19 Gen [15:25]
Monte Carlo: i pronostici
del Mago Verglass...
Le mezze stagioni che non ci sono più e quelle intere che non sono più cosi intere come una volta. I ghiacciai che si ritirano e la neve che quando scende è quasi sempre per pochi giorni. È l'effetto-serra che si fa sentire. Ma anche l'effetto-spazzaneve e l'effetto-sale: una spruzzata e i mezzi entrano in azione pure su certe stradine fra i monti tracciate per congiungere borgate che fino a non troppo tempo fa restavano isolate per mesi. Le immagini di auto che avanzano sulle speciali del Montecarlo fra muri di neve che non finiscono mai sono sempre più ingiallite, appartengono a un passato non ancora remoto e tuttavia già non più prossimo. Eppure il Monte è sempre il Monte. Unico e inimitabile nel tenere protagonisti e comprimari sulla corda. Un refolo di vento del nord che si infila fra monti e valli non proprio d'or e lo scenario cambia completamente: l'umidità diventa verglas e il verglas divanta ghiaccio. A placche, magari. E per chi deve cercare di fare il tempo o anche solo arrivare al fine prova è persino peggio. Non è perché finisce a un tiro di cannone dal casino dove sopravvivono le ultime insegne della Belle Epoque che quello in programma da quasi un secolo a gennaio resta il rally-roulette. Una scelta troppo prudente o troppo azzardata di gomme e la pallina schizza via, lontano dalla casella alla quale pareva destinata. È il bello della sfida d'inverno a ridosso della Costa Azzurra, in fondo. Pronostici scritti sulla galaverna che come lavagna è persino più inaffidabile della sabbia. Da cercare nei fondi del caffé. O provando a interpretare i propri sogni, dando un numero a oggetti e azioni come da cinque secoli fanno i devoti della smorfia napoletana
1 Sebastien Loeb Il numero è da giocare se nel sonno è parso di scorgere un accumulatore o ci si è visti sovrastare tutti o, ancora, acclamare qualcuno.
2 François Duval Corrisponde all'abbondanza, forse e non necessariamente quella dell'ingaggio pagato al belga dalla Citroen. Ma anche all'abbacchio che si mangia nei giorni di festa.
3 Toni Gardemeister. Una belva
che si aggira fra sogni simili a incubi. Malcolm Wilson è cosi che si aspetta il finlandese e cosi l'eterna promessa deve essere se vuole garantirsi un futuro negli anni a venire.
4 Roman Kresta. Sorgere e l'immagine poetica rende bene l'idea. Pure abbrustolire ceci per la strada e neppure questa è ipotesi da scartare per un futuro, quello del pilota dell'est, ancora tutto da disegnare.
5 Petter Solberg. Accoppiamento e non è quello, felice, con Pernilla Walfridsson e neppure quello vincente con Phil Mills. Dopo una stagione di non si sa quanto confortevole isolamento nel Blu Team, il norvegese torna a dividere onori e oneri con piloti veri.
6 Stéphane Sarrazin. Scene di caccia, con un abile cacciatore in primo piano. Il francese, appunto. Che ha modi gentili, ma non si fa fatica a immaginarlo con una doppietta fra le mani.
7 Marcus Gronholm. Un tipo abbandonato, accantonato. Proprio come il finlandese s'è sentito spesso nella passata stagione da parte dei suoi capi. Occhio, pero: la smorfia suggerisce il numero anche se è comparso qualcuno impegnato a riemergere
.
8 Markko Martin. Sovvertire, ovvero cambiare l'ordine abituale delle cose. Come il taciturno estone che sovversivo non è e tuttavia ha una gran voglia di cambiare il corso della storia. Riportando in vetta il Leone Rampante.
9 Harri Rovanpera. Abboccare e non è chiaro da quazle parte della lenza sta il finlandese. Ma anche abituale come ormai è nel giro iridato. A Rugby, in fondo, contano molto sulla sua esperienza.
10 Gilles Panizzi. E' nato a Mentone, e vive un po' a Montecarlo e un po' a Sospel. È l'enfant du pays e abitare gli corrisponde perfettamente. Un sogno che ricalca la realtà, insomma.
11 Armin Schwarz. Veterano di mille e mille battaglie, il tedesco. Difatti il numero che si porterà appresso in questa sua ennesima cavalcata mondiale corrisponde a un abbonamento. Forse da rinnovare nel corso della stagione.
12 Alexandre Bengué. Ha tenuto in vita il campionato francese fino all'ultimo, non ha vinto il titolo ma ha fatto soffrire il predestinato. E per lui si sono aperte le porte di Mlada Boleslav. Che poteva fare? Accomodarsi, appunto.