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4 Mag 2021 [7:22]

Scompare a 87 anni Bobby Unser

Marco Cortesi

‍"Non ho mai pensato di correre ad Indianapolis perché pensavo di non essere abbastanza bravo". Così diceva Bobby Unser, venuto a mancare ieri all'età di 87 anni. Eppure, riuscì ben tre volte a vincere la 500 Miglia, ad un soffio dal record.

Dopo due anni passati nell'aviazione, che rallentarono la sua formazione di pilota, decise di iniziare a correre in formula tardi, insieme al fratello Jerry, scomparso in un incidente pochi anni dopo proprio allo Speedway. La sua prima partecipazione a Indy fu nel 1963, finita con un ritiro.

Nel 1968 arrivò però il primo trionfo. Il suo punto di forza, la capacità di analizzare, provare, sviluppare, in un periodo in cui erano pochi ad avere una vaga conoscenza tecnica di come funzionava un'auto da corsa. Il secondo successo, nel 1975, con Dan Gurney: proprio a Unser si deve l'invenzione del Gurney flap per le ali.

Infine, arrivò il terzo successo nel 1981, quello più contestato e che minò in lui la passione per le corse. Accusato di aver passato illegalmente diverse auto in uscita box, Unser si vide strappare il successo per darlo a Mario Andretti, e venne riabilitato solo mesi dopo, in appello. Il danno però era fatto. Unser si ritirò non molto dopo, convinto che la controversia fosse motivata da una lotta politica tra CART e USAC. Solo nel 2017, lui e Andretti tornarono a parlarsi.

Dopo il ritiro, era rimasto attivo come tester, e aveva trovato grande successo come cronista. Tra i suoi meriti, anche 10 successi alla Pike's Peak, una gara legata alla sua famiglia sin dai tempi del nonno Louis Unser. L'ultimo trofeo, su Audi Sport Quattro, nel 1986. Il figlio Robby prese parte negli anni 90 alla IndyCar, allora Indy Racing League, ma senza particolari spunti oltre ad un quinto posto a Indianapolis.
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