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28 Ago 2008 [13:04]

IL TEMA - La Ferrari snobba
l'occasione del Young Driver Test

Lo scorso inverno, la FIA aveva deciso, dopo la restrizione delle giornate di test, di concedere ai team un bonus nel chilometraggio dei test privati. Un extra di 350 chilometri al giorno, per un totale di cinque giornate, da utilizzare per prove rivolte ai giovani debuttanti che si affacciano alla F.1. Precisamente si chiama "Young Test Driver". Una bella idea che molti team non si sono lasciati sfuggire. La Honda, per esempio, ha sfruttato questa concessione del regolamento per far girare il nostro Luca Filippi. La Red Bull-Renault ha portato in pista Sebastien Buemi, la Renault Romain Grosjean e via dicendo.

Anche la Ferrari qualche giorno fa è ricorsa alla possibilità di percorrere ulteriori chilometri grazie allo "Young Driver Test". Ma a Fiorano e Monza, le piste dove ha speso in due giorni 700 chilometri, sulla F2008 non è salito un giovane talento, un pilota da seguire per il futuro. Bensì Andrea Bertolini. Un ragazzo simpatico, cresciuto all'interno di Maranello come collaudatore delle vetture stradali, che ha saputo guadagnarsi la fiducia e la stima di tutta la Ferrari e la Maserati. Divenendo poi pilota per hobby, poi vero professionista tanto che da qualche anno è uno dei grandi protagonisti del FIA GT. Una favola quella di Bertolini.

Appare però veramente bizzarro che la Ferrari porti in pista un pilota di 34 anni nello spazio riservato al "Young Driver Test". Certo, Bertolini conosce la monoposto, è fidato e i suoi consigli sono sempre giusti. Mettere sulla F2008 un pilota giovane, all'oscuro delle problematiche di una monoposto di F.1 in una fase così delicata per il mondiale, non sarebbe stato furbo da parte della Ferrari. Il punto però non è quello che è accaduto a Fiorano e Monza, ma che a Maranello a inizio anno non si sia pensato di scegliere un giovane da far crescere in casa, visto che il regolamento permetteva questa soluzione.

La Ferrari non ha mai ritenuto opportuno, al contrario degli altri team del mondiale F.1, cercare dei giovani. Al presidente Luca di Montezemolo non è mai importato nulla dei piloti italiani, figurarsi a Jean Todt e Ross Brawn, che per anni hanno monopolizzato la dirigenza Ferrari. Si sperava che con Stefano Domenicali, giovane direttore della Gestione Sportiva, qualcosa cambiasse, ma da quelle parti evidentemente il termine "allevare" deve procurare un certo fastidio. Certamente deve essere più conveniente spendere un sacco di soldi per ingaggiare campioni già maturi come Michael Schumacher o Kimi Raikkonen piuttosto che farli crescere in casa.

A inizio stagione si vociferava di un possibile test con la Ferrari per il campione italiano della F.3. Poca cosa se poi alla carriera del pilota non si da un seguito, ma sarebbe pur sempre stato un grande richiamo per rilanciare la categoria tricolore che adotta motori Fiat. Ma fino ad ora non si è concretizzato nulla. E allora continuiamo a registrare il fatto che abbiamo in Italia una grande squadra di nome Ferrari che però nulla fa per i nostri piloti. O per i giovani talenti in generale.

Così abbiamo un Ron Dennis che rischia tutto e lancia in F.1 il debuttante Lewis Hamilton, da lui allevato fin dal karting. Flavio Briatore che tanti anni fa ha puntato su Jarno Trulli e Giancarlo Fisichella e successivamente ha portato alla Renault Fernando Alonso, che aveva solamente disputato un anno di F.1 con la Minardi. E sempre Briatore fu quello che dopo appena una corsa strappò a Jordan Michale Schumacher per portarlo alla Benetton nel 1991. Abbiamo un Mario Theissen della BMW che scarica Jacques Villeneuve per far debuttare Robert Kubica. Ancora la Renault che porta in F.1 Heikki Kovalainen nel 2007 e Nelson Piquet nel 2008.

La Red Bull, e prima la BMW, che punta su Sebastian Vettel prelevandolo dalle categorie minori. La Honda che ha un programma giovani nel quale sono coinvolti Luca Filippi e Mike Conway. La Toyota che utilizza Kamui Kobayashi come tester e ha inserito in Williams Kazuki Nakajima dopo averli seguiti nelle formule minori. Frank Williams che non solo accetta di buon grado il giapponese nel proprio team, ma due anni fa ha portato al debutto Nico Rosberg. Come si vede, tutti prestano attenzione ai giovani, non necessariamente della nazionalità cui appartiene il team, ma l'interesse c'è. La Ferrari semplicemente se ne frega.

Massimo Costa

Immagine Ideaplan
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