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13 Dic [14:04]

L'annata incredibile di Leclerc,
un talento abbagliante da coltivare

Alessandro Bucci

Tra i grandi protagonisti della stagione 2019, piuttosto scontata nella lotta al titolo sebbene animata da tante gare spettacolari e talvolta ricche di episodi molto discussi, troviamo senza ombra di dubbio il monegasco Charles Leclerc, già entrato nel cuore dei tifosi ferraristi dopo appena una stagione di rosso vestito. Il ragazzo, pupillo della famiglia Todt, allevato in Ferrari Driver Academy dopo aver brillato come kartista ed essersi laureato campione GP3 con ART GP, ha trionfato con Prema in F2 nel 2017, disputando una stagione memorabile, rasentando la perfezione. La prima annata da rookie spesa con Sauber-Ferrari in Formula 1 ha visto Charles quale debuttante dell’anno, surclassando il più esperto compagno di scuderia Marcus Ericsson ma, ad onor del vero, i risultati incamerati da Leclerc non sono stati particolarmente emblematici.

In Ferrari, invece, galvanizzato da un palcoscenico molto differente da quello calcato in Sauber, il talento monegasco ha sfoderato le sue intenzioni bellicose sin dalla gara inaugurale in Australia, realizzando un weekend capolavoro già al secondo atto stagionale in Bahrain, firmando la prima pole position (soffiando il record di più giovane pilota proprio al compagno Sebastian Vettel) e inscenando un duello rusticano con Seb nella notte di Sakhir. Ci sono piloti che hanno le qualità necessarie per diventare stelle, per incantare le folle e Charles, in tal senso, ha suonato la prima campanella con veemenza in Bahrain.

Qualità dicevamo, infatti Leclerc, oltre ad essere considerato un bel ragazzo dotato di carisma, ha estro da vendere, parla italiano nella scuderia tricolore per eccellenza (cosa che, naturalmente, non guasta) e in pista esprime grinta da vendere guidando ‘artisticamente’, dimostrando una velocità e una cattiveria agonistica non sempre emersa in Sauber, ad esempio. Il ragazzo, classe 1995, non solo trasmette molte emozioni, ma ha anche reagito molto bene ad una possibile crisi psicologica in virtù di eventi a lui sfavorevoli tra Cina e Spagna e quando tutto sembrava remargli contro si è riscattato prontamente già a Montréal.

Tanti sono gli episodi nei quali Leclerc si è reso protagonista nel campionato appena concluso, molti dei quali lo hanno visto impegnato in duelli corpo a corpo, principalmente con il rivale ‘di sempre’ Max Verstappen (Red Bull-Honda) e con il compagno di squadra Vettel. Con il tedesco è nata una rivalità vera e propria, sbocciata embrionalmente in Bahrain e culminata con il contatto in Brasile dove, i piloti Ferrari, hanno combinato una frittata epocale. I duelli interni, si sa, fanno bene allo spettacolo e infiammano il pubblico, ma possono produrre gravi danni ai team che li subiscono. Leclerc ha chiuso la prima stagione da ferrarista con dieci podi, due vittorie, sette pole position e diciotto finali a punti, ottenendo risultati tutt’altro che scontati.

Prodezze, quelle di Leclerc, che hanno avuto nel weekend di Monza una sorta di consacrazione nel ‘tempio’ della Ferrari, per di più in occasione della festa dei 90 anni della Rossa. Astuto in qualifica e perentorio in gara, tenendosi dietro le due Mercedes di Lewis Hamilton e Valtteri Bottas grazie anche ad una strategia Ferrari ardita quanto vincente, Leclerc ha fornito una prova di forza che, spiace dirlo per Seb, non si vedeva da molto tempo. Viene da pensare, ad esempio, alla vittoria casalinga conquistata da Fernando Alonso in quel di Valencia nel 2012, ma non v’è dubbio che l’intero autodromo di Monza sia stato letteralmente stregato dal giovanissimo monegasco. Non è esagerato affermare che si è respirato un clima oceanico, tipico delle grandi adunate in adorazione di un personaggio, con molta ‘elettricità’ nell’aria.

Mentre il team principal Ferrari Mattia Binotto rassicura i tifosi che, nel 2020, entrambi i piloti godranno delle stesse condizioni, c’è un’intera stagione, quella del 2019, che urla forte e chiaro la difficile convivenza tra i due galli nel pollaio. Da un lato Sebastian Vettel, quattro volte Campione del Mondo che nulla ha da dimostrare, ma che lamenta due Mondiali persi con Ferrari quando sembravano obiettivi non proprio impossibili. Dall’altro lato, invece, un giovanissimo arrembante che non solo ha il pubblico dalla sua parte, ma che ha tutte le motivazioni, le energie e la carica per sbaragliare sempre più la concorrenza. Chi lamentava mancanza di personalità nel mondo della Formula 1 ha finalmente pane per i propri denti. Ci sarà da divertirsi...