18 Giu 2008 [11:23]
Il Personaggio - Le cose
impossibili di Rinaldo Capello
Un tipo normale dentro una gara eccezionale, un pilota straordinario dentro un uomo che non si sente speciale. Rinaldo Capello, detto Dindo, è così. Il dottor Jekyll sotto la tuta di Mister Hyde. Ad Arnage, di notte - dove lo vedi chi stacca prima, e i dischi gialli dei freni ti lasciano una strisciata sulla retina, e se stai a un metro dal guardrail, quando si aprono gli acceleratori, i timpani urlano dal dolore – capisci che Le Mans è bella da far male. Molto male. “Eh, bella, sì, ma quando arrivi a certe curve e ti accorgi che un metro dopo la pista c’è un po’ di sabbia, una fila di gomme e poi il muro, qualche pensiero ti viene. Oppure dentro la foresta, come la chiamano loro, dove la pista è stretta, ci sono gli alberi a un palmo, e se la GT che stai superando si sposta anche solo di così…”.
Dindo ti guarda e insieme guarda altre cose, le pupille che si spostano come antenne di lumaca, prensili, nomadi. Occhi che si avvicinano e allontanano, che ti ascoltano e insieme sembrano guardare altrove, magari dentro. Capello è un piemontese cortese, minuto, con i capelli spruzzati di bianco, che al telefono risponde gentile, premuroso, e che in pista va a trecentotrenta all’ora, nel buio, nel temporale: “E a volte mi chiedo se sono davvero io che sto facendo quelle cose. Però poi le faccio, e non so neppure come, perché i motori sono così. Per questo lavoro anche con uno psicologo dello sport, Beppe Vercelli, per capire, per far venire fuori quello che non sai di avere dentro”.
Si allena anche con Roberto Manzoni, il preparatore atletico di Giorgio Rocca e Deborah Compagnoni. Sci e motori, sempre questioni di attimi, di millesimi. Di un riflesso che vuol dire dentro o fuori, pista o foresta. Capello ha 44 anni, un passato in F.3, in Superturismo, una carriera fatta di treni persi e ritrovati, di fili riannodati quando sembravano sciolti senza rimedio. Una storia di compleanni, anche: “La prima volta è stata in kart, sulla pista di Nizza Monferrato, un regalo di compleanno dei miei. Pensavo solo al calcio, da quel giorno non ho più tolto il sedere da una macchina. Adesso allo stadio ci porto mio figlio, che è pazzo per il Milan, una squadra che mi ricorda l’Audi, stessa mentalità vincente, così sono diventato milanista anch’io. L’anno scorso ho compiuto gli anni durante la gara, quest’anno due giorni dopo, se fosse andata bene in tutte e due le occasioni sarebbe stato un record imbattibile: due Le Mans nello stesso anno di vita. Comunque quest’anno il regalo di compleanno me lo sono fatto da solo”.
Uno come Pirlo, il Rinaldo. Genio dentro la gara, anti-eroe fuori. Perché, sostiene: “Quello di pilota in fondo è un lavoro come un altro, bello certo, ma non mi piace che la gente mi consideri uno strano, eccezionale, in questo sono molto piemontese. In città guido da imbranato, mi innervosisco ai semafori, e non sopporto i furbi che ti passano avanti. Gli andrei addosso sempre, a quelli”. La casa di Dindo è a Santo Stefano Belbo, provincia di Cuneo, nella Langa, un posto bellissimo. Capello abita di fronte alla chiesa, lontano dalla casa di Cesare Pavese, d’estate vede la luna e i falò ma il suo è sempre stato il mestiere di vincere, non quello di vivere.
Di Le Mans ne ha prese tre, e avrebbero potuto essere anche di più. Quella del 2006, ad esempio: “La Le Mans perfetta, un sogno, poi alla diciottesima ora abbiamo perso una ruota. Questa invece è stata invece la più bella, la più difficile, quella che mi ha ripagato delle sfighe del passato. Negli ultimi anni si diceva: le Audi non hanno rivali. Stavolta l’avversario si chiamava Peugeot, e non era al debutto, come nel 2007. Erano venuti per vincere, e noi sapevamo che andavano più forte di noi. Avevamo una sola tattica per farcela. Non sbagliare nulla, solo cambio pilota, gomme e rifornimento, non c’erano margini, non potevamo permetterci nessun problema tecnico. Impossibile, a Le Mans. Ma alla fine abbiamo vinto noi. Perché a volte, nella vita come nelle corse, succedono anche le cose impossibili”.
Stefano Semeraro