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3 Nov 2008 [1:29]

15 secondi per riscrivere la storia
Nessuno come Lewis Hamilton

15 secondi. Tanto gli era rimasto per tentare di recuperare la quinta posizione che gli avrebbe permesso di vincere il mondiale. L’ultima staccata dell’ultimo giro dell’ultimo GP dell’anno. Quello decisivo. Lewis Hamilton era andato in confusione dopo una gara vissuta sull’orlo del precipizio, oscillando sempre tra la quarta e la sesta posizione. Tra la certezza di diventare campione del mondo e la matematica sicurezza di ritrovarsi sconfitto come dodici mesi fa. Perché là davanti, nulla poteva fermare Felipe Massa, lanciato verso la vittoria.

Era quarto Hamilton quando ha ricominciato a piovere a pochi minuti dalla conclusione della corsa che sarà catalogata come la più emozionante della storia della F.1. Ma dopo il pit-stop, l’inglese si è ritrovato quinto perché la Toyota aveva optato per il colpaccio, lasciando Timo Glock e Jarno Trulli con le gomme da asciutto. E il tedesco era così passato davanti a Hamilton quando questi è rientrato ai box. Il pilota della McLaren procedeva guardingo negli ultimi chilometri del GP, ma dietro di lui, Sebastian Vettel si faceva sempre più minaccioso.

Per un paio di volte, il pilota della Toro Rosso-Ferrari, ancora una volta magnifico sull’asfalto bagnato, ha attaccato Hamilton il quale ha reagito. Rischiando grosso. Vettel ha insistito, facendo il suo dovere, e superandolo a due giri dall’arrivo. Hamilton a quel punto è precipitato all’inferno. Non riusciva a tenere il passo di Vettel, non era in grado di reagire: “Non comprendevo in che posizione ero, questo mi faceva stare male fisicamente e mentalmente”. Una situazione drammatica per Lewis quegli ultimi due giri.

Vettel invece ha dichiarato a motori spenti:“Sinceramente non sapevo che posizione occupavo, c’era una gran confusione. Sì ho passato Hamilton, ma anche tante altre macchine e non si capiva più chi era doppiato e chi no. E per di più stava iniziando a fare buio e non riconoscevo neppure le auto che avevo davanti”. Caos insomma. E così, mentre per Hamilton l’inferno si avvicinava, il cervello andava in ebollizione, Massa tagliava il traguardo e la torcida impazziva. Lo speaker annunciava che era campione del mondo.

E per qualche secondo il pilota Ferrari, straordinario a San Paolo, lo è stato. Mentre Massa alzava il dito e sembrava chiedere alla folla: “ma sono campione o no?” ricevendo consensi, dietro c’erano due Toyota che percorrevano l’ultimo giro come fossero sulle uova. Senza grip, perché la pioggia, che nel frattempo era cessata, aveva ricominciato a cadere. Tra un doppiato e l’altro, Vettel e Hamilton avanzavano finché non hanno raggiunto Glock, quarto. La Toro Rosso lo ha superato come si trattasse di una monoposto di F.3, poi è toccato ad Hamilton.

All’ultima frenata. Poi via, verso quella lunga curva a sinistra da percorrere a tutto gas che porta davanti ai box. 15 secondi, appunto, dal sorpasso alla bandiera a scacchi. Mentre Massa è stato iridato per 23 secondi. I cuori battevano forte nel garage Ferrari e McLaren. Le emozioni rimbalzavano da una parte all’altra. A un certo punto, la famiglia Massa ha rotto la tensione e come in una mischia di rugby si è abbracciata urlando di gioia per Felipe, iridato. Ma è durata un attimo.

Un meccanico, che aveva capito tutto, ha detto loro che no, non era così. Nel frattempo la splendida Nicole, fidanzata di Hamilton, impazzita e corrosa dalla tensione si era catapultata in pit-lane saltando come un canguro. Per un attimo non si è capito più nulla. Tra chi non si era accorto del sorpasso a Glock, tra chi vedeva il pubblico festeggiare, i Massa che esultavano, la Nicole che ringraziava Dio. Sarebbe stato bello che avessero vinto tutti e due. Invece non funziona così. E Massa si è sciolto in lacrime.

Perdere il mondiale a casa sua e al termine di una corsa impeccabile, anche magistralmente diretta dal box Ferrari, è stato terribile. Hamilton ha così iniziato a festeggiare, il primo che lo ha abbracciato è stato il connazionale Jenson Button che poi è tornato presto alla sua realtà (Honda) quando ha iniziato ad agitarsi perché la RA108 andava a fuoco a motore spento… Lewis appariva frastornato, ma eccitato e dopo il solito abbraccio con gli uomini del team, il fratello e Nicole, ha passato un paio di minuti col papà. Il giovane Hamilton seduto, Senior chino su di lui. Testa contro testa. Chissà cosa si saranno detti.

Ora Lewis è nella storia. Nessuno è diventato campione a 23 anni. Per tutti ha parlato nei giorni scorsi Michael Schumacher: “Hamilton è l’unico che potrà battere i miei record”.

Massimo Costa
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