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15 Set [17:18]

La maledizione degli ex Red Bull:
dopo Vettel non tocca più Ricciardo

Massimo Costa - XPB Images

Può esistere nel motorsport, precisamente in F1, una sorta di maledizione mirata sui piloti? Meglio non scendere nel paranormale... Scherzi a parte , parliamo del gruppo Red Bull/Toro Rosso/Alpha Tauri, per cui tutti gli Junior scelti da Helmut Marko che sono riusciti a debuttare in F1 con i colori dell'azienda di bevande di Dieter Mateschitz, non sempre hanno avuto una carriera fortunata nel Mondiale.

La maggior parte di coloro che sono stati bocciati da Marko, difficilmente ha trovato un altro sedile in F1. E quelli che sono riusciti a conquistare una vittoria strappando un ingaggio altrove sono soltanto due, uno fino a domenica scorsa: Sebastian Vettel con la Ferrari e, appunto dal 12 settembre, Daniel Ricciardo con la McLaren. Ma non va dimenticato Pierre Gasly, bocciato dalla Red Bull, retrocesso in Alpha Tauri, dove poi ha vinto il GP d'Italia 2020. Ed ora è ancora lì e vi sarà anche nel 2022.

Vettel, dopo aver debuttato con la Toro Rosso conquistando un clamoroso primo posto al GP d'Italia del 2008, con la Red Bull ha vinto quattro titoli iridati tagliando per primo il traguardo in 38 occasioni tra il 2009 e il 2013. Trasferitosi alla Ferrari nel 2015, ha alzato la coppa del primo classificato per 14 volte risultando vice campione del mondo nel 2017 e 2018. Lasciata la Ferrari, Vettel è ora alla Aston Martin-Mercedes per avviare una nuova avventura.

Daniel Ricciardo, con la Red Bull aveva ottenuto sette successi tra il 2014 e il 2018, finché non ha deciso di salutare Marko e compagnia bella suscitando un certo scalpore. Le successive due stagioni in Renault non sono state soddisfacenti e anche questa prima annata in McLaren è stata attraversata da difficoltà di adattamento alla MCL35M. Ma ecco che a Monza, Ricciardo ha disegnato un weekend sensazionale scacciando i fantasmi che da qualche mese gravavano sulle sue spalle e tornando alla vittoria in GP, togliendosi così la maledizione degli ex piloti Red Bull.

Che Carlos Sainz, per esempio, non è ancora riuscito a sconfiggere. Lo spagnolo ha corso per la Toro Rosso tra il 2015 e la metà del 2017, poi stufo del trattamento ricevuto, ha scelto la Renault, tra il 2017 e il 2018, poi la McLaren nel 2019-2020 e infine il passaggio alla Ferrari di quest'anno. Ma ancora nessuna vittoria per lui.



Vettel, Ricciardo, Sainz, sono i piloti ex Red Bull che sono riusciti a costruire una propria carriera importante e duratura al di fuori dalle "grinfie" di Marko e anche di Christian Horner. I quali non hanno certo mancato di criticarli aspramente per la scelta di abbandonare chi li aveva allevati fin da giovanissimi. Ma se poi non gli dai spazio... Tra questi va annoverato il nostro Vitantonio Liuzzi che con la Red Bull ha debuttato in F1 nel 2005 (il primo anno del team di Mateschitz) partecipando a 4 gare, poi un 2006 e un 2007 pieni in Toro Rosso (nella foto sopra), Alla fine di quell'anno, l'addio a Marko, ma Liuzzi è rientrato in F1 nel finale del 2009 con la Force India rimanendovi nel 2010 e passando poi in HRT nel 2011. Ma la sua carriera nel Mondiale si è fermata lì.

Agli albori dell'ingresso Red Bull in F1, c'era un giovane austriaco di belle promesse, Christian Klien, in fretta abbandonato dopo la stagione 2006, conclusa anzi tempo. Klien lo si è rivisto in F1 nel 2010 con la derelitta HRT con cui ha partecipato a tre corse. Tre GP nel 2006, al posto di Klien, li fece Robert Doornbos, poi svanito dai radar Red Bull. Nel 2006-2007 è stato anche il turno di Scott Speed, che dopo una bella litigata con Franz Tost, team principal Toro Rosso, è stato licenziato. In F1 non ha trovato più un sedile.

Mentre nel team principale Red Bull si faceva esperienza con due nomi come David Coulthard e Mark Webber, che non erano stati parte di alcun programma Junior del gruppo, in Toro Rosso nel 2008 è approdato Sebastien Bourdais, non un pilota di primo pelo avendo già vinto tanto nella americana Champ Cars, ben quattro titoli tra il 2004 e il 2007. Marko non se l'è fatto scappare, ma dopo un anno e mezzo il rapporto è finito e Bourdais è dovuto tornare in USA.



Altri due nomi portati al debutto con la Toro Rosso nel 2009 sono stati quelli di Sebastien Buemi e Jaime Alguersuari, nella foto sopra. Di loro si è sempre detto un gran bene, ma nessuno dei due è mai stato promosso nel team maggiore e non hanno trovato posto in nessuna altra squadra di F1. Lo svizzero ha disputato le stagioni 2009-2010-2011, poi addio Mondiale, ma è rimasto per diversi anni il tester del gruppo Red Bull trovando sfogo e vittorie nel Mondiale Endurance con la Toyota e in Formula E. Alguersuari invece, ha partecipato a metà campionato 2009, poi 2010-2011, dopo di che il nulla. 

La stagione 2012 ha segnato il debutto col team di Faenza di Ricciardo, di cui abbiamo parlato sopra, e di Jean-Eric Vergne. Quest'ultimo dopo tre anni in Toro Rosso, ha trovato tutte le porte di Marko chiuse e nessun sedile da altre parti. Ha recuperato un posto in Ferrari come pilota di sviluppo al simulatore per un breve periodo, ma la giusta via è arrivata in Formula E dove ha vinto due campionati, e nel Mondiale Endurance. Ma il rammarico per come è finita la sua carriera in F1 è stato notevole.

Il 2014 ha visto il debutto con Toro Rosso di Daniil Kvyat, il quale ha soffiato all'ultimo il sedile ad Antonio Felix Da Costa, poi pilota DTM e campione Formula E. Per il portoghese fu un durissimo colpo da assorbire. Per il russo invece, l'avvio di una carriera che pareva trionfale, dopo il veloce passaggio in Red Bull al posto di Vettel e al fianco di Ricciardo, ma a metà 2016 è stato defenestrato per l'arrivo di Max Verstappen, apparso in Toro Rosso nel 2015. L'odissea di Kvyat è ormai leggendaria. Retrocesso in Toro Rosso prima del GP di Spagna 2016, vi è rimasto nel 2017, ma prima della conclusione del campionato è stato lasciato libero, entrando in Ferrari come pilota di sviluppo. Nel 2019 è stato richiamato in Toro Rosso dove è rimasto fino al 2020. Poi, di nuovo ciao ciao. Ora è tester Alpine.



Nel frattempo, in Toro Rosso era giunto Sainz, per lui gli anni 2015-2016 e metà 2017, come spiegato sopra. A Faenza è poi arrivato Pierre Gasly con una vecchia conoscenza di Marko, Brendon Hartley, che era stato bocciato anni prima. Il francese ha ricevuto i gradi per accedere in Red Bull, ma è durato otto mesi. Tornato in Toro Rosso, è riuscito a vincere (come Vettel) un GP con l'Alpha Tauri, il nuovo nome del team di Faenza, a Monza. Ed ora è ancora con la squadra numero 2 di Marko. Hartley, nella foto sopra, ha avuto vita breve in F1: quattro GP nel 2017, una stagione piena nel 2018. Poi, il ritorno nel Mondiale Endurance.

Nel 2019 è stato il turno di Alexander Albon firmare per la Toro Rosso. Dopo appena 12 gare, la promozione in Red Bull al posto di Gasly, a sua volta tornato in Toro Rosso. Albon è stato confermato dalla Red Bull per il 2020 ed è riuscito a portare a termine la stagione nonostante ad ogni GP si parlasse di una sua sostituzione. A fine anno però, è stato messo a piedi, pilota di riserva, un volante nel DTM per il 2021. Il volubile Marko ci ha ripensato e gli pagherà nel 2022 il sedile alla Williams. L'ultimo giovanotto entrato nel tritacarne Alpha Tauri è Yuki Tsunoda, primo giapponese della famiglia Mateschitz. Per ora ha strappato la conferma per il 2022, poi si vedrà da che parte tira il vento. Intanto nel team principale è stato ingaggiato un esterno esperto, Sergio Perez che rimarrà anche nel 2022.