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5 Dic 2005 [0:14]

IL PERSONAGGIO
Da ragazzo cattivo a leader
La metamorfosi di Tony Stewart

di Marco Cortesi

Anthony Wayne Stewart non sembra, a prima vista, un campione dello sport. Un po' appesantito dallo stile di vita sregolato, viene spesso preso in giro da colleghi e giornalisti. Quando è il momento di abbassare la visiera, tutti sanno però che Tony è l'avversario più pericoloso sulla piazza. Dopo il debutto nel karting, sotto la guida del padre Nelson, Tony Stewart aveva scelto la via delle ruote scoperte partecipando alle competizioni midget e cogliendo successi a ripetizione in tutte le divisioni. Il debutto in IRL nel 1996 non era stato meno soddisfacente, con la conquista del premio di “rookie of the year” e la vittoria del titolo assoluto nella stagione successiva. Sempre nel 1996, avvenne il debutto in Busch Series, nel team di Joe Gibbs. I risultati furono interlocutori, con due secondi posti e nessuna vittoria, ma Gibbs intuì da subito le potenzialità del pilota. A partire dal 1999 lo schierò in pianta stabile in Winston Cup. Prima fila a Daytona, tre vittorie, quarto posto finale, cucirono le bocche di chi aveva espresso dubbi sulle possibilità del ragazzo di Columbus. Nel 2001 il secondo posto finale portò con sé anche la fama di ragazzo cattivo della Nascar. Celebre l'episodio di Bristol che vide Tony centrare dopo l'arrivo nientemeno che Jeff Gordon, in seguito ad un'incomprensione in pista. I contrasti con la stampa non furono da meno, ed inizialmente nemmeno i tifosi sembrarono apprezzare il suo modo di fare, ma nel 2002 ecco un altro punto di svolta: la vittoria in Winston Cup. Stewart iniziò a cambiare, a diventare un po' più responsabile: acquistò anche un circuito ed un team USAC, che si rivelò da subito competitivo.
Poi, il 2005. Dopo un inizio difficile, arriva una serie di vittorie che lo proiettano nella Chase For The Cup. Con una condotta regolare, senza errori, ma soprattutto corretta, il secondo titolo arriva a Homestead, davanti all'armata Roush Racing che sembrava voler dominare la corsa al titolo. Naturalmente non sono da sottovalutare i meriti della scuderia. Joe Gibbs, leggenda del football americano (tuttora allenatore dei Washinghton Redskins) è riuscito a trasferire alle corse il suo vincente metodo di lavoro e Greg Zipadelli non è a caso considerato il miglior direttore sportivo della serie. L'alchimia tra le componenti è perfetta, con una forte determinazione anche quando si incontrano problemi tecnici.
Invitato per la seconda volta da vincitore alla cerimonia di New York, Tony Stewart appare sempre più convinto nella sua metamorfosi. Per la prima volta è sembrato un vero leader, cosciente delle sue possibilità e responsabilità. Probabilmente qualche “colpo di testa” rimarrà (come quest'anno a Watkins Glen), ma il prossimo obiettivo è già fissato: presentarsi al via 2006 in perfetta forma, per essere, se possibile, ancora più performante, ma anche per dare un esempio migliore a tutti i suoi fan. Gli avversari iniziano già ad avere paura.