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Portimao torna nel Mondiale F1
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World Endurance

Genesis a Montmelò con due GMR-001
Raggiunti gli 8000 km, nel 2027 in IMSA

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elms

A Sepang nella ALMS, Cetilar vince
anche gara 2 con Lacorte-Milesi-Fuoco

Dominio totale del team Cetilar Racing, nel primo dei tre appuntamenti dell'Asian Le Mans Series. Al suo debutto nella s...

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Super Formula

Doohan, gli incidenti a Suzuka
e l'odio gratuito sui social media

Davide Attanasio - XPB ImagesSe parlassimo di una relazione di coppia, quella tra Jack Doohan e il circuito di Suzuka stareb...

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Rally

Lancia al via con PH Sport: Rossel e
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Michele Montesano Sarà una formazione a due punte quella che segnerà il ritorno di Lancia nel Mondiale Rally. Se la Ypsilon...

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7 Giu [12:19]

CONTROCANTO
Tra draghi e realtà...
di Guido Rancati

Al Drago bisogna portare rispetto. Dicevano bene, gli appassionati di rally del triveneto: Sandro Munari detto il Drago era il numero indiscusso e indiscutibile. Il rispetto se l’era guadagnato sul campo con le sue vittorie a ripetizione, quelle con la quasi imbattibile Stratos, ma soprattutto quelle con la Fulvia. Insomma, era un grande vero. Era un mito. Lo è ancora: gli eroi son sempre giovani e belli. Anche quando sono avanti con gli anni. Quello che hanno fatto resta nelle teste e nei cuori.
Sessantasette anni compiuti lo scorso marzo, Munari ha smesso da tempo di esaltarsi e di esaltare moltitudini di spettatori in prova speciale. I più vecchi del giro raccontano ancora le sue imprese leggendarie e i più giovani stanno ad ascoltarli con interesse. Molti di loro hanno già letto la sua seconda biografia, moltissimi di loro leggono la sua colonna su Rallysprint. Ha dato sufficientemente alla specialità per aver diritto a esprimere le sue opinioni. E poi le opinioni vanno rispettate sempre e comunque, a prescindere dai trascorsi e dal carisma di chi se ne assume la responsabilità. Ma i fatti sono un’altra cosa.
“Immagino già la reazione che avranno i grandi esperti a questa mia affermazione, etichettandomi come nostalgico e polemico”. Così ha scritto sull’ultimo numero del mensile bolognese il Drago. Dopo aver ribadito di non essere d’accordo con chi va dicendo che Sébastien Loeb è il più grande pilota da rally di tutti i tempi e aver saggiamente ricordato come i confronti fra piloti di epoche diverse non siano possibili. Giusto, giustissimo: chiedere chi è il più grande è un po' come chiedere a un bimbo se vuole più bene al papà a alla mamma.
“Un tempo le ricognizioni erano autolimitate dal chilometraggio delle speciali. Quando andava bene, avevi il tempo per fare le note e correggerle e il più delle volte lo si faceva guidando vetture a noleggio”. Ha scritto anche questo e la sua non è un’opinione. È un falso storico. Vabbé che i rally del tempo andato non finivano mai, ma gli ufficiali passavano un mesetto a preparare il Montecarlo, il Safari, il Sanremo e gli altri grandi appuntamenti. E usavano i muletti...
Al Drago bisogna portare rispetto. Ma non sarebbe male se anche lui un portasse un po’ di rispetto alla realtà delle cose...

di Guido Rancati

Nella foto (Photo4), Sandro Munari con la mitica Lancia Stratos Alitalia al Rallylegend 2005