1 Ott 2008 [10:57]
LA STORIA
La lezione che ci lascia Paul Newman
Una passione che vivrà per sempre, quella di Paul Newman per i motori e per le corse. Venuto a mancare nella giornata di sabato, Newman ha saputo dimostrare come il cuore possa andare oltre l'età e i limiti fisici. Per essersi mostrato in grado di conquistare la vittoria di classe alla 24 Ore di Daytona all'età di 70 anni, mettendosi in gioco con una partecipazione attiva arrivata fino al 2005, alle porte degli 80 anni, il leggendario attore del Connecticut rappresenta e rappresenterà sempre uno dei punti fermi nella storia dello sport del motore. Uno sport che, tra budget, regole applicate in maniera discutibile, processi, appelli, ha in quella passione il proprio punto di partenza, incancellabile ed irrinunciabile.
In pista e come titolare di uno dei team più vincenti nella storia IndyCar, Newman ha rappresentato, all'ennesima potenza, il prototipo dell'appassionato non solo spettatore, ma anche parte attiva di un mondo nel quale l'evoluzione incontrollata non ha ancora, per fortuna, cancellato le emozioni. Ma non solo. Un altro merito va attribuito a Paul Newman. Quello di aver capito quanto fosse possibile associare finalità sociali e di beneficenza al mondo del motorsport.
La missione, quella degli Hole In The Wall Camps, di aiutare i bambini più sfortunati ad affrontare la malattia con serenità. Il cuore oltre ogni ostacolo. Una missione che ha ispirato e continua ad ispirare, in particolare negli USA, quasi tutti i team e piloti, che ora vedono la finalità sociale come un punto fondamentale delle proprie carriere. Ed è la chiusura di un cerchio, per uno sport definito pericoloso, inutile, voluttuario, uno sport che,
ancora, emoziona e da vita.
Marco Cortesi