataviche paure nei confronti del mare. “I primi pescatori sono stati uomini arrivati dalla terra ferma, in gran parte dalla Campania”, raccontano in tanti. La facilità con la quale i responsabili del Consorzio Costa Smeralda riuscirono, ieri l'altro, a farsi cedere da contadini e pastori la fascia costiera pare confermare il concetto.
Un giro per le strade della cittadina che, forse suo malgrado, è diventata il punto di riferimento di un enclave esageratamente viappaiolo, basta e avanza per mettere a proprio agio chiunque rifiuti di rinchiudersi nello spazio decisamente ristretto delimitato da alberghi con più stelle di tre costellazioni messe insieme. Come nei paesi, paesini e paesoni di un entroterra incantevole, anche nella capitalina gallurese ci vuole meno di niente per non sentirsi un estraneo. È anche per questo che la gente dei rally è tornata volentieri in Sardegna. Per questo e per altre cose: la bellezza dei posti, i piatti di una cucina eccezionale e sostanzialmente povera che si accompagna con vini di valore assoluto. Non per la tipologia delle prove speciali che un anno fa, a chi corre, non erano piaciute per niente. Non per un parco assistenza-lager circondato da reticolati che non ci sono nemmeno nella colonia penale, essa sì davvero speciale, di Mamone. Non per sentirsi rispondere da un responsabile dell'evento, è successo a quelli della Yokohama alla vigilia, che per i loro furgoni non c'era posto nel paddock. “È spiacevole che non siate state avvertiti prima di imbarcare i mezzi sul traghetto”, ha detto a Colzani uno dei vari generali assoldati dall'organizzazione del Sardinia. Uno di quelli ingaggiati sul continente seguendo criteri che sembravano misteriosi e invece sono ormai chiarissimi.
Ci sono anche i sordi, purtroppo. Il Gatto e la Volpe, ad esempio. Girano in coppia, in coppia distribuiscono sorrisi rassicuranti e a guardarli vien naturale aspettarsi che canticchino la canzoncina di Bennato: “Siamo in società, di noi ti puoi fidar...”. E invece ogni volta che aprono bocca è solo per ripetere quanto sono stati bravi. Se lo dicono da soli, forse perché nessuno lo dice loro. Hanno origini e culture diverse, i due. Ad accumunarli ci pensa un morboso attaccamento al potere e un'allergia ad ogni tipo di critica. La loro è una specie di corte dei miracoli: il Gran Presuntuoso, il Lugubre, il Cavalier Servente. Tutti arrivati dalla terra ferma, tutti sordi.

di Guido Rancati