Michele Montesano - XPB Images
Per un solo vincitore, si contrappongono sempre doversi sconfitti. La 24 Ore di Le Mans non fa eccezione a questa regola dello sport. Così se Ferrari è salita, per il terzo anno consecutivo, sul gradino più alto del podio della celebre maratona francese, Toyota e Porsche hanno vissuto nuovamente una gara all’ombra della scuderia del Cavallino Rampante.
Per la Casa tedesca la sensazione è quella di aver fatto tutto alla perfezione senza, però, riuscire a centrare il successo. La 963 LMDh del Porsche Penske Motorsport, condotta da Kévin Estre, Laurens Vanthoor e Matt Campbell, ha chiuso in seconda posizione alle spalle della Ferrari dei vincitori Robert Kubica, Yifei Ye e Phil Hanson. Una gara tutta in rimonta, perché il terzetto è scattato dall’ultimo posto dello schieramento delle Hypercar, dopo che la vettura è stata squalificata al termine della qualifica perché trovata sottopeso.
Tutto il team Penske si è reso protagonista di una gara perfetta in cui ha cercato di spremere il potenziale della vettura ma ciò non si è rivelato sufficiente. Estre, dopo aver tagliato il traguardo, ha ammesso: “Abbiamo dato il massimo. Ma non credo fossimo abbastanza forti e il passo gara era inferiore rispetto a quello dei primi. Il secondo posto è comunque un ottimo risultato, ci siamo infilati tra le Ferrari però non è ciò che volevamo”.
Il podio porta certamente soddisfazione per un equipaggio che non ha commesso alcun errore, ha gestito al meglio il traffico, ha ottimizzato ogni pit-stop e ha portato la vettura al traguardo senza guasti, migliorando il quarto posto dell’anno precedente. Tuttavia il sapore è agrodolce. Vanthoor ha sottolineato come la squadra avesse eseguito una gara perfetta, ma lottare contro una Ferrari superiore in ogni frangente di gara si è rivelato impossibile. “Non abbiamo mai sbagliato nulla, non abbiamo avuto contatti, preso penalità e commesso errori nei pit-stop – ha spiegato il belga – una gara perfetta che però ci ha visto arrivare secondi, il che è parecchio frustrante”.
La 963 LMDh numero 6 ha mostrato un passo gara che l’ha portata ad essere costantemente vicina alle Ferrari, ma mai realmente in grado di impensierirle. Vanthoor, Estre e Campbell hanno mantenuto un ritmo medio appena tre decimi superiore rispetto alla Ferrari di testa, ma quando si è trattato di attaccare è mancato qualcosa. Eppure, Porsche ha giocato ogni carta possibile: grazie a un BoP leggermente favorevole, le 963 LMDh hanno beneficiato di più energia per stint e hanno potuto costruire una strategia basata su stint più lunghi e una sosta in meno.
Campbell ha ammesso: “Abbiamo fatto tutto il possibile per massimizzare il nostro pacchetto mettendo sotto pressione le due Ferrari ufficiali. Perché entrambe le 499P facevano molta fatica con il triplo stint nelle ore più calde della giornata. Noi, invece, abbiamo fatto sempre il doppio stint cercando di spingere il più possibile e di ottenere il massimo dalle gomme”.
Thomas Laudenbach, Vicepresidente di Porsche Motorsport, ha evidenziato il grande lavoro del team, parlando di una gara quasi perfetta. Anche Jonathan Diuguid, responsabile del programma LMDh, ha sottolineato la rapidità del team e la strategia messa in atto, che ha speso tre minuti in meno in pit-lane rispetto alla Ferrari vincitrice, ma ciò non è stato sufficiente.
Se Porsche ha chiuso con l’amarezza di chi sa di aver fatto tutto il possibile, Toyota si è trovata invece a lottare in una gara che, per sua stessa ammissione, non avrebbe mai potuto vincere. Lontani da ogni possibilità concreta di salire sul podio, i giapponesi hanno concluso con il peggior risultato a Le Mans dal 2017. Quinta la GR010 Hybrid di Kamui Kobayashi, Mike Conway e Nyck De Vries, mentre la gemella del terzetto composto da Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa è sprofondata in quattordicesima posizione dopo un problema alla ruota anteriore sinistra mal fissata.
David Floury, direttore tecnico di Toyota Gazoo Racing, non ha nascosto il proprio disappunto, puntando il dito – seppur indirettamente – sul Balance of Performance: “Sapevamo chi sarebbe stato in testa. Avevo già detto chi era il favorito, non mi sbagliavo. Non c'è da stupirsi, è la stessa cosa ogni anno. Si è assistito a una gara a due classi, una con le auto che raggiungevano la velocità massima e una con quelle che non ci riuscivano. Purtroppo ci siamo ritrovati in seconda classe con Cadillac e Aston Martin”.
Le classifiche della velocità massima parlano chiaro. Con 342,3 km/h, Toyota è stata la più lenta in rettilineo insieme ad Aston Martin, distante ben 6,7 km/h dalla Ferrari al vertice della classifica con 349 km/h. Un distacco che, su un circuito come Le Mans, si traduce in decimi preziosi ad ogni giro. “Non siamo mai stati veramente in grado di lottare – ha aggiunto Floury – la vettura numeri 8 ha fatto un'ottima gara. Non abbiamo commesso errori montando le gomme morbide la notte e prendendo anche il comando. Poi domenica mattina non abbiamo avuto possibilità di lottare per la vittoria”.
La corsa della GR010 Hybrid, affidata a Buemi, Hartley e Hirakawa, è stata condotta con intelligenza e solidità fino al problema tecnico che ha compromesso il risultato finale. Meno lineare il cammino dell’altra Toyota, colpita da un incidente già al primo giro che ha danneggiato la carrozzeria e costretto l’equipaggio, Conway, Kobayashi e de Vries, a correre con una macchina meno competitiva. Eppure, anche in questo caso, il team ha portato a casa il massimo possibile, venendo poi promosso al quinto posto dopo la squalifica della Ferrari 499P numero 50.
Sebbene non detto esplicitamente dalle due Case, la 24 Ore di Le Mans 2025 ha confermato come il BoP possa essere un’arma a doppio taglio per il FIA WEC. Ricordiamo che, a differenza delle altre prove del FIA WEC dove il Balance of Performance viene modificato in base al risultato ottenuto nelle gare precedenti, la maratona francese faceva storia a sé riguardo i parametri assegnati alle singole Hypercar. In un circuito come quello de La Sarthe, fatto di lunghi rettilinei, si è così notato uno squilibrio eccessivo tra le vetture presenti in pista. La speranza è che già nella prossima 6 Ore di Interlagos possa tornare un maggior livellamento di prestazioni.