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20 Apr [18:38]

CONTROCANTO
di Guido Rancati

Parola d’ordine: rompere l’accerchiamento. L’Automobile Club d’Italia è nell’occhio del ciclone e il presidente Franco Lucchesi ha lanciato la controffensiva: dopo aver fatto sapere ai suoi che l’ente si sarebbe appoggiato ad organi di stampa amici per ribattere ai sempre più pesanti attacchi rivolti all’ente, è passato all’azione. Il primo risultato è l’intervista “esclusiva e senza sconti” ad Angelo Sticchi Damiani pubblicata dal settimanale SportAutoMoto.
Ne dice di cose, il presidente (fra l’altro) del comitato organizzatore del Rally d’Italia. Smentisce che il budget della passata edizione dell’appuntamento iridato abbia sforato di un milione e passa di euro e difende la scelta di portare il mondiale in Sardegna: “Pasquale Lattuneddu ha avuto il grande merito di offrire questa opportunità all’Italia”, dice fra l’altro il potente dirigente federale. E l’affermazione suona strana, anche perché nel corso della stessa chiacchierata-fiume aveva ammesso che l’Aci, per chiudere i conti con l’Europa Team, s’è fatto carico di tutta una serie di situazioni. Ovvero ha tappato qualche buco. Non tutti: perché “ci sono regole molto precise e non possiamo oltrepassarle”. Dev’essere così, ma resta la curiosità di sapere dove è finito il milione di euro versato all’Europa Team dalla Regione Sardegna. Forse è servito a ripianare il buco creato allestendo il circuito cittadino di Cagliari. Forse, ma nessuno lo dice. Intanto, a tre anni di distanza, ci sono ancora collaboratori e fornitori che aspettano di essere pagati.
In compenso, Sticchi Damiani ammette che la Csai a suo tempo aveva concordato il passaggio del rally dall’asfalto ligure agli sterrati sardi con Adolfo Rava. E in qualche modo lascia intendere che la nomina di Antonio Turitto a direttore generale del rally isolano faceva parte dell’accordo. Con buona pace di chi s’era illuso che l’ultimo addetto stampa del Sanremo mondiale fosse stato scelto per un qualche suo merito. Niente di sconvolgente, niente che gli addetti ai lavori già non sapessero. Ma è la prima volta che a confermare certe voci è qualcuno che ha un posto nella stanza dei bottoni. Piano piano, la verità comincia ad emergere. Perché il tempo, in fondo, è galantuomo. Lui.

di Guido Rancati