15 Ott 2008 [11:01]
IL TEMA - Il mondiale è sempre
più deciso dal tavolino FIA
Il “politically correct” ha già devastato abbastanza le nostre vite, speriamo che non sia ora il turno del “racingly correct”. Guai a frenare dove non è previsto, a voler fare i piloti, a sorpassare d’istinto invece di aspettare che la turbolenza passi, che l’avversario sbagli, che la safety-car risolva i problemi. Guai soprattutto a sorpassare il pilota “sbagliato”. Se non ve ne siete accorti, questo è un mondiale che rischia di essere deciso a tavolino.
Tutti a parlare di quanto sono sbadati Lewis Hamilton e Felipe Massa – anzi, di quanto è sfortunato Massa e di quanto incosciente è Hamilton – ma i protagonisti veri degli ultimi Gran Premi sono stati soprattutto gli steward. I rappresentanti della congregazione per la dottrina della fede motoristica che, come gesuiti in tonaca blu osservano, eccepiscono, redarguiscono, sanzionano. Soprattutto Hamilton, va detto. In Belgio gli hanno scippato una vittoria per un cavillo – retroattivo, peraltro – sotto il vulcano del Fuji lo hanno condannato per una partenza certo arrembante, scomposta, velleitaria – ma diamine: una partenza.
Se a un pilota non è più concesso provarci, finendo lungo a ruote bloccate, ma senza finire addosso a nessuno, cosa ci resta del brivido delle corse? Vogliamo provare a fare della F.1 un economy run su binari, con tempi e manovre scandite dagli ordini di qualche maestro di cerimonia, come un minuetto, una quadriglia in tuta ignifuga anziché in parrucca e merletti? Per anni ci siamo lamentati che in F.1 non si vedevano più sorpassi, e ora che abbiamo trovato uno che dell’overtaking rapinoso, irriverente, geniale ha fatto una ragione di vita, vogliamo mettergli la museruola al piede.
“Le corse sono fatte così”, ha detto Martin Whitmarsh della McLaren. “Si tratta di guidare sempre al massimo. Kimi è partito bene, Lewis si è trovato lì e ha provato a fare qualcosa. Ha frenato tardi, ma quella è l’essenza di una gara automobilistica. Gli è semplicemente andata male”. Facile, chiaro, condivisible. Ditelo agli steward, ai gesuiti delle corse. Nessuno dei tre episodi della gara giapponese è stato un clamoroso esempio di scorrettezza – ma se uno andava punito, be’, quello era il maldestro (o invece coscientissimo) tentativo di sorpasso di Massa che ha provocato il testacoda di Hamilton.
E’ c’è solo una cosa peggiore di un Mondiale deciso a tavolino per insipienza: un mondiale assegnato a tavolino con dolo. Per assecondare un disegno ben preciso. A noi le decisioni degli steward per ora continuano a sembrare più sbagliate che “indirizzate”, più colpose che dolose, ma i giornali inglesi dopo il Fuji strillano al complotto. “Come è possibile”, si è chesto il Guardian, “che ad un candidato al titolo si permetta di sbattere contro due macchine in una sola gara, e che il miglior talento del Circus sia punito perché sta semplicemente correndo?”. Partigiani, faziosi, gli inglesi, certamente. Ma mica hanno tutti i torti.
Stefano Semeraro
Articolo tratto dal Magazine Italiaracing
Immagine Ideaplan