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23 Feb [10:29]

CONTROCANTO
di Guido Rancati

Uno dice: “Sai perchè alci e renne, in inverno, si nutrono di muschi e licheni? Perché quello che la natura offre è sempre più appetibile di quello che si mangia nei ristoranti del profondo nord”. Una battuta, una delle tante girate fra gli addetti ai lavori nella lunga trasferta scandinava. E neppure la più cattiva.
Due settimane nella penisola scandinava sono tante, forse troppe. Per lo stomaco, per gli occhi e per la testa. Per risparmiare sui costi di trasferta s’è detto. In parte è vero, pur se a conti fatti quello che s’è risparmiato sui biglietti aerei s’è speso in alberghi e trattorie. Non hanno fatto sconti, gli eredi dei vichinghi. Per dire, in Norvegia, riprendendo un’iniziativa già adotatta da altri organizzatori con tanta, troppa fretta di rientrare dell’investimento effettuato per ospitare il circo iridato, hanno fatto in modo di bloccare le camere intorno ad Hamar e proporle a prezzi, ça va sens dire, maggiorati agli addetti ai lavori. Prendere o lasciare e la gente dei rally ha preso. Come molti di loro, un paio di anni fa, avevano dovuto fare ad Olbia.
Ma il problema non riguarda la catrtiva cucina e il caro-alberghi. È più profondo. Ci si domanda se è stato davvero un bene proporre altri due appuntamenti ravvicinati nel tempo e, in questo caso, nello spazio. E a cose fatte vien difficile rispondere di sì: “È chiaro che due eventuali vittorie rischiano di avere un impatto mediatico ridotto”, osservava Guy Frequelin in tempi non sospetti. Ben prima che a firmare la doppietta fosse la Ford. La storia, insomma, è la solita storia della coperta troppo corta: la tiri di qui e resti scoperto di là. La realtà è che di questi tempi, con questi chiari di luna, sedici manches iridate sono una follia che il rallismo non dovrebbe permettersi. Men che meno per riproporre gare-fotocopia o quasi. Lo hanno capito tutti, forse anche quelli che occupano le poltrone nella stanza dei bottoni. Ma insistono, diabolicamnte. Magari solo perché il tempo delle elezioni si avvicina e a chi ha il pallino in mano non pare bello e neppure opportuno scontentare qualche possibile elettore. Così si va avanti facendo finta che tutto vada bene, facendo finta di dimenticarsi che a tenere in piedi la baracca sono rimasti solo tre costruttori. E che una squadra che ha dimostrato di saper lavorare alla stragrande, la Kronos, ha la certezza di schierare due vetture soltanto in sei manches su sedici.

di Guido Rancati

Nella foto, Mikko Hirvonen impegnato in Norvegia (Photo4)