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6 Giu 2019 [13:04]

Binotto parla di tutto: presente,
futuro, gomme, piloti, Arrivabene...

In una bella e lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport nel suo ufficio di Maranello, prima di partire per Montreal, il team principal Mattia Binotto si è aperto parlando del presente e del futuro della Ferrari oltre che di se stesso:
"Sono entrato nel 1995 da neolaureato, come tanti giovani che oggi stiamo assumendo e che daranno linfa vitale alla Ferrari con le loro idee. Non credo di essere cambiato passando da direttore tecnico a team principal. Se hai una certa visione e un modo di esercitare la leadership, li conservi anche nel nuovo ruolo. Ma ho capito di dovere dedicare più attenzione al dopodomani, per farci trovare pronti alle sfide del futuro. Ho dovuto spendere tempo e identificare persone che mi aiutassero. Non è vero che ho due ruoli o che faccio tutto io».

«Da gennaio ci siamo riorganizzati. Non c’è più la famosa struttura orizzontale in senso classico. Abbiamo individuato 4 o 5 figure diventate i miei punti di riferimento nelle varie aree. Mi sono utili per filtrare le informazioni e pensare al futuro di cui parlavo: il 2021 è dietro l’angolo con nuovi regolamenti, auto che potrebbero essere radicalmente diverse e il budget cap (tetto ai costi; n.d.r.) che ci costringerà a rivedere i processi produttivi. Chi sono? Non mi piace nominarli perché sono importanti anche tutti gli altri. Laurent Mekies, che vedete ai GP, è responsabile di tutta l’attività in pista. Gli altri li conoscete già (Cardile per il progetto vettura, Gualtieri per la power unit; n.d.r.). Non c’è alcuna anarchia».
 
Sulla attuale stagione, Binotto spiega: «Aspetterei fine anno per fare un bilancio, perché potrebbe essere molto diverso da quello delle prime sei gare. Abbiamo cominciato la stagione come avevamo finito la precedente, non peggio. Nella seconda parte del 2018 la nostra vettura non era competitiva quanto la Mercedes. E forse ora paghiamo il ritardo accumulato. Ma i risultati e la classifica attuale sono severi per la Ferrari. In Bahrain poteva esserci una doppietta e anche a Baku un risultato diverso. L’obiettivo resta arrivare davanti a tutti. I punti deboli sono più di uno. Il nostro progetto si adatta male alle gomme di quest’anno, cambiate parecchio. Nel 2018 bisognava evitare di surriscaldarle, adesso la difficoltà è mandarle in temperatura. A Monaco, con le mescole più morbide, si faceva un buon tempo anche dopo 10 giri. Mentre di solito le prestazioni duravano un giro. Queste gomme sono diverse anche nella costruzione, non solo nel battistrada, ma è vero che l’anno scorso non abbiamo colto tutte le esigenze legate agli pneumatici 2019. Negli ultimi test di dicembre ad Abu Dhabi erano quasi definitivi, ma a quel punto la SF90 era già stata deliberata. In ogni caso non voglio giudicare se abbiano favorito i nostri rivali».

Per quanto riguarda l'aerodinamica, Binotto ha una sua idea ben precisa: «L’aerodinamica è sempre una coperta corta. Progetti un’auto che abbia carico a basse o ad alte velocità, poi compensi con la parte meccanica. Noi ci troviamo bene su piste con una sola tipologia di curve e assetto. Baku è un esempio: tutte le curve si affrontano più o meno alla stessa velocità. Il Montmelò invece è l’opposto. Se le gomme non si riscaldano, manca grip meccanico e aumenta il sottosterzo. L’auto scivola, le gomme si usurano di più sul battistrada e si raffreddano, amplificando il problema. Un circolo vizioso. Ecco perché su alcune piste i distacchi possono essere ampi».

Due parole per la Mercedes: «Loro sono forti a livello tecnico e di processi. Ma io preferisco il confronto con la Ferrari del 1996/1997, una squadra in crescita, con basi solide. Anche noi siamo un team giovane nei ruoli. E c’è tanta fame. Vedo molte analogie con allora per visione, voglia di fare, passione e talento che vi ritrovo. Anch’io sono dispiaciuto per l’inizio di stagione, ma dobbiamo continuare a credere nella rossa. So che stiamo chiedendo molto ai nostri tifosi, che meritano grandi gioie, ma oggi più che mai abbiamo bisogno della loro pazienza e del loro supporto».
 
Bocciata l'idea di tornare a ingaggiare ingegneri al top e di realizzare una SF90 B per il 2019, Binotto parla anche dei piloti:  «In Vettel vedo un pilota sereno e con voglia di guidare. Tolto l’episodio del Bahrain, che ci può stare quando si lotta ruota a ruota (con Hamilton; n.d.r.), è stato un Sebastian più solido. Sono contento di lui. Vettel un ragioniere? Niki Lauda era ragioniere, no? L’esperienza ti porta a questo. Forse Seb l’anno scorso ha capito che se l’auto non può andare oltre il 5° posto, allora si porta a casa il 5° posto. Charles è un combattente. A Baku ha commesso un errore e a Montecarlo serviva più pazienza, anche se non era facile partire dietro con la Ferrari nella gara di casa. Si sta impegnando con gli ingegneri. Ha voglia di emergere e consapevolezza dei propri mezzi. Mi aspetto molto da lui nelle prossime gare».
 
Binotto ricorda Sergio Marchionne e parla di Maurizio Arrivabene: «Era una figura molto presente, una guida, un motivatore. La sua scomparsa improvvisa, la scorsa estate, ha lasciato un vuoto inevitabile. Ci sono state alcune gare in cui la squadra ha accusato il colpo. Poi ci siamo riorganizzati come azienda. E oggi Camilleri, pur con uno stile diverso, è una figura di leader altrettanto forte. Con Arrivabene i rapporti sono buoni sotto il profilo personale. Ci confrontavamo anche sul mio e il suo futuro. Non c’erano litigi o silenzi. L'avvicendamento? C’era la volontà dell’azienda di investire sul futuro guardando avanti. La sua sfuriata contro la squadra a Suzuka? Abbiamo sicuramente visioni diverse».
 
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