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27 Gen [12:05]

Briatore assolto dopo 12 anni
L'intervista concessa a Repubblica

Ci sono voluti 12 anni. Dodici anni per poi arrivare a ribaltare una sentenza che vedeva Flavio Briatore condannato per utilizzo improprio dello yach Force Blue. Il fatto non sussiste, ha decretato la Corte d'Appello. E' lo stesso ex team manager di F1 a raccontare a Repubblica l'odissea che ha vissuto.
 
Cosa accadde esattamente?
"Che arrivarono 18 finanzieri e presero tutto. Per carità ce li aveva mandati il pm, non erano venuti di iniziativa loro, ma insomma fu una specie di blitz militare. In 18. Sulla barca c'era l'equipaggio, mia moglie e mio figlio che allora aveva un anno. Furono abbastanza gentili, ma li fecero sbarcare, li tirarono giù senza troppe spiegazioni. Per Elisabetta che aveva il bimbo piccolo fu un trauma. Anche perché nessuno sapeva che cosa era successo".

E quando lo capiste?
"Molto tempo dopo. Prima però arrivò lo sputtanamento. Sono un personaggio noto in tutto il mondo. La cosa finì immediatamente su Sky News, sulla tv francese su quella spagnola. Io faccio business a livello internazionale. Non avete idea del danno di immagine".

 Pensa che questa sua notorietà abbia pesato nella vicenda?
"Io credo che ci sia stato un accanimento, sì. Tutto questo è successo perché mi chiamo Flavio Briatore. Gli stessi documenti in base ai quali siamo stati dichiarati innocenti ieri ce li avevano anche i pm che allora ci sbarcarono e ci accusarono. Perché li hanno valutati diversamente?"

Perché?
"Perché i pm in Italia non cercano la verità: ti vogliono condannare e basta. E più sei famoso e più ti vogliono condannare. Siamo sinceri: questo per il tribunale di Genova era il processo del secolo. Quando gli ricapita! Ci hanno campato dodici anni".


Diciamo che il processo del secolo, per quella città, è legato alla tragedia del Ponte Morandi, non al suo yacht. Ma alla fine qual è la verità sul Force Blue?
"Che era una barca commerciale, faceva charter, produceva 8 milioni di euro l'anno. Era semplicemente un investimento che avevo fatto. Potevo comprare un hotel o un ristorante e invece ho deciso di comprare una nave commerciale. Poi a volte l'affittavo io stesso con la mia famiglia per fare le vacanze o viaggi di rappresentanza, e in quei casi non mi facevo nemmeno lo sconto: 200mila euro a settimana. Come tutti gli altri clienti. La barca lavorava tanto e bene. Ed è proprio questo che mi fa impazzire".

Perché?
"Perché ha continuato a lavorare tanto e bene anche dopo il sequestro, sotto il custode giudiziario. Me lo ricordo, si chiamava Cipriani".

Come i suoi ristoranti?
"Sì. Una coincidenza. Dopo 6 o 7 anni questo Cipriani, messo da loro, viene indagato e sostituito da un altro custode. Con quest'ultimo cambia la musica, e nel 2021 decidono di vendere la barca. Io mi oppongo, il giudice mi dà pure ragione, ma lui, il custode, se ne frega. Indice l'asta due settimane prima del processo in Cassazione. E vende il Force Blue, che valeva 22 milioni, per 7,5 milioni. Una svendita. Solo per sfregio nei miei confronti. Avevo anche proposto di ripagare i debiti che il custode aveva creato. Gli avevo mandato 500 mila euro, ma lui non li ha voluti. Dovevo essere punito, umiliato".

Perché?
"Perché l'Italia non perdona chi ha successo".

È questa la morale della storia?
"Sì, ma non solo. C'è anche una riflessione sulla giustizia da fare. Oggi potremmo dire che la giustizia ha trionfato. Ma siamo sicuri che 12 anni di come quelli che ho subito non siano in realtà una condanna già scontata? Siamo sicuri di poter chiamare giustizia un sistema di norme e persone che obbliga un innocente a convivere con un incubo per 12 anni? Io sono un imprenditore e sono stato messo in black list dalle banche. Se non avessi avuto le spalle larghe sarei morto".

Adesso farà causa? Vuole il risarcimento danni?
"Prendo il ristoro, cioè mi danno i 7,5 milioni della vendita. Ma i 15 milioni di differenza col valore reale del Force Blue sono persi per sempre".

Lei dice che l'Italia è un Paese che odia chi ha successo. Perché?
"Perché è un Paese in mano alla politica, di cui la magistratura è parte, e la politica ci vuole tutti uguali, possibilmente col reddito di cittadinanza o al massimo un impiego statale, zitti e muti mentre loro, i politici fanno di tutto".