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8 Feb 2016 [11:10]

La prima vittoria del marchio DS
Un successo anche per il marketing

Jacopo Rubino

La gara di Buenos Aires della Formula E, per gli amanti delle curiosità, ha fissato una piccola pietra miliare: Sam Bird ha regalato il primo successo in assoluto al marchio DS, nato da una costola della Citroen per diventare il polo del lusso nel Gruppo PSA. Da questa stagione è partito il legame con il team Virgin Racing per misurarsi nella serie riservata alle vetture elettriche, trovandosi davanti innanzitutto la rivale Renault, uno fra i costruttori che più credono in questo tipo di propulsione. Gli ultimi giri della gara di sabato, con Bird impegnato a contenere la rimonta della Renault e.dams di uno scatenato Sebastien Buemi, hanno così offerto un confronto tecnico di fattura francese. Un ottimo traino in vista dell'ePrix di Parigi del 23 aprile, forse l'appuntamento più atteso di tutto il calendario.

"È un weekend storico per il brand DS, il duro lavoro ha pagato", ha sottolineato Xavier Mestelan Pinon, responsabile della divisione DS Performance che ha curato lo sviluppo dell'unità motrice, della trasmissione, della sospensione posteriore e del sistema di raffreddamento. Un reparto corse che di fatto è sorto meno di dodici mesi fa, ma ovviamente sfruttando uomini e risorse di Citroen Racing, da ormai oltre un decennio sulla cresta dell'onda tra WRC e WTCC. La partnership con la struttura della Virgin, quindi, comincia a dare i suoi frutti a livello assoluto: del resto c'era già grande fiducia dopo i test del lunedì a Punta del Este, quando erano stati risolti alcuni problemi con le batterie. Per la tappa argentina, infatti, gli obiettivi erano ambiziosi sin dalla vigilia.

Sfortuna a parte, tra cui l'intossicazione alimentare che ha colpito Jean-Eric Vergne, la squadra sembra potersi affermare come terza forza in campo, contro la solita Renault e.dams e la tedesca Abt Audi. Tutto sommato, non pare casuale che tre compagini legate ad un grande costruttore stiano riuscendo a imporsi sulle altre realtà indipendenti. Senza dimenticare il prossimo debutto della Jaguar, che tornerà in prima fila nelle corse dopo la parentesi in F.1 del periodo 2000-2004. Di sicuro, l'ingresso di un avversario di tale caratura (oggi di proprietà dell'indiana Tata) farà bene all'intera categoria, e ai piani di marketing della stessa DS.

"DS Performance nasce come vetrina per la capacità tecniche e lo spirito innovativo del marchio", aveva commentato alla sua creazione l'amministratore delegato Yves Bonnefont. Parole di circostanza, come avviene in questi casi, ma in fondo coerenti con le origini dell'indimenticabile berlina lanciata nel 1955. A sessant'anni di distanza resta il capolavoro del Double Chevron, in virtù non solo di un'estetica rivoluzionaria, ma anche di soluzioni tecniche rimaste a lungo ineguagliate, come le sospensioni idropneumatiche. Una vettura peraltro capace di distinguersi nei rally (Dakar compresa), a dispetto dell'aria paciosa e votata al comfort. La decisione di trasformare DS in un marchio autonomo, dopo l'iniziale inserimento nella gamma Citroen con i modelli DS3, DS4 e DS5, a molti ha fatto storcere il naso, apparendo come una mossa troppo azzardata. Al di là delle analisi mercato, proprio l'avventura nel motorsport potrebbe contribuire a rafforzare le fondamenta dell'operazione.