21 Giu 2005 [16:16]
Causata da una ripicca politica
la farsa del GP degli Stati Uniti?
di Massimo Costa
Sono ormai trascorse 48 ore dal giorno più nefasto che la F.1 abbia mai vissuto nell'ultimo decennio. Perdita di credibilità, danno di immagine, pubblico oltraggiato, sponsor arrabbiati, sicurezza salvaguardata, regole rispettate. Tutto questo è accaduto a Indianapolis. A mente fredda si ragiona meglio, l'emotività del momento spesso gioca brutti scherzi. La conclusione, che può apparire beffarda, è che una soluzione per salvare il GP degli Stati Uniti, con tutti i suoi iscritti al via, non c'era. Impossibile cambiare le regole per fare comodo a un costruttore, la Michelin, e ai team che fornisce, perché questi si è accorto di avere realizzato un prodotto fallato. La FIA non ha ceduto di un millimetro alla proposta di istituire una chicane nell'ultima curva. Non per ripicca, ma perché nel prossimo GP magari la Ferrari si accorge che in una certa curva la gomma posteriore destra, Bridgestone, ha una reazione anomala che la penalizza. E allora che succede? Si mette una chicane per venire incontro alle esigenze del costruttore giapponese? No, la chicane non andava fatta a Indianapolis, anche se poteva sembrare la migliore cura: i team Michelin non avrebbero preso punti, le bandiere gialle fisse esposte avrebbero impedito sorpassi in quella zona evitando così possibili contatti e incidenti. Si sarebbe salvaguardato lo spettacolo per il pubblico e i telespettatori. Ma non si poteva, il precedente che si andava a creare era troppo pericoloso. Si poteva percorrere la via della riduzione di velocità nella curva, come aveva sottolineato Jean Todt, per quelle monoposto in crisi con le gomme Michelin. Ma pensate che un Alonso o un Raikkonen, in piena bagarre, avessero alzato il piede? Conoscendo come ragionano i piloti, proprio no. Basta vedere quel che è accaduto al Nurburgring quando Raikkonen, pur osservando la gomma anteriore destra che si deformava, ha continuato a spingere forte come nulla fosse e la conseguenza è stato il cedimento della sospensione con relativo botto.
Si poteva pensare di annullare il GP il sabato sera. Gli spettatori sarebbero così stati avvisati per tempo. Ma la FIA non può cancellare una gara per un errore tecnico di un costruttore di pneumatici che coinvolge quattordici monoposto? Le rimanenti sei hanno il diritto sportivo di correre non avendo loro alcun inconveniente. E poi si torna al solito discorso: la prossima volta che tocca alla Bridgestone registrare una noia sulle gomme si annulla una corsa? E le altre quattordici?
Dunque, nell'immediato non c'era soluzione e la FIA ha fatto il suo dovere. Il problema allora è a monte, a quei regolamenti che costringono i team a non cambiare le gomme scelte al sabato, regole che ingabbiano, che non consentono rapide alternative. E all'esasperato confronto tecnico tra Bridgestone e Michelin. I giapponesi non hanno mancato di far sapere che loro prima delle prestazioni badano alla sicurezza, a differenza dei francesi che hanno spinto oltre il limite la ricerca sulle loro gomme.
Insomma, una soluzione non la si è trovata perché non c'era. Anche se un dubbio affiora: Todt ha detto che i team potevano intervenire sulle pressioni degli pneumatici per evitare il ripetersi del cedimento che ha causato le uscite di Ralf Schumacher e Zonta nelle prove libere. I team Michelin però hanno bocciato tale soluzione perché non fattibile, perché le loro monoposto non sarebbero state competitive. Ma se Briatore and company erano disposti a non prendere punti a Indy pur di mettere la chicane, perché temevano la mancanza di prestazionalità delle loro vetture? Volevano comunque tentare di vincere il GP per poi lasciare i punti a Ferrari, Jordan e Minardi? Sempre che le Rosse non si fossero comunque aggiudicate la gara.
Viene quasi da pensare a una voluta spaccatura, comunque già esistente, tra la FIA, con la Ferrari, e gli altri nove team. La differenza di opinioni sul numero dei giorni di test liberi, la Ferrari che esce dalla GPWC e rifirma in segreto con la FIA, questi i grandi temi che hanno diviso il paddock. Ecco, è quasi sembrato che i nove team abbiano voluto dire questo: FIA e Ferrari, andate sempre a braccetto? Ecco quello che è la F.1 senza di noi.