5 Mag [12:28]
IL PERSONAGGIO
Didier Auriol: quando la vita ricomincia a 50 anni
Una gara per festeggiare i cinquant’anni, un classico. L’ha fatto Markku Alen e dopo di lui l’hanno fatto pure Timo Salonen e Ari Vatanen. Didier Auriol s’è spinto più in là: nell’anno della torta con su le cinquanta candeline, di gare s’è ne è offerto addirittura quattro. Non con una vuerrecì come a suo tempo avevano fatto i tre finlandesi volanti, ma con una Super2000. Questione di costi, ma non solo. Perché un’incursione nella serie iridata con una top car gli sarebbe costata poco meno di quello che ha messo sul piatto per garantirsi un poker di partecipazioni nell’Intercontinental Rally Challenge con la Grande Punto. “E comunque – spiega – non avrei avuto un’auto con la quale misurarmi con i migliori. E non avrei potuto lavorare con una squadra amica come la Grifone”.
Già, l’amicizia. Il Folletto delle Cevennes sa quanto vale, l’ha sempre saputo. Quando gli è capitato di gareggiare in strutture nelle quali i rapporti umani erano marginali, ha sofferto. Adesso invece vuole stare bene, vuole divertirsi. Misurandosi con piloti che hanno più o meno la metà dei suoi anni. Insieme a Denis Giraudet, ça va sans dire, e con Fabrizio Tabaton a tirare le fila in cabina di regia. “Un amico – spiega – mi ha messo in contatto con uno sponsor disposto a finanziare l’operazione e l’accordo è stato raggiunto. Ma se Denis non avesse accettato da farsi coinvolgere, non se ne sarebbe fatto niente”.
Un titolo iridato e venti vittorie in carriera, riparte dal Portogallo il prossimo week-end dove, tre anni fa, aveva di fatto chiuso. Con una gran voglia di fare e fare bene. Ma anche di scoprire se è ancora in grado di reggere il confronto con gli avversari. È carico come una molla ed è un buon segno: “Quando è così, è un brutto cliente per tutti”, sentenzia Tabaton. Auriol incassa l’apprezzamento, ma non si esalta: “Fino a che punto posso ancora essere competitivo, lo dirà il cronometro. Io posso solo dire che ce la metterò tutta per essere protagonista”, osserva. La sfida che lo aspetta è tosta. La concorrenza – nell’appuntamento lusitano così come nelle altre manches della serie alternativa che lo vedranno al via – è numerosa e qualificata. Per provare a vincere, dovrà mettersi nella famosa “posizione quattro”, quella che in un passato già quasi remoto, gli permetteva di mettere dietro Carlos Sainz e Juha Kankkunen, Colin McRae e Miki Biasion.
“Lo farà, sono certo che lo farà”, afferma Joao Passos. Il portoghese non ha dubbi. L’interessato dice di averne qualcuno: “Bisognerà vedere alla distanza”, fa notare sforzandosi di restare serio. Ma lo sguardo lo tradisce. È sereno, come ai bei tempi. Come quando, sull’asfalto del Sanremo, costruiva una delle sue vittorie più belle rimontando Sainz. “Ma è successo tanti anni fa. Adesso voglio soprattutto divertirmi pilotando una macchina da corsa...”, commenta. È così, ma se l’età fosse solo un numero?
Guido Rancati