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29 Mag [14:43]

IL DUBBIO
E se la C4 non fosse
propriamente un missile?

"Vuol dire che andremo a vincere a casa sua...”. Così parlò Daniel Elena in Sardegna, l’altra settimana. Lasciato a fare la guardia ai resti della C4 immobilizzata dalle parti di Azza Manna, il copilota monegasco, da anni spettatore privilegiato delle imprese – le tante belle e le poche meno belle - di Sébastien Loeb, non aveva perso il buon umore. E neppure la convinzione che alla fine della stagione sarà ancora lui, insieme al suo compare, a festeggiare la conquista del titolo iridato.
Possibile, se non probabile. Anche se adesso sono di nuovo loro a dover inseguire Marcus Gronholm. L’hanno già fatto una volta, in questa stagione. Possono rifarlo. Lo pensa anche l’alsaziano, convinto che le quattro manches su asfalto che ancora restano e che, nell’ordine, sono Deutschland, Catalunya, Corsica e Ireland, gli daranno una mano a recuperare i sette punti che per ora lo separano dal finlandese fordista.
Intanto però c’è l’Acropoli, con i suoi sterrati che i campioni veri seguiranno ad amare poco anche se non sono più quelli di una volta. Ma fanno sempre tanta paura a chi progetta macchine da corsa. Quello nella terra degli dei ha tutto per essere un appuntamento cruciale della stagione: uno, Gronholm, non vuol perdere e l’altro, Loeb, non può perdere. Ecco allora che non serve saper leggere nei fondi del caffé per immaginare un fine settimana carico di tensioni. Bello e, si spera, senza code troppo velenose. Insomma: senza delazioni come quelle che non tanto tempo fa hanno cambiato i connotati della classifica portoghese.
"L’anno scorso ci avevo provato, ma invano” , ricorda l’asso della Citroen. Che aggiunge: “Con la C4 dovrebbe andare meglio” . È un professionista, sta bene attento a non dire niente che possa dar fastidio a Guy Frequelin e tanto meno a Gilles Michel, il gran capo supremo dell’azienda della Doppia Spiga Rovesciata. S’è assunto le sue responsabilità per il fuori programma sardo come aveva fatto dopo le divagazioni norvegesi. Difende con veemenza il lavoro dei tecnici di stanza a Versailles, ma intorno a lui cresce il dubbio che l’ultima arma francese non sia poi così fantastica come la lunga gestazione aveva lasciato prevedere...

di Guido Rancati