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20 Apr [14:42]

Giovinazzi e i due anni di stop,
serve tempo per ritrovare il ritmo

Massimo Costa

Cosa succede ad Antonio Giovinazzi? Leggendo semplicemente i numeri, potrebbe venire il mal di testa. Tre a zero in qualifica a vantaggio di Kimi Raikkonen che per due volte ha anche centrato la Q3, tre a zero in gara. Tre Gran Premi su tre conclusi in zona punti dal compagno di squadra mentre il pilota italiano è ancora inchiodato a zero. Dobbiamo preoccuparci? Probabilmente no. Giovinazzi, al di là di qualche inconveniente tecnico di troppo che lo ha rallentato, sta pagando i due anni di stop agonistico.

Ricorderete: dopo l'eccezionale campionato GP2 2016 concluso al secondo posto da rookie e battuto dal compagno di squadra Pierre Gasly (al secondo anno nella serie) all'ultimissima gara, Giovinazzi era atteso a un immediato debutto in F1, ma la storia è andata diversamente. Tenuto in panchina per una stagione in quanto la Mercedes aveva agito meglio piazzando Pascal Wehrlein, Antonio è stato scavalcato da Charles Leclerc anche per l'anno 2018 e così è rimasto nuovamente davanti alla tv.

Si dirà che qualche opportunità l'ha anche avuta, chiamato a sostituire l'infortunato Wehrlein nei primi due GP del 2017 sulla Sauber. Bene a Melbourne, peggio a Shanghai con due errori, in qualifica e in gara. Poi, test Pirelli con la Haas, FP1 sempre con la Haas in sette Gran Premi 2017, test con la Ferrari, la Sauber (e sette FP nei GP 2018) e tanto lavoro al simulatore di Maranello lavorando molto bene per far progredire la vettura guidata da Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen. Giovinazzi ha anche disputato la 24 Ore di Le Mans 2018, nella classe GTE, con la Ferrari 488.

Insomma, Antonio non si è propriamente arrugginito, un po' di km al volante di monoposto di F1 li ha fatti. Ma quello che è mancato è stato vivere la pressione della qualifica e tutto quello che fa di un pilota... un pilota: la bagarre della gara. Due anni fuori da tale contesto sono una vita a questi livelli e pretendere che Giovinazzi si esprima subito al pari del leggendario Raikkonen è eccessivo. In Alfa Romeo credono nel ragazzo italiano, ci mancherebbe altro. Lo stesso team principal Frederic Vasseur, che di giovani se ne intende avendo diretto per anni la sua ART tra F3 e GP2, ha dichiarato: "Vedo ogni giorno le potenzialità di Antonio. So, e sapevo benissimo, cosa è in grado di fare e sono certo che lo dimostrerà a tutti molto presto".

Giovinazzi del resto sapeva di incontrare qualche difficoltà e nei primi GP stagionali non ha fatto mistero che: "Sono tante le cose da studiare e da apprendere. Non è solo il giro veloce in qualifica, bisogna imparare bene il warm-up, l'out-lap, la gestione del traffico e dei freni. E' tutto piuttosto complicato e ci vuole tempo, non è davvero facile arrivare qui dopo due anni senza corse. Ci sono aspetti in cui devo migliorare e ci sto lavorando. Avere Kimi come compagno è un gran bel riferimento, guardo i suoi dati e cerco di capire dove progredire. Continuerò a lavorare così e penso che presto tutte le cose andranno a posto così sarà più facile ottenere buoni risultati". 

Le parole di Giovinazzi sono più che condivisibili. Ci vuole pazienza, quella pazienza che un tempo in F1 era normalità mentre negli ultimi anni tutto si è radicalizzato e spesso fioccano giudizi frettolosi, sentenze eccessive. Neanche tante stagioni fa, a un pilota anche di valore venivano concesse almeno due stagioni per crescere e stiamo parlando di un periodo in cui si potevano percorrere test a volontà durante l'anno agonistico. Oggi le prove sono pressoché inesistenti e per di più si pretende che un pilota sia subito al top. Giovinazzi non si faccia prendere dall'ansia e da commenti fuori luogo. Vasseur e compagnia sanno cosa vuol dire rimanere fermi due anni, e quindi Antonio avrà tutto il tempo per compiere serenamente i passi per poter crescere al meglio. Come deve essere.