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10 Gen 2005 [18:21]

INTERVISTA A GIANMARIA BRUNI
«Tra due settimane saprò
se correrò per Jordan o Minardi»

Gianmaria Bruni è alla finestra. Il pilota della Minardi nel mondiale di F.1 2004, entro un paio di settimane dovrebbe conoscere il suo futuro. La speranza è quella di poter indossare una tuta gialla, i colori della Jordan. La sicurezza, continuare ad utilizzare quella attuale e vivere un altro anno all'interno della Minardi. Di altre possibilità, se non da tester, non ve ne sono. Bruni lo sa bene. In questi giorni Gianmaria si sta allenando duramente non disdegnando uscite in bicicletta: "In febbraio parteciperò a due gare di gran fondo. E' divertente, ci sono anche ex professionisti e la distanza di questo tipo di corse supera i 150 chilometri. A fine gennaio invece sarò al via di una specie di triathlon organizzato da Sky: si va sul kayak, poi corsa a piedi, in bici, attraversamento di una foresta di notte... Insomma, sarà una vera avventura".



- Come quella trascorsa quest'anno con la Minardi?



«E' stato indubbiamente un 2004 sotto le aspettative, non nascondo che pensavo di poter ottenere qualche risultato interessante, invece ho costantemente navigato nelle ultime posizioni. Ho sempre dato il massimo, ma con una monoposto vecchia di tre anni c'era ben poco da fare. L'unico confronto possibile era col mio compagno di squadra, Zsolt Baumgartner, e sono sempre stato il più veloce».



- Ma non è stato frustrante arrivare in circuito il giovedì dei GP sapendo già che saresti stato il fanalino di coda?



«No, nelle prove libere del venerdì c’era sempre molto lavoro da fare e non guardavo tanto alla classifica mentre in qualifica qualche bel risultato l’ho raggiunto. In gara, invece, sì, era frustrante. Di media ho preso quattro giri quando vedevo la bandiera a scacchi, mentre a Monte Carlo dal primo ho rimediato sei tornate. E’ stato piuttosto imbarazzante e inoltre si perde la concentrazione perché devi sempre guardare gli specchietti retrovisori».



- Se tu potessi tornare indietro di un anno, firmeresti nuovamente per la Minardi o preferiresti buttarti su qualche campionato minore per viverlo da protagonista?



«Rifarei tutto perché ho pur sempre vissuto una bellissima esperienza. Noi piloti italiani a certe occasioni non possiamo dire di no. Non siamo aiutati dalla federazione, non c’è nessun gruppo nazionale di sponsor che si preoccupa di sostenerci. Quindi si prende quel che si trova».



- Cosa ti ha sorpreso di più nel paddock della F.1?



«Che i team manager fanno ben poco per conoscere e valutare i piloti giovani. Non si interessano, non chiedono i dati telemetrici. Inoltre mi sono reso conto che tanti piloti presenti nel mondiale sono decisamente sopravvalutati. La popolarità di parecchi è sovradimensionata rispetto al loro vero valore».



- Dunque, stai vivendo giorni decisivi per il tuo futuro?



«Ho due possibilità: Jordan o Minardi. Tra un paio di settimane dovrei sapere dove correrò».



- Facciamo gli scongiuri, ma nel caso andasse male stai valutando la possibilità di diventare il terzo pilota di qualche top team?



«Spero di non dover giocare questa carta, ma chi si sta occupando di me ha messo nel conto anche questa opportunità».


Massimo Costa

Intervista raccolta il 10 gennaio 2005
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