8 Gen [8:35]
COMMENTO
A Montecarlo parte
un Mondiale in... rosso
Ad aprire la lista, noblesse obblige, la nuova, scintillante C4 con il numero 1 incollato sulle porte. L’Armata Rossa torna ufficialmente a battere le strade del mondiale rally e la sua presenza fa pensare a sfide accese fra Sébastien Loeb, l’extraterrestre, e Marcus Gronholm. Con Dani Sordo e Mikko Hirvonen a cercare di inserirsi in qualche modo nel testa a testa fra i rispettivi capitani. Ma il piatto piange. Dietro alla Citroen e alla Ford, c’è il vuoto o quasi. C’è sempre la Subaru, non più gommata Pirelli, ma almeno per il primo quarto della stagione ancora con la sciagurata versione 2006 dell’Impreza, e c’è la Kronos con una Xsara per Manfred Stohl che solo di tanto in tanto sarà affiancato da Daniel Carlsson. Poi solo le due squadre satelliti di Malcolm Wilson: quella sponsorizzata da Stobart con Henning Solberg e Matthew Wilson e quella con i colori Munchi’s con Perez Companc e Raies. Non a tempo pieno, però. Solo in una decina dei sedici appuntamenti in programma.
I conti sono presto fatti: nella migliore delle ipotesi, saranno in dodici a battersi per rastrellare punti per il Mondiale Costruttori. E, fra loro, sei con le Focus studiate, costruite e curate a Cockermouth dalla M-Sport. Non è un monomarca, ma poco ci manca. A Montecarlo, poi, dove da qui a una decina di giorni si aprirà il gran ballo, saranno solo in nove. Pochi, maledettamnte pochi. Anche se a rimpinguire i ranghi in quello che era il “rally dei rally” ci saranno pure Jari-Matti Latvala, Gareth MacHale ed Eamonn Boland con tre vuerrecì dl Grande Ovale Blu, Jan Kopecky con una Fabia, Khalid Al Qassimi e Toni Gardemeister con le stagionate Lancer e un manipolo di piloti di secondo piano con altrettanto stagionate 307. Non c’è da stare troppo allegri. Che dopo un’annata alla grande Marc Van Dalen non sia riuscito a trovare il budget necessario a far correre stabilmente due vetture deve far riflettere. Come l’assenza della squadra di Jacky Bozian.
Gli alti e bassi sono una costante della serie iridata. Ma mai come adesso il futuro del mondiale è grigio. Anche per l’ostinazione con la quale nella stanza dei bottoni – e dei bottini – mostrano di voler insistere a proporre sedici appuntamenti. Che in tempi di vacche magre non sono tanti, sono troppi. Se n’è accorto anche Guy Frequelin che pure, pochi anni fa, era stato il primo ad appoggiare entusiasticamente la scelta di Max Mosley...
di Guido Rancati