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24 Apr [18:22]

Taro - La nostalgia di D'Amore

Guido Rancati

A chi si chiede cos'ha di speciale l'International Rally Cup, sono le parole di Guido D'Amore a fornire una risposta convincente: “L'ambiente è rimasto quello sano di una volta, quello che in altre serie s'è perso”, chiarisce il copilota del ponente ligure. Che aggiunge: “Poi, ovviamente, va messa in conto la bellezza delle gare che compongono la serie”. Protagonista fino a qualche stagione fa di una Coppa che seguita a distribuire premi importanti, il campione italiano in carica, non fatica ad ammettere che il Rally del Taro l'ha stregato. E non solo per il margine risicatissimo, due decimi appena, che alla fine aveva separato lui e David Oldrati, primi, da Roberto Botta e Piercarlo Capolongo, secondi. “Fu proprio una bella sfida, incerta fino all'ultimo metro”, ricorda.

Ma non è stata solo la vittoria a farlo innamorare dell'appuntamento parmense: “Il primo posto – chiarisce – ha rappresentato la classica ciliegina sulla torta, una torta molto ben confezionata da un gruppo di organizzatori capaci e appassionati”. Della gara che ha come epicentro Bedonia ha apprezzato, come tutti, il percorso: “Le prove speciali sono tutte decisamente belle. Lo sono talmente tanto che mi è difficile indicare quella che mi piace di più: potrei dire la Tornolo che, pur breve, esalta la pulizia della guida. O magari la Folta che con i suoi ventiquattro chilometri offre un caleidoscopio di situazioni diverse. O la Bardi per la sua fantastica cornice di pubblico: gareggiare sotto gli occhi di qualche migliaia di spettatori regala sempre delle belle emozioni”.

Ed è proprio la presenza di tanta gente a bordo strada che gli rende più pesante non essere al via della prossima edizione, quella che si svolgerà il secondo fine settimana di maggio: “Il mio impegno con la Skoda e la concomitanza con la Targa Florio non mi permetteranno di esserci e la cosa mi dispiace: mi perderò un sempre salutare bagno di folla e l'affetto con il quale i rallisti sono sempre accolti a Bedonia. Nel borgo appenninico c'è qualcosa di magico, il calore degli abitanti ti avvolge fin dal primo momento e ti fa star bene. E non è un caso se lo skadedown del Taro inizia fra le case di Bedonia e nessuno del posto se ne lamenta”.