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8 Ago 2013 [14:06]

Esperienze, idee e speranze targate Indy
Filippi racconta l'esordio negli USA

Marco Cortesi

Pur non sapendo ancora nulla del suo futuro in IndyCar, attualmente nelle mani di Bryan Herta, Luca Filippi può essere già molto soddisfatto del suo esordio nella categoria. In top-5 nelle libere, il ventisettenne di Savigliano ha patito un errore in Qualifica 1 che l'ha visto per regolamento privato dei propri due migliori tempi. Pur mostrando di poter essere tra i protagonisti, su un tracciato non particolarmente permissivo quanto a sorpassi, si è trovato invischiato a centro gruppo, mostrando però di poter duellare con i rivali senza il minimo problema. Intervistato da Italiaracing, ha condiviso esperienze, idee e speranze...

Qual è il bilancio del tuo debutto in IndyCar?
"Il bilancio del weekend è positivo in generale perché la cosa che più mi premeva era di andar forte subito. Con un'auto diversa, in un campionato nuovo e dopo un po' di tempo che non guidavo una monoposto non è che avessi dei dubbi, ma è stato bello vedere che dal punto di vista velocistico me la posso giocare".

Com'è stato l'adattamento alla Dallara DW12?
"È una macchina molto specifica, unica sotto molti aspetti. Si sente sicuramente il peso in più rispetto ad una GP2 e il motore turbo è diverso da gestire. Anche le gomme sono molto diverse mentre per quanto riguarda i freni siamo più all'interno degli standard. L'aerodinamica è ottima ed è in generale molto bilanciata. La cosa che mi ha aiutato è quella di avere un background di esperienze ampio. Anche il fatto di essere abituato a passare dalla Formula alla GT rende meno problematico l'adattamento a realtà diverse".

Ed il tracciato di Mid-Ohio è stato difficile da "digerire"?
"Sulla carta è un circuito all'apparenza convenzionale, ma richiede di usare molti trucchetti, è diverso dai nostri, ha delle resine a centro curva che cambiano di tanto il livello l'aderenza. Cose come la tecnica, la traiettoria, o la quantità di velocità da portare vanno conosciute molto bene curva per curva. Comunque, aver avuto una giornata di test ha facilitato le cose".

Com'è stata la reazione del paddock al tuo arrivo?
"Molto positiva, un ottimo benvenuto da parte di tutti, piloti addetti ai lavori, gente che non conoscevo, sono stati tutti calorosi nei miei confronti. Mi chiedevano come mi trovavo o mi facevano i loro in bocca al lupo. Ovviamente il fatto che venerdì sia stato subito tra i primi cinque è stato importante. Volevo fortemente essere veloce da subito, non sono andato con l'idea di accontentarmi, e i risultati delle libere sono stati un bel biglietto da visita. Ho proprio notato che da lì c'è stato un interesse diverso. Hanno subito capito che potevo essere uno di loro e mi hanno accettato bene".

Come vi siete lasciati con il team?
"Il team era molto contento, inclusi Bryan Herta e l'ingegnere. D'altronde, sia nelle libere sia in qualifica ho dimostrato di poter stare nei cinque. Invece, sono io quello che non è contento. Quello in qualifica è stato un errore banale, fatto al momento sbagliato. Ero con gomme dure, quando era chiaro che tutti avremmo fatto i nostri migliori tempi con le morbide. Un giro privo di importanza. Però, nonostante non avessi mai provato le gomme rosse che non vengono fatte provare nelle libere e nei test, restare sotto il minuto e sei secondi al primo stint, vicino a Power e in grado di poter passare in Q2 o Q3 vuol dire essere pronti".

Qual è la situazione della squadra?
"Sono stati contenti anche perché c'è stata la conferma che la macchina non rispecchia la sua 21esima posizione in campionato. Nel team avevano bisogno di capire che non avevano sbagliato tutto quest'anno. L'auto che ho trovato non va male e senza quell'errore in qualifica avrebbe potuto tranquillamente partire nelle prime file. È una squadra piccola, con una vettura sola, quindi non ha la mole di dati che hanno altri, tipo il team Andretti. Però, hanno un organico preparatissimo, dei meccanici incredibili, e abbiamo migliorato costantemente in ogni sessione".

Come vedi un possibile debutto sugli ovali?
"Per me sono un po' un oggetto misterioso. Mi viene difficile farmi un'idea. Ci sono ancora tre gare prima di tornare su un ovale e non so ancora a quali parteciperò, o se parteciperò. Fontana potrebbe essere una grande occasione per imparare in ottica 2014 se le cose nel frattempo andassero bene, ma è ancora un pensiero dietro l'angolo. Bryan non è preoccupato. Dice che su un ovale, un pilota capace sa imparare, è solo questione di fare un po' di esperienza. Per lui non è un problema e quindi… mi fido!".

Com'è il modo di correre? C'è più cattiveria rispetto all'Europa?
"C'è un po' il falso mito che là sia tutto più aggressivo. In realtà, non ci sono le scorrettezze e la foga che si vedono nei nostri campionati. Ci sono regole precise sull'ostruzionismo diverse dalle nostre, che danno maggiori possibilità di superare in sicurezza. Normalmente chi va più veloce, se riesce ad avvicinarsi, sorpassa anche perché le regole sul blocking sono più dure. Detto questo, mi è capitato di lottare ruota a ruota diverse volte durante la gara e sono stati tutti molto corretti".

Quali sono stati gli avversari che ti hanno colpito di più?
"Devo dire che non ho avuto il tempo di analizzare i miei rivali in modo specifico. Certo, il livello generale dei cinque top driver è molto elevato pur essendo un campionato molto aperto, con macchine simili e distacchi ravvicinatissimi, Hunter-Reay, Dixon, Castroneves, Power e Franchitti riescono sempre a stare nel gruppetto di testa, e non è facile considerata la competitività del pacchetto".

In Europa lavori anche come driver coach. Nel tuo approccio sei stato affiancato da qualche veterano, oltre ad Herta?
"È stato molto utile avere vicino Herta, ma devo dire che in questo senso il maggior vantaggio l'ho avuto proprio dal mio lavoro di coaching. Mi permette di avere un punto di vista diverso da quello strettamente da pilota. Ha sviluppato la mia capacità di analisi: fare una cosa che fai da anni, naturalmente, è un conto, diventa quasi un istinto. Doverla insegnare a qualcuno sviscerando ogni singolo movimento o automatismo non è facile. Ho anche imparato a farlo e anche ad auto-correggermi. Anche l'esperienza in Sky mi sta servendo molto, faccio il pilota da sempre, ma sono prima di tutto un amante di ruote e motori a 360°. Più completo è il quadro, più punti di vista ho, meglio è".

Sei pronto a fare armi e bagagli e spostarti negli USA?
"Non siamo ancora a quel punto. Però certo, sarebbe un'occasione imperdibile".
DALLARAPREMA