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16 Nov [9:42]

LA ROCHELLE HISTORIQUE – FINALE
La missione di Ragnotti

Dice che al via aveva un solo, vero obiettivo: “Dovevo fare in modo di sdebitarmi con Françis Mercier che oltre ad essere il mio copilota è anche il padrone dell’Alpine con la quale s’è corso”, fa Jeannot Ragnotti. L’ha fatto, ha vinto. E non nasconde di essere particolarmente soddisfatto. “Anche se – aggiunge – lo sarei stato ugualmente se a vincere fosse stato Dominique Depons con l’Escort Rs 2000. Sessantaquattro anni festeggiati alla fine di agosto, uno dei più eclettici piloti della storia è fatto così. E’ fatto bene e sa vivere in pace con sé stesso e con il mondo. Nella finale della Coppa di Francia dei Rally riservati alle nonnine, ha pigiato sul chiodo dell’Alpine A110 come ha sempre fatto ogni volta che s’è messo un casco in testa. Perché la classe non è acqua e perché andare (forte) in macchina è un po’ come andare in bicicletta e una volta che s’è imparato non si dimentica.

Neppure Jean-Claude Andruet s’è scordato come si fa. Ma gli anni – e i suoi, imprecisati e imprecisabili, sono tanti – cominciano a pesargli più di quanto vorrebbe ammettere. Ha chiuso in bellezza mettendosi tutti dietro nell’ultima piesse e con la Porsche 911 è salito comunque sul podio, terzo a 45” e 2 dal leader e a una trentina dal gentleman con la Ford. Non può essere deluso, non troppo. “Al via – osserva Monsieur Boule de Nervs – avevo due traguardi: vincere e provare una volta di più il gusto della sfida. Uno, il secondo, l’ho raggiunto e allora non posso dire che mi è andata troppo male”. Ci riproverà, c’è da esserne certi. Al cuor non si comanda e il suo, anche il suo, batte sempre per le corse.

m. ro.