5 Ago [22:05]
Giandomenico Basso
Finirà, me lo hai detto tu. Ma non sei sincera, te lo leggo negli occhi... Bella voce, Dino. E canzoni da struscio che hanno fatto sognare schiere di adolescenti. Quaranta e passa anni fa.
Giandomenico Basso forse non ha lo stesso talento vocale del cantante veronese, ma lascia che chi vuole legga nei suoi occhi. Sempre, quando le cose non vanno come vorrebbe e quando invece vanno bene. Come a Madeira, ad esempio. Sulla Perola do Atlantico, il trevigiano ha dato lezioni a tutti. E’ stato grande come lo era stato negli anni precedenti, ha vinto come aveva già fatto in un paio di occasioni e come avrebbe potuto fare altre due volte. Forte un po’ dappertutto, sui saliscendi intorno a Funchal, è un’iradiddio. Finché ha il casco in testa. Poi se lo toglie e torna normale, assolutamente normale. Parla bene di quelli che ha battuto e di quelli che, ripete ogni volta, si sono impegnati per dargli la possibilità di imporsi. Perché così fan (quasi) tutti, perché ha imparato fin da ragazzo a rispettare il lavoro altrui. E perché lo Scorpione non lo ha solo cucito sul petto, ma fa parte di lui. Del suo presente e del suo passato.
Fosse solo per lui, anche del suo futuro prossimo e remoto. Pur se sa che niente è per sempre e che forse, un giorno, cambierà divisa. Intanto ci dà dentro come pochi sanno fare. “Sono un aziendalista convinto”, dice il Giando. Mettendocela proprio tutta per far sapere che no, non ha sassolini da togliersi dalle scarpe. Ribadendo che no, non finirà.
Nato il quindici settembre di trentasei anni fa, non è più un bocia e non è ancora un vecio. E’ un pilota nel pieno della sua maturità, con l’esperienza sufficiente per fare sfracelli non solo sull’asfalto e la stessa fame di quando ha cominciato a correre, quindici anni fa. E’ uno che non si arrende facilmente. E’ uno che fa tanti fatti e poche parole. Di danni, poi, ne fa ancora meno. Insomma, uno che ad averlo in squadra è sempre un affare. Anche se, prima e dopo le corse, evita con molta cura di mettersi sotto i riflettori. Tirarsela non è il suo forte, non lo è mai stato. Gli atteggiamenti da divo non sono compresi nel suo dna. E per questo piace pure ai suoi avversari. A Kris Meeke, l’ultimo arrivato a recitare ruoli importanti sul palcoscenico dell’Intercontinental Rally Challenge, ma anche a Nicolas Vouilloz che la serie alternativa la frequenta ormai da un po’.
Non hanno fatti salti di gioia, i due che sulle strade catramate dell’isola portoghese hanno dovuto lasciargli il passo. Ma gli abbracci con i quali lo hanno festeggiato a bocce ferme erano sinceri. Come le parole del transalpino in forza alla Kronos: “Certo - diceva nella sera madeirense il pluridecorato in down-hill – avrei preferito vincere. Però non posso non essere contento che a spuntarla sia stato Giandomenicò: se lo meritava, dopo mesi difficili”. Già, se lo meritava. E adesso guarda avanti più sereno. Adesso aspetta e spera. Di vincere ancora, ça va sensa dire, di vedersi proporre un prolungamento del contratto straguadagnato.
Finirà, me lo hai detto tu... Una bella canzone, solo una bella canzone.
Guido Rancati