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27 Apr [19:26]

Quel cordoglio imposto
che ipocrisia alla Targa Florio

Guido Rancati

Giuseppe Laganà e Mauro Amendolia non conoscevano Antony Perrin. Fino a qualche giorno fa li accomunava la stessa, grande, passione per i rally; dallo scorso venerdì pure quel destino, anche lui sempre cinico e baro, che li ha voluti al traguardo della loro vita terrena nel corso della terza prova speciale di gare simili pur se distanti fra esse qualche migliaio di chilometri. Mentre stavano dedicandosi a uno sport che, da sempre e per sempre, sa essere estremamente crudele: Giuseppe sacrificando come tutti gli altri insostituibili “militi ignoti” il proprio tempo libero per rendere possibile ad altri di gareggiare, Mauro e Antony mentre provavano a cavar fuori il massimo da automobili – una Mini assai simile a quelle che ci occhieggiano dai saloni e una Saxo Vts – tutt'altro che sofisticate.

I due eventi luttuosi hanno lasciato lo stesso agghiacciante senso di vuoto in chi era in qualche modo legato ai tre e non solo. “Purtroppo nel mondo dei rally si piange spesso”, ebbe a scrivere Bruno Saby dopo la scomparsa di Jeff Fauchille e molti, da questa e dall'altra parte delle Alpi, si sono ritrovati a versare altre lacrime. Qualcuno, da questa e dall'altra parte delle Alpi, si è trovato a chiedersi se vale davvero la pena rischiare la propria e l'altrui vita anche quando il tempo dei sogni è definitivamente finito. Capita spesso di farlo, soprattutto quando la vita ci presenta un conto troppo salato.

Diverse, invece, le reazioni ufficiali ai due drammi. Agli organizzatori della Lyons-Charbonnieres, l'ipotesi di tirar giù il sipario e rimandare tutti a casa non è stata presa in seria considerazione e, come succede quasi sempre all'estero, ciascuno dei piloti e copiloti in gara è stato lasciato libero di comportarsi come riteneva più opportuno. La cronaca riferisce che la stragrande maggioranza dei rallisti francesi ha scelto di onorare la memoria del loro sfortunato collega seguitando a fare ciò per cui lui aveva appena sacrificato la propria esistenza. Insomma, hanno seguitato a battersi per ottenere il miglior risultato possibile. Solo a cose fatte, quando di solito è tempo di festa, hanno lasciato che emergesse la tristezza che avevano dentro. Gli organizzatori della Targa Florio hanno invece scelto di seguire quella che, nel Bel Paese, è prassi, cancellando in nome di un cordoglio imposto quel tanto che ancora restava del programma.

Per la Targa numero 101 valida per la serie tricolore, per quella in versione light e per quella riservata alle auto storiche. Non però per la Targa Florio Classic, prova di regolarità con vetture dal passato illustre occupate da automobilisti dai cognomi importanti, e neppure per il Ferrari Tribute che è una sorta di lunga scampagnata lungo le strade della Trinacria nord-orientale punteggiata di rinfreschi e cene di gala desinata a chi ha un'auto con il leggendario Cavallino. Ai regolaristi e ai turisti “vip” non è stato imposto di rinunciare a fare quello per cui erano sbarcati a Palermo. Quello che sarebbe stato opportuno consentire di poter fare anche gli altri.