10 Nov 2007 [1:02]
Spy Story 2
Renault e Briatore nella bufera
Gli ingegneri sapevano tutto
"Quello là non sa neanche quello che succede nel suo team". Questa frase, rivolta a Ron Dennis, fu detta con ironica arroganza da Flavio Briatore ad una TV italiana nel bel mezzo della Spy Story McLaren-Ferrari in occasione di uno degli ultimi GP. Spiritoso, lo definirono i telecronisti. Ora lo scenario si sposta. E questa volta quello che fa la figura di non sapere cosa accade nel proprio team, ovviamente detta con ironica arroganza, è lui: Briatore, team manager Renault, squadra che dopo due titoli mondiali si è lasciato sfuggire Fernando Alonso addirittura prima che iniziasse il campionato 2006, ed è precipitato a quarta forza del mondiale.
Ora la situazione è questa: i vertici Renault, sicuramente in buona fede, cercano di sottolineare, come del resto fecero i loro colleghi della McLaren coinvolti nella Spy Story con la Ferrari, che nulla sapevano di questi tre (ma sembrano molti di più) dischetti contenenti materiale tecnico (vedi notizia di ieri) della McLaren. La colpa è tutta di quel mascalzone di Phil Mackereth, ingaggiato proprio dalla McLaren nel settembre 2006 e licenziato esattamente un anno dopo, il 6 settembre 2007, solo quando la patata è divenuta molto bollente per via delle accuse arrivate dal team di Ron Dennis.
Autosport però, rivela che almeno 15 ingegneri Renault erano a conoscenza dei dati portati, per iniziativa personale, da Mackereth. E' quanto emerge da un fascicolo di prove raccolte da un'indagine segreta della McLaren. Quindi è lecito pensare che per tutto il campionato da poco concluso, in Renault hanno tranquillamente avuto accesso a informazioni tecniche riservatissime sulle monoposto MP4-21. A quanto emerge dall'inchiesta condotta da una società investigativa ingaggiata dalla McLaren, non sarebbero stati solamente ingegneri di basso profilo ad entrare in possesso delle carte stampate dai cd (magari altre 500 pagine), ma anche Tim Densham, capo progettista Renault. E questo è solo l'inizio. E la conferma di quel che abbiamo sempre pensato: quando un ingegnere, importante o no poco conta, lascia un team per un altro, si porta sempre dietro informazioni della squadra per la quale ha lavorato in precedenza.
Massimo Costa
Nella foto, Dennis e Haug (la parte lesa) con Briatore